Buttigliera Alta  sembra un paese noioso. Si trova a metà – a metà fra Torino e le Alpi, fra la città e l’aperta campagna, fra la co...

Sant'Antonio di Ranverso, la bellezza di casa mia Sant'Antonio di Ranverso, la bellezza di casa mia

giugno 2016


Abbazia di Sant'Antonio di Ranverso, Buttigliera (To)
Buttigliera Alta sembra un paese noioso.
Si trova a metà – a metà fra Torino e le Alpi, fra la città e l’aperta campagna, fra la collina e la montagna.

Di Los Angeles  non ero curiosa. Ci siamo passate per andare a trovare la nostra amica Melissa che vive lì. Mi domando se, senza di lei,...

Somewhere, in Los Angeles Somewhere, in Los Angeles

giugno 2016


Di Los Angeles non ero curiosa.
Ci siamo passate per andare a trovare la nostra amica Melissa che vive lì. Mi domando se, senza di lei, avremmo deciso di fermarci lo stesso.
Importa davvero?

"Un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte" (A. Baricco) I saluti hanno sempre una forte...

I miei pretesti per tornare I miei pretesti per tornare

giugno 2016

"Un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro,
quando si parte"
(A. Baricco)

I saluti hanno sempre una forte nostalgia.
C'è chi dice che, quando fai un viaggio, dopo non torni mai uguale alla persona che eri prima di partire - perché hai lasciato dei pezzi di te lungo la strada e perché cammin facendo hai trovato frammenti nuovi con cui sostituirli. Perché esistono tante versioni diverse di noi stessi quanti sono i luoghi del mondo da visitare, e, se è bellissimo scoprirle, è anche un po' triste doverle lasciare.
Ed è per questo che, a volte, poi, ci ripromettiamo di tornare.
E troviamo delle scuse per poterlo fare: qualcosa che non siamo riusciti a visitare, un posto che ci siamo persi, un attrazione che non c'era ancora, un piatto da mangiare di nuovo, un panorama che non ci accontentiamo più di contemplare in foto.
Sono i sassolini che ci lasciamo dietro per poter ritrovare la strada, per sperare di rivedere quella versione di noi che già ci manca un po'.

Jenny di R ügen me ne parla da sempre. Ci ha anche abitato per un periodo, quando studiava e giocava nella squadra di pallavolo di Sassn...

Isola di Rügen, questa sconosciuta... Isola di Rügen, questa sconosciuta...

giugno 2016


Jenny di Rügen me ne parla da sempre.
Ci ha anche abitato per un periodo, quando studiava e giocava nella squadra di pallavolo di Sassnitz - e da sempre mi dice che è un posto che dovrei vedere.
L'ho anche googlata, ed ho visto fari bianchi e spiagge selvagge, con la sabbia altrettanto candida e sterpaglie altissime. 
Quindi ho deciso di concordare con Jenny, e, quando sono andata a trovarla ad Amburgo a Pasqua, le ho chiesto di portarmi a vederla.

Una volta all'anno viaggia da sola. Vai in un posto che ti chiama - e poi magari fatti deludere. Oppure fatti stupire. Fai qualche ...

Una volta all'anno viaggia da sola Una volta all'anno viaggia da sola

giugno 2016



Una volta all'anno viaggia da sola.
Vai in un posto che ti chiama - e poi magari fatti deludere. Oppure fatti stupire.
Fai qualche errore, non pianificare troppo. Gira a caso, con gli occhi bene aperti e devia dal tuo itinerario quando qualcosa ti ispira.

Perditi, anche.
Magari proprio in una zona che non c'è sull'approssimativa mappa che ti hanno regalato in albergo, e mentre il GPS del tuo telefono non funziona. Ma non farti prendere dal panico. Te la caverai. Anche se il tuo senso dell'orientamento non è fra i doni più potenti che possiedi sappi che in certi casi si mette a funzionare. Non è un miracolo, è istinto di sopravvivenza.
Impara ad usare risorse che non sapevi di avere.
Impara cose che non avresti mai pensato di imparare - ma che una parte di te, in qualche modo, sapeva già.
Impara fin dove puoi spingerti e che cosa devi evitare. Sei responsabile di te stessa, ora più che mai.

E' già passato più di un anno. Da quando sono andata a Salisburgo , ma non è solo questo. E' stato uno di quei viaggi-parentes...

Salisburgo, come un carillon Salisburgo, come un carillon

giugno 2016



E' già passato più di un anno.
Da quando sono andata a Salisburgo, ma non è solo questo.
E' stato uno di quei viaggi-parentesi, che fai quando stai per chiudere un capitolo della tua vita e cominciarne un altro - e che quindi restano emotivamente, indelebilmente associati a quel momento cuscinetto, al quel mix strano, un po' euforico, un po' nostalgico, di aspettative e malinconie.
Quando stai per lasciare qualcosa (o qualcuno), si innesca sempre questo meccanismo contorto per cui i motivi per cui lo vuoi lasciare ti sembrano sempre più sbiaditi e meno preponderanti di quelli per cui, tutto sommato, avresti anche potuto continuare. Sai che stai facendo la cosa giusta, razionalmente sei pienamente convinta che sia così - eppure qualcosa di cui sai già che sentirai la mancanza c'è sempre. E del nuovo? Beh, di ciò che ancora non si conosce, per definizione, non si sa nulla; quindi provi a far scattare un meccanismo di difesa in cui scegli di essere felice e decidi di non porti troppe domande.
O almeno ci provi.

Quando arrivano le fabbriche, il verde non c’è più.  È l’incubo ecologista del XX secolo , con l’asfalto che si spalma sull’erba bruciandol...

Il Parco Dora e la Torino post-industriale Il Parco Dora e la Torino post-industriale

giugno 2016

Quando arrivano le fabbriche, il verde non c’è più. È l’incubo ecologista del XX secolo, con l’asfalto che si spalma sull’erba bruciandola, il progresso che avanza incontenibile, quasi come un mostro di metallo e cemento che divora spietato prati e boschi – con questo suo prezzo da pagare, che consiste nel calare un filtro grigio su un paesaggio che prima era a colori.
Ma a volte, come in una piccola fantasticheria di rivincita, che forse somiglia più ad una fiaba che non alla realtà, può anche capitare che avvenga il contrario.
Il Parco Dora a Torino è un’area verde di oltre 450.000 mq, che sorge dove un tempo c’era un agglomerato di stabilimenti industriali facenti parte della galassia del settore automobilistico, che costella il capoluogo piemontese. Alcune parti delle strutture industriali sono ancora presenti, come scheletri abbandonati di dinosauri estinti, ma sono circondate dal verde, che le abbraccia e le redime, le ingentilisce – come se fossero dei giganti buoni che non usano più la loro mole per spaventare e lottare ma per far giocare i bambini.

Se mi dicevi " Malaga ", fino a poco tempo fa, mi sarebbe venuto in mente solo il gusto del gelato. Che non mi piace, tra l'...

Malaga by night (and by day) Malaga by night (and by day)

giugno 2016


Se mi dicevi "Malaga", fino a poco tempo fa, mi sarebbe venuto in mente solo il gusto del gelato. Che non mi piace, tra l'altro.
O al massimo il suo aeroporto - che ha come codice IATA AGP e mi sono sempre domandata perché. Ho sempre avuto un po' la fissa di imparare a memoria le sigle IATA degli aeroporti, e adesso lo devo anche fare per lavoro: quelli della Grecia continuo a non riuscire a ricordarmeli; quelli della Spagna sono sicuramente più facili, ma perché abbiano scelto "AGP" per Malaga rimane un mistero.
Non mi sono mai domandata, comunque, come fosse Malaga come città.
Io agogno (quasi) sempre mete nordiche, paesaggi dalle tinte scure, orizzonti malinconici, cittadine introverse. La Spagna di solito la considero poco.
Ma ogni tanto ne sento il bisogno - è come se mi chiamasse.

Che dire di te, maggio? Che sei volato parecchio in fretta, alla fine. Che sei stato uno di quei periodi della cui importanza, forse, ti r...

Il mese di Maggio in #10scatti Il mese di Maggio in #10scatti

giugno 2016

Che dire di te, maggio?
Che sei volato parecchio in fretta, alla fine.
Che sei stato uno di quei periodi della cui importanza, forse, ti rendi conto solo quando sono finiti. Piccole medicine lievemente amare per curare mal di pancia che continuano a non passare, anche quando ti dici che non sono niente. Che forse più ti dici che non sono niente e meno passano.
Sei stato un mese di presa di consapevolezza. Il problema della consapevolezza è che non serve a nulla se finisci per interiorizzarla solo nel primo livello, quello razionale, e non riesci a farla penetrare un po' più a fondo.
Un mese di dialoghi fra Cuore e Cervello. Col Cervello che ogni tanto soccombe con aria rassegnata - si siede, sospira, dice "Va beh, se sei felice..." e lo guarda vagare, giocare, fare cose futili. Poi cade per l'ennesima volta, piagnucola per i suoi graffi ed i bernoccoli. Il Cervello prima si arrabbia, poi lo coccola, cerca di fargli capire che non può andare avanti così. E se la consapevolezza ha sempre una punta di amaro, a volte perlomeno riesce a dare serenità.
Ma può il Cuore essere in grado di ragionare?
Lo vedremo...