A Èze ci siamo andate che era gennaio – io &
Tabby Cat, ma era un po’ come se fosse primavera, e questa escapade in Costa Azzurra era diventata anche una sorta di fuga
dall’inverno, dal freddo nelle ossa, dai pensieri bui. Èze è stata una
decisione estemporanea: ce l’ha suggerito la mia amica Monica, che siamo andate
a trovare a Mentone il giorno prima – è un nido d’aquila, ci ha detto, è una
chicca medievale. “Nido d’aquila” non
l’ho mai sentito dire, mi fa venire in mente un film, ma non un film vero – un
film che mi sono inventata io adesso sul momento, una specie di mix fra “Là dove osano le aquile” e “Qualcuno volò sul nido del cuculo”: e
lo sappiamo tutti benissimo che i cuculi non fanno il nido ma vanno a
depositare il loro uovo nel nido di altri uccelli – e se fosse stato proprio un
cuculo ad osare avvicinarsi ad un nido di aquila? E come crescerebbe un cuculo,
che è un uccello abbastanza bruttino e sgraziato, se venisse allevato da delle
aquile? Magari complessato, o, magari, al contrario, se i suoi genitori aquila
gli avessero pompato l’autostima all’inverosimile, facendogli credere di essere
un’aquila anche lui, sarebbe diventato uno di quei personaggi insopportabili
che si atteggiano molto al di sopra della loro reale sostanza. Insomma, ne
verrebbe fuori un film bellissimo – una sorta di antitesi ai libri di Anthony
De Mello: niente aquile che si credono polli, solo cuculi che si credono
aquile.
Follow Us
Were this world an endless plain, and by sailing eastward we could for ever reach new distances