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Nosy Iranja e il lavoro dietro le quinte dei pesci pappagallo Nosy Iranja e il lavoro dietro le quinte dei pesci pappagallo

2021

Il mio ufficio, dovete sapere, è disseminato di un numero abbastanza ingiusto di poster e totem di meravigliose spiagge tropicali, con le acque turchine e la sabbia di borotalco: per mia fortuna sono più attirata dalle brughiere selvagge e dalle scogliere tempestose; tuttavia ammetto che a volte dover lavorare di fronte a questi panorami idilliaci sia per certi versi un po’ crudele – ma, del resto, questo facciamo. Nel senso che vendiamo viaggi, intendo, non nel fatto di essere crudeli: se vendessimo prosciutti e avessimo le pareti tappezzate di foto di rosei maialini, allora quello sì che sarebbe crudele.

Ma come al solito sto divagando.

Quello che volevo dire era che, fra queste foto esotiche, ce n’è sempre stata una che mi è rimasta impressa più delle altre: si trova sulla porta di uno degli stanzini in cui ci si può rinchiudere per telefonare, o per pensare in santa pace quando attorno c’è troppo rumore – e raffigura un isolotto circondato da un mare azzurrissimo e collegato alla terraferma da una striscia di sabbia talmente candida da sembrare finta. 

Ecco, quell’isolotto si chiama Nosy Iranja e si trova in Madagascar – ma io non lo sapevo.

Mantova è una città anfibia.  Il suo lato migliore, quello che se, fosse una ragazza con mire rapaci nei confronti di un pretendente elusiv...

Mantova: girl power, acqua e metafore Mantova: girl power, acqua e metafore

2021




Mantova è una città anfibia. 
Il suo lato migliore, quello che se, fosse una ragazza con mire rapaci nei confronti di un pretendente elusivo, userebbe come foto profilo, lo mostra quando la si guarda dal fiume: arrivando dal Ponte San Giorgio c’è questa immagine da cartolina, da quadro anzi, di lei adagiata sul Mincio, i suoi gioielli in bella mostra, che spuntano fieri dalle mura medievali, sotto teca come farebbe un collezionista di aspetti migliori, e il resto che fa quasi da contorno, da collante – muri, palazzi e strade che si aggirano fra le celebrità del suo skyline come controfigure, come quei fiorellini semplici e bianchi che si infilano nei bouquet per riempirli. 
Si specchia nelle acque, che diventano come un abito elegante da indossare, diverso per ogni occasione: azzurro quando il sole splende, brumoso e latteo con la foschia, caldo e dorato al tramonto, nero e vellutato, con bagliori di luce come gioielli, quando cala la notte. 
Questo è il suo biglietto da visita, il suo invito a scoprirla. 
Ma è anche un simbolo della sua essenza, delle sue origini.   

I dominicani ballano. Sempre. Anche il personale di sala che ti accoglie nei ristoranti del resort, mentre aspetta davanti alla porta che ...

L'essenza di Santo Domingo L'essenza di Santo Domingo

2021


I dominicani ballano. Sempre.

Anche il personale di sala che ti accoglie nei ristoranti del resort, mentre aspetta davanti alla porta che arrivino gli ospiti da far accomodare, muove spalle e piedi a ritmo della musica perennemente di sottofondo, pur mantenendo una professionale compostezza.

All'isola di  Saona ci hanno girato “Laguna Blu” , il film dei primi anni ’80 che è servito per realizzare, tramite immagini patinate d...

Saona, le regole del reggaeton e delle finte isole deserte Saona, le regole del reggaeton e delle finte isole deserte

2021

All'isola di Saona ci hanno girato “Laguna Blu”, il film dei primi anni ’80 che è servito per realizzare, tramite immagini patinate degne dello spot di un bagnoschiuma, la comune fantasia erotica di naufragare su un’isola deserta, ovviamente tropicale e bellissima, in compagnia dell’uomo (o donna) dei nostri sogni – ovviamente biondo e bellissimo.