L'anno era il 2010. Il mese aprile, probabilmente. Sul giorno, di conseguenza, non sono in grado di dare indicazioni. La sera è tie...

Trieste e le aspettative Trieste e le aspettative

giugno 2019



L'anno era il 2010. Il mese aprile, probabilmente. Sul giorno, di conseguenza, non sono in grado di dare indicazioni.
La sera è tiepida, piazza Unità d'Italia illuminata. E' come se indossasse un abito di gala, fatto del velluto buio della notte, scuro, suadente, tempestato di luci calde e preziose, che si sfumano nei suoi anfratti, che arricchiscono i suoi dettagli di un chiaroscuro espressivo.
Di là, al fondo, oltre alla strada, alla fine di quei gradini che scendono e si perdono nel mistero, ci deve essere il mare. Il mare di notte si indovina - è fatto di fruscii e profumi, il resto sono suggestioni.
"Ti va di fare una passeggiata o preferisci andare in albergo a riposarti?"
Mi andrebbe, in realtà.
Ma è il mio accompagnatore che non mi va. Sorride sotto agli occhiali e al naso camuso, mentre si alliscia i capelli impomatati. La giacca gli tira sulla pancia. E' gentile, ma logorroico. Sono nove ore che cerca di rendersi interessante, senza sosta. Io ormai ci ho rinunciato da tempo.
Sono qui per lavoro - per fare un colloquio, in realtà.
Le modalità d'ingaggio delle società di consulenza in body rental ricordano le audizioni per i programmi tv. Solo che non devi dire che sai cantare e ballare, ma che sai programmare in Java e usare Oracle. E soprattutto che cerchi occasioni di crescita per uscire dalla tua zona di comfort e sei portata per il lavoro in team.
Abbiamo cenato a base di pesce, ma non ricordo che cosa.
Vedo un'ombra agitarsi sotto una macchina parcheggiata di fianco al marciapiede. L'ombra si trasforma in una coda glabra e coriacea: è un grosso topo.
"Tornerei in albergo, grazie".