Scrivere è una pratica che non ammette bugie. È quasi una religione, più che un mestiere. Se non sei in pace con te stesso si blocca - e...
Il Madagascar e ciò che è diverso
Scrivere è una pratica che non ammette bugie.
È quasi una religione, più che un mestiere. Se non sei in pace con te stesso si blocca - e sarei in cerca di metafore più fini, ma mi viene in mente solo l'intestino. Ma poi c'è qualcuno che dice che del resto le crisi sono anche opportunità, che vengono per portare un po' di svolte - si tratta solo di buttarsi, trattenere il fiato, pigiare il pulsante "reset" e trovare la voglia di ricostruire ciò che andava inevitabilmente estirpato.
E la mia non è veramente un'assenza di cose da dire - è più un non saper come dirle. È più una ricerca di una voce nuova per dirle, perché sono cose nuove e la voce vecchia ormai stona un po', è scordata. È uno studio meticoloso, un'analisi SWOT di ciò che ci si aspetta che dovrei essere adesso: e la valutazione non è tanto il volerlo diventare oppure no, quanto il come diventarlo - in che modo ciò che già sono possa aiutarmi a diventarlo, quali mie caratteristiche possono essere rielaborate come punti di forza in questo nuovo panorama.
E poi, in mezzo a tutto questo, c'è la vita - c'è l'entropia.
C'è la maledizione del caos, delle coperte sempre troppo corte, di quell'unica tessera di domino su cui inciampi e che va a far crollare tutto il castello.
E, a quel punto, sono lecite anche le fughe.
La dea Izchel se ne sta lì, in ginocchio, davanti al mare turchese dei Caraibi - i palmi delle mani girati verso l'alto, i seni sodi...
Isla Mujeres - dee, iguane e pic nic al cimitero
La dea Izchel se ne sta lì, in ginocchio, davanti al mare turchese dei Caraibi - i palmi delle mani girati verso l'alto, i seni sodi, protesi al vento.
L'anno era il 2010. Il mese aprile, probabilmente. Sul giorno, di conseguenza, non sono in grado di dare indicazioni. La sera è tie...
Trieste e le aspettative
L'anno era il 2010. Il mese aprile, probabilmente. Sul giorno, di conseguenza, non sono in grado di dare indicazioni.
La sera è tiepida, piazza Unità d'Italia illuminata. E' come se indossasse un abito di gala, fatto del velluto buio della notte, scuro, suadente, tempestato di luci calde e preziose, che si sfumano nei suoi anfratti, che arricchiscono i suoi dettagli di un chiaroscuro espressivo.
Di là, al fondo, oltre alla strada, alla fine di quei gradini che scendono e si perdono nel mistero, ci deve essere il mare. Il mare di notte si indovina - è fatto di fruscii e profumi, il resto sono suggestioni.
"Ti va di fare una passeggiata o preferisci andare in albergo a riposarti?"
Mi andrebbe, in realtà.
Ma è il mio accompagnatore che non mi va. Sorride sotto agli occhiali e al naso camuso, mentre si alliscia i capelli impomatati. La giacca gli tira sulla pancia. E' gentile, ma logorroico. Sono nove ore che cerca di rendersi interessante, senza sosta. Io ormai ci ho rinunciato da tempo.
Sono qui per lavoro - per fare un colloquio, in realtà.
Le modalità d'ingaggio delle società di consulenza in body rental ricordano le audizioni per i programmi tv. Solo che non devi dire che sai cantare e ballare, ma che sai programmare in Java e usare Oracle. E soprattutto che cerchi occasioni di crescita per uscire dalla tua zona di comfort e sei portata per il lavoro in team.
Abbiamo cenato a base di pesce, ma non ricordo che cosa.
Vedo un'ombra agitarsi sotto una macchina parcheggiata di fianco al marciapiede. L'ombra si trasforma in una coda glabra e coriacea: è un grosso topo.
"Tornerei in albergo, grazie".
Che leggere e viaggiare siano metafore interconnesse l'uno dell'altro non l'ho scritto soltanto io più di una volta, ma è un ...
Guernsey: leggere, viaggiare, cercare
Che leggere e viaggiare siano metafore interconnesse l'uno dell'altro non l'ho scritto soltanto io più di una volta, ma è un leit-motiv che ha inventato Sant'Agostino, dicendo che chi non viaggia legge soltanto una pagina del libro della vita - e che va avanti dai suoi tempi.
Quello che posso aggiungere è che l'altra cosa che leggere e viaggiare hanno in comune è lo scopo, il motivo per cui si intraprende il percorso scelto - che sia fra parole di carta o seduti su un aereo che attraversa l'oceano.
C'è chi fa entrambe le cose semplicemente per divertirsi - ed è una cosa buona e giusta. E credo che sia questa la discriminante per l'annosa questione fra quale sia la differenza tra chi è turista e chi è viaggiatore: lo scopo del turista è il divertimento - e immagino che ci siano anche turisti della letteratura.
Il viaggiatore no.
Il viaggiatore cerca altro.
Il viaggiatore, fondamentalmente, cerca risposte, cerca domande. Cerca pezzi di sé.
Nei viaggi e nei libri.
Se trascorri molto tempo a fare cose che ti piacciono, prima o poi giungi sempre a qualche conclusione. A me ad esempio piace visitare ...
L'Abbazia di Staffarda e perché i gatti amano le chiese
Se trascorri molto tempo a fare cose che ti piacciono, prima o poi giungi sempre a qualche conclusione.
A me ad esempio piace visitare abbazie e cattedrali medievali - non so bene se sia perché ho letto troppe volte Il Nome della Rosa ad un'età in cui la gente normale, di solito, si diverte in altri modi, o se perché una delle mie vite precedenti l'ho trascorsa in un posto così. Forse ero un monaco amanuense - o una vivandiera accusata di stregoneria perché voleva imparare a leggere; ma adesso non ha molta importanza.
Quello che volevo dire è che sono giunta ad una conclusione anche per quanto riguarda le abbazie medievali.
E cioè che ogni abbazia che si rispetti dovrebbe avere le seguenti cose:
1) un gatto come custode (o più di uno);
2) dei pipistrelli;
3) una leggenda.
L'Abbazia di Staffarda, che si trova vicino a Saluzzo, in provincia di Cuneo, rispetta tutte queste regole - e adesso ve le racconto.
Tempo fa qualcuno mi aveva chiesto se credessi o meno nella serendipità - scoperte felici che avvengono per puro caso, mentre stai cerca...
La serendipità di Treviso
Tempo fa qualcuno mi aveva chiesto se credessi o meno nella serendipità - scoperte felici che avvengono per puro caso, mentre stai cercando altro.
Io penso che la questione non sia crederci o meno - la questione è che ti capiti o no.
La mia serendipità più recente è stata in un weekend a Venezia: dicono che sia una caratteristica di tutti gli introversi, quella di voler avere sempre tutto sotto controllo e di pianificare le cose con largo anticipo - non lo so, però di sicuro mia lo è. Ma la serendipità serve appunto a dimostrare che, anche quando i piani saltano e ti sembra di essere stata sfortunata, non sempre è così.
Perché, del resto, ci sono cose che puoi controllare - e altre che, comunque, anche se non puoi controllare, ti permettono di arginarne gli effetti negativi con le giuste precauzioni. Il maltempo, ad esempio - che per quel weekend avevo previsto e tamponato, con ombrelli e giacche pesanti. Poi ce ne sono altre che ti scordi di controllare, e che, magari, anche se avessi controllato, non avresti comunque saputo bene come gestire.
L'acqua alta a Venezia - tanto per dirne una.
La mia serendipità, quindi, è stato il primo treno che andasse altrove.
La mia serendipità è stata Treviso.
Il mare è un amore universale. Lo è, alla fine, perché ha diverse, quasi infinite declinazioni: è fatto di superfici, luminose e ridenti...
Le alghe di Playa Maroma e il lato positivo
Il mare è un amore universale.
Lo è, alla fine, perché ha diverse, quasi infinite declinazioni: è fatto di superfici, luminose e ridenti, ed è fatto di profondità, di segreti insondabili, di libertà selvaggia e di paura.
Quello che mi piace del mare è questa contraddizione: quella di darti l'impressione di essere fatto di misteri incomprensibili, e al tempo stesso di piaceri semplici - la sabbia umida sotto ai piedi, la danza eterna delle onde, che scappano e poi tornano, e di tanto in tanto ti regalano qualcosa; il vento fra i capelli, il sale sulle labbra, il colore azzurro, diverso eppure uguale a quello del cielo.
Cose di cui ci si dimentica quando si è lontani.
Cose che sono come una terapia, quasi una specie di anestetico - qualcosa che culla i pensieri, che disinfetta le ferite: non li fa sparire, li zittisce solo, per qualche attimo.
Il ghiaccio a me fa venire in mente alcune fiabe che leggevo da bambina. Intendo distese di ghiaccio, paesaggi fatti solo di bianco e di...
Jokursalon, il regno dei ghiacci
Il ghiaccio a me fa venire in mente alcune fiabe che leggevo da bambina.
Intendo distese di ghiaccio, paesaggi fatti solo di bianco e di cristalli freddi, ovviamente - non ghiaccio a cubetti per le bibite o quello che ci si mette su un ginocchio sbucciato.
Mi viene in mente la Regina delle Nevi, che adesso si chiama Elsa di Frozen - e sono ben contenta che qualcuno abbia deciso di raccontare la sua versione della storia, perché i cattivi spesso sono solo quelli che non hanno potuto spiegare il loro punto di vista, o che sono meno bravi nel marketing.
E anche perché, crescendo, anche io ho poi scoperto di avere questo super potere di congelare - solo che non ho mai capito a cosa servisse davvero, dato che serve per allontanare cose superflue, ma a volte finisce per allontanare anche tutto il resto, anche quello che non vorresti allontanare.
Ci sono posti in cui sai già che prima o poi dovrai tornare. Non subito; perché lo vorresti anche, ma alla fine la vita scivola sempre v...
Saint-Malo e i tramonti in regalo
Ci sono posti in cui sai già che prima o poi dovrai tornare.
Non subito; perché lo vorresti anche, ma alla fine la vita scivola sempre via, le cose si rimandano, le mete si affastellano in coda - sgomitano: io, io, io - per farsi visitare e gli devi dare retta.
Ma lo sai, lo sai già che ci tornerai.
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