Scrivere è una pratica che non ammette bugie. È quasi una religione, più che un mestiere. Se non sei in pace con te stesso si blocca - e...

Il Madagascar e ciò che è diverso Il Madagascar e ciò che è diverso

settembre 2019


Scrivere è una pratica che non ammette bugie.
È quasi una religione, più che un mestiere. Se non sei in pace con te stesso si blocca - e sarei in cerca di metafore più fini, ma mi viene in mente solo l'intestino. Ma poi c'è qualcuno che dice che del resto le crisi sono anche opportunità, che vengono per portare un po' di svolte - si tratta solo di buttarsi, trattenere il fiato, pigiare il pulsante "reset" e trovare la voglia di ricostruire ciò che andava inevitabilmente estirpato.
E la mia non è veramente un'assenza di cose da dire - è più un non saper come dirle. È più una ricerca di una voce nuova per dirle, perché sono cose nuove e la voce vecchia ormai stona un po', è scordata. È uno studio meticoloso, un'analisi SWOT di ciò che ci si aspetta che dovrei essere adesso: e la valutazione non è tanto il volerlo diventare oppure no, quanto il come diventarlo - in che modo ciò che già sono possa aiutarmi a diventarlo, quali mie caratteristiche possono essere rielaborate come punti di forza in questo nuovo panorama.
E poi, in mezzo a tutto questo, c'è la vita - c'è l'entropia.
C'è la maledizione del caos, delle coperte sempre troppo corte, di quell'unica tessera di domino su cui inciampi e che va a far crollare tutto il castello.
E, a quel punto, sono lecite anche le fughe.