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Cat café torinese... ritorni quando è più preparato Cat café torinese... ritorni quando è più preparato

Cat café torinese... ritorni quando è più preparato

Cat café torinese... ritorni quando è più preparato

[NB. Se leggete questo articolo, sappiate che... a volte può valere la pena dare una seconda chance: a giugno ci sono tornata ed è stata tutta un'altra storia! Leggila qui]
Era da qualche mese che circolava su Facebook la notizia che a Torino avrebbe aperto un Cat Café, e la cosa ovviamente mi aveva riempita di aspettativa.
Per chi non lo sapesse, un cat café è, come dice il nome stesso, un bar in cui sono presenti anche dei gatti, che fanno da piacevole compagnia durante la consumazione (o meglio... forse è la consumazione che si presenta come scusa per godere della compagnia dei gatti) e che, nel rispetto della loro volontà ed esigenze, si possono anche coccolare ed accarezzare.
E' una formula nata in Estremo Oriente (Giappone e Corea) e che pian piano ha cominciato a diffondersi anche in Europa e, adesso, anche negli USA.
Ero molto scettica sul fatto che un locale di questo genere potesse arrivare anche in Italia, non fosse altro perché forse la formula stessa avrebbe rischiato di fare un po' a pugni con le nostre rigidissime regole sull'igiene; ma, in effetti, se proprio doveva esserci una città adatta ad inaugurare questa nuova tendenza anche sul territorio italiano, quale candidata poteva essere migliore di Torino - con la sua aria un po' mitteleuropea e il suo spirito di iniziativa nel far nascere nuove cose?
Ho saputo che il primo cat café torinese aveva aperto mentre io ero a Parigi, ovvero proprio mentre stavo sperimentando un locale simile per la prima volta.

Non appena rientrata dal mio viaggio, mi sono subito fiondata a sperimentare il nuovo bar.
Il locale si chiama MiaGola, con un gioco di parole che ho trovato divertente, e si trova vicinissimo alla Stazione di Porta Nuova, nell'elegante area pedonale di via Amendola.

miagola café

Il giorno del mio primo esperimento era un venerdì mattina, il locale aveva appena aperto e c'eravamo solo io, la moglie di John Elkann ed i gatti.

miagola café

Il primo impatto è stato positivo - mi è piaciuta questa sala ampia e luminosa, con arredamento in stile shabby chic, tiragraffi e qualche altro passatempo felino sparso qua e là.
Sui tavoli di legno dipinti di bianco poggiavano delle tovagliette con sopra disegnato uno dei gatti ospiti del locale e con la sua carta d'identità, che descrive in qualche frase la sua storia e il suo carattere.

miagola café

Sulla parete all'ingresso ci sono tanti cassetti, sistemati come se fossero delle mensole, ed in uno di questi sonnecchiava Mia, una minuta tricolore con gli occhi incredibilmente verdi, che inizialmente si ritraeva timida, ma che, poco dopo, dopo un secondo tentativo di approccio, si è lasciata accarezzare felice.

miagola café

Sotto ad un tavolo c'era Fred, un robusto siamese dall'aria serafica, che non si è ritratto alle carezze, ma è rimasto molto serioso e composto.

miagola café

Infine sulla scala che sale al piano di sopra, dove sono state sistemate alcune cucce dei mici e dei fili di lana che suppongo abbiano più uno scopo decorativo che non di divertimento felino, c'era Romeo, un bel gattone rosso, che controllava semi-nascosto l'andazzo del piano inferiore.

miagola café

La colazione sinceramente non mi aveva entusiasmata: il muffin allo yogurt che ho preso era un po' piccolo e gommoso per i suoi 2.80 €, ma l'ho perdonato per il fatto che fosse incartato in uno scodellino con la Union Jack - e poi, fondamentalmente, lo scopo principale della mia visita erano i gatti, non la gola.

miagola café

Mi han lasciata un po' perplessa il fatto che la cassa fosse dentro la cucina, il commento un po' sgarbato della cameriera rivolto ad un signore che, dopo aver appurato che non c'erano brioches, aveva deciso di andare via, ma soprattutto il fatto che il locale non abbia un'anticamera (come ad esempio nel cat café parigino): la porta dà direttamente sull'esterno e, siccome quando viene aperta non si chiude automaticamente, conoscendo l'impulsiva natura felina, ho pensato che il rischio che un gatto svicoli fuori e scappi via potesse essere un po' troppo elevato.
Ma sul momento ero talmente in estasi per le interazioni feline appena avute che non ho dato più di tanto peso a questi aspetti.

Aspetti che però hanno assunto tutta un'altra rilevanza durante la mia seconda visita, dal momento che a questi si sono sommati molti altri fattori negativi...
Ginger Cat è venuta a trovarmi sabato scorso, e ovviamente anche lei scalpitava dalla voglia di sperimentare il nuovo locale - anche in seguito alla mia precedente recensione positiva.

miagola café

Abbiamo prenotato per le 12, specificando che volevamo pranzare.
Peccato che, una volta arrivate, ci viene detto che la cucina non apre fino alla mezza. Ci prendiamo una bevanda calda per ingannare l'attesa e, una volta giunta la fatidica ora, dobbiamo attirare l'attenzione della cameriera almeno un paio di volte prima di riuscire ad effettuare l'ordine.
La difficoltà nel farlo è accentuata anche dal fatto che non hanno un menù stampato, ma solo una lavagnetta che fanno girare di tavolo in tavolo.
Comincia ad insinuarsici il dubbio che chi ha in gestione questo locale sia decisamente alle primissime armi...
Le ordinazioni vengono prese e portate in maniera del tutto random; ma il problema principale è decisamente un altro.
Per essere un cat café, di gatti intorno non se ne vedono.
E questo perché il locale è affollato e rumoroso come la più nazional-popolare delle pizzerie, con tanto di musica (anche se strumentale) ad alto volume e bambini erranti e strepitanti.
I gatti sono amanti della quiete e del silenzio, ed infatti non ci pensano minimamente a palesarsi, rimanendo ben nascosti nel loro pied-à-terre riservato al piano di sotto (dove comunque me li immagino con lo sguardo scocciato e le orecchie basse, infastiditi da tutto il caos proveniente dal piano di sopra).

miagola café

A parte noi due, l'unico altro felino presente è il povero Barney, un bellissimo gatto nero a pelo lungo che desideravo tanto conoscere e che era impegnatissimo a fare training autogeno dentro uno dei cassetti attaccati alla parete cercando disperatamente di dormire e/o di ignorare la confusione che aveva attorno.

miagola café

Ad un certo punto, lungo le scale, anche Romeo ha il coraggio di palesarsi, ma temo che se ne sia immediatamente pentito, perché, non appena ha fatto la sua apparizione, adulti e bambini si sono messi in fila per guardarlo e fotografarlo, come se fosse un'attrazione vivente in un museo.
E la porta continuava ad aprirsi e a non richiudersi...
La qual cosa, oltre a far penetrare all'interno il gelo di quell'uggiosissima giornata, continuava anche a mandarmi in paranoia per il timore che i gatti, esasperati dal rumore, potessero pensare di fuggire.
Però in quel momento, per fortuna, gli unici gatti che hanno deciso di fuggire siamo state noi due, abbandonando a metà il nostro risotto fatto con i funghi sott'olio (!) e le patate fredde.

Gli daremo un'altra opportunità?
Forse; anche se, pur volendo provare a fare lo sforzo di perdonare l'inefficienza del servizio e la scarsa qualità del cibo, ciò che più preoccupa è il benessere dei gatti.
Intanto, proprio quel giorno, è anche arrivata la notizia che a Torino è stato aperto un secondo cat café.
In attesa di sperimentare anche questo, chissà che un po' di concorrenza (o almeno di termini di paragone) possa spingere ad un po' di autocritica i gestori del MiaGola.

4 commenti:

  1. Uh... un po' deludente :-/
    Avevo sentito che a Torino stava per aprire un neko bar o Cat café e la cosa mi aveva incuriosita, però non possono basare tutto sul fatto che ci siano i gatti e non curare per nulla la cucina e il servizio.
    Se hai voglia prova anche il secondo e poi raccontaci come è andata, sono curiosa!
    Anche io sono di Torino, ma abito nella tuo amato UK, a Londra. Però a differenza di te non riesco ancora ad amare questo posto, forse perché l'inizio non è stato dei migliori con una casa che cadeva a pezzi e la comunità locale (nella cintura di Londra) veramente poco accogliente.

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    1. già, decisamente deludente.
      Certo, pur essendo i gatti l'attrattiva principale il servizio non andrebbe trascurato; ma soprattutto, per come era configurato il locale e con il caos che c'era, anche l'"attrattiva" gatti viene un po' meno, perchè giustamente evitano di farsi vedere :-P
      Senza dubbio proverò anche il secondo... e vi terrò aggiornati :-)
      Per caso hai mai provato quelli di Londra?
      Mi spiace che tu non ti stia trovando bene nella capitale inglese: immagino che la vita nei quartieri più periferici non sempre sia rose e fiori... in che zona abiti esattamente? Ti auguro comunque che le cose possano migliorare e che tu riesca ad ambientarti presto.
      Sei lì per lavoro?
      Un saluto e grazie per il tuo commento!

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  2. No, qui a Londra non li ho mai provati, ma drizzo le antenne ogni volta che sento parlare di Torino, dicendo "quando torno vado a vedere anche questo.." :-)
    Il tuo blog è molto interessante!
    Ora non mi posso lamentare, abito a Poplar e l'appartamento è bellissimo, prima eravamo a Grays, a est sul Tamigi, una zona industriale decaduta, con gente abbastanza grezza e la casa fatiscente... L'abbiamo abbandonata dopo 6 mesi.
    Ci siamo trasferiti qui per il lavoro di mio marito e io piano piano mi sto facendo una strada, prima con il volontariato all'archivio archeologico, ora come illustratrice freelance, sempre per il museum of London. Insomma ora è tutto rose e fiori rispetto all'inizio.
    Scusa se mi sono dilungata, ciao!

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    1. Figurati, mi fa piacere trovare commenti lunghi ed interessanti :)
      E mi fa piacere che il mio blog ti piaccia!! Anche il tuo è molto simpatico ed interessante.
      Scusa se ti rispondo solo adesso ma sono appena rientrata da 10 giorni nel Galles.
      Mi fa piacere che ora la vostra sistemazione londinese sia più gradevole e che pian piano tu ti stia ambientando. Wow, lavorare come illustratrice per il Museum of London dev'essere bellissimo, complimenti! Tra l'altro è un museo che ancora mi manca, prima o poi lo visiterò.
      Io sono fortemente tentata da anni di trasferirmi a Londra, ma essendo da sola non ho ancora trovato il coraggio... prima o poi, magari!!

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