Vi è mai capitato di innamorarvi di qualcuno di completamente diverso da voi? Di qualcuno così diverso che, prima di avere l'occasione di conoscerlo veramente, avevate sempre pensato che in realtà, se proprio avrebbe dovuto ispirarvi qualche sentimento di forte intensità, potevate semmai avere buone chances di odiarlo?A me è successo, ed è stato un colpo di fulmine.
Sto parlando di New York City, meglio nota come LA City - cosa che ho sempre pensato fosse un attimino pretenziosa e sborona, ma adesso capisco perché.
New York è "la" città per antonomasia perché è la quintessenza del carisma urbano.
E' vero, è rumorosa ed è enorme, ma riesce ad essere tutte quest cose con grande stile: il suo non è caos, è dinamismo, ed è una caratteristica imprescindibile di una città che di fatto è il centro del mondo, che si crea e si trasforma senza sosta.
Non avrei mai pensato che potessi finire per annoverarmi nelle schiere delle sue amanti: io sono tutta per le atmosfere raccolte, da Vecchia Europa, per il silenzio e la pace, per i posti che ti danno l'impressione di essere tornata indietro nel tempo, ed ero sinceramente convinta che la Grande Mela, così moderna e rampante, davvero non potesse essere nelle mie corde.
Però ero comunque convinta che fosse uno di quei posti che almeno una volta nella vita si "devono" visitare, e dunque ero curiosa di vederla.
E devo dire che è stata probabilmente la più grande sorpresa in senso positivo della mia vita da viaggiatrice, finora.
Del resto è proprio questo il motivo per cui, fondamentalmente, ogni tanto finisco per scegliere di vedere posti che di primo acchito non mi ispirano: mi piace darmi la possibilità di rimanere sorpresa, e mi piace confrontarmi con qualcosa di diverso dalle mie consuete destinazioni, perché potrebbe essere utile per aiutarmi a scoprire nuovi aspetti di me stessa.
Il mio primissimo approccio con New York è stato uscendo fuori dalla Penn Station (e scoprendo che si chiama così perché è un abbreviativo di "Pennsylvania" - mentre avevo sempre pensato che fosse intestata a qualche omonimo di Sean Penn *ahem*).
Mi sono sporta dal marciapiede agitando il braccio sinistro ed urlando "Taxi!!", proprio come nei film, e poi passando tutto il tragitto da lì fino al nostro albergo guardando in alto con il naso all'insù e la bocca spalancata dallo stupore.
Sono arrivata all'albergo ed ho camminato lungo tutte le avenue di Manhattan nello stesso modo, sempre con il naso all'insù e la bocca aperta. E così il mio primo giorno a New York è stato caratterizzato dai dolori alla cervicale, a furia di guardare sù...
Il nostro albergo era appena dietro Times Square, che quindi è stata il mio secondo approccio con la città.
Ecco quello che ho visto non appena siamo uscite dall'hotel:
Times Square è follia pura, davvero.
E' un folle, rumoroso, iperattivo bombardamento dei sensi, con colori, scintille e suoni.
Esagerazione, è la prima cosa che viene da pensare, ma Times Square non potrebbe essere altrimenti.
E' un tempio votato al dio del consumismo di massa - e, sia che si sia critici nei suoi confronti, sia che si faccia parte dei suoi adepti, pur sempre di un tempio si tratta.
Un tempio della "concrete jungle where dreams are made", della vera giungla dove si costruiscono i sogni, come Alicia Keys e Jay-Z cantano.
Una delle prime cose che noto quando visito una nuova città è il suo odore.
Ogni città ha un suo odore particolare, che la caratterizza e definisce la sua personalità: Londra odora di patatine all'aceto, Bruxelles di waffles, Lisbona di pesce alla griglia.
Questo è il punto esatto dove ho realizzato per la prima volta che l'odore di New York è di hot-dog:
E poi ancora altri grattacieli, ed ancora il naso all'insù.
I grattacieli mi rapiscono.
La prima volta che li ho visti dal vivo è stato a Toronto, e già lì ero rimasta piuttosto incantata - ma qui...
Beh, qui è il Regno dei Grattacieli.
E' un po' come amare i dolci e visitare la fabbrica di Willy Wonka.
O un po' come amare i gatti neri ed incontrare delle pantere.
Ovviamente ho dato libero sfogo alle mie manie fotografiche: i grattacieli sono fra i miei soggetti preferiti perché riescono a fornire giochi di specchi molto interessanti, riflettendosi gli uni con gli altri sulla loro superficie.
Il più bello secondo me è il Chrysler, con la sua scintillante punta a sette archi e le sue gargolle a forma di aquila che gli danno una sorta di tocco medioevale - come se fosse una specie di cattedrale sbucata fuori da qualche universo distopico parallelo.
E poi c'era questo qui, che si chiama Helmsley Building e che forse è meno famoso, ma che riunisce, in maniera molto armoniosa, l'architettura moderna con un tocco di barocco.
Ma per dare un'occhiata a NYC dall'alto abbiamo scelto l'Empire State Building - che, come dice Cary Grant in "Un amore splendido", "E' il punto più vicino al paradiso che ci sia a New York".
Beh...
Sinceramente, a dirla tutta, la nostra salita da 32 $ fino al suo 86esimo piano non ha avuto molto di paradisiaco: la vista è sicuramente mozzafiato, ma era davvero affollatissimo, e quindi bisognava spintonare e lottare per guadagnarsi qualche centimetro quadrato attaccato al vetro e riuscire a fare una foto.
Di contemplare in pace il bellissimo panorama ovviamente non se ne parlava...
Tabby Cat era stata al Top of the Rock (la terrazza in cima al Rockefeller Building) nella sua precedente visita newyorchese, e dice che le è piaciuta molto di più - e decisamente era molto meno affollata.
Altra cosa che io non ho fatto ma che posso consigliare di provare è salirci al tramonto: immagino che la vista mozzafiato sia ancora più mozzafiato.
In ogni caso è decisamente più rapido ed efficiente se il biglietto si acquista on line: ci sono 2 $ di commissione per questo, ma secondo vale la pena spenderli, al fine di evitare una coda davvero lunghissima.
Prima di prendere l'ascensore che vi porta fino alla terrazza all'86esimo piano, si deve passare attraverso un percorso obbligato che coglie l'occasione per illustrare la storia dell'edificio attraverso foto e didascalie.
L'Empire E' la diva nello skyline di New York: non è più l'edifico più alto (da una vita oramai), ma probabilmente è quello più iconico - e non per nulla è stato quello scelto da King Kong per rapire la povera ragazza bionda, nella più celebre pellicola che ha documentato sotto forma di metafora l'eterno scontro fra natura e civiltà.
Sapevate che ci sono voluti poco più di 400 giorni per costruirlo?
Sapevate che le luci colorate che ci sono sulla punta cambiano a seconda delle stagioni e di alcuni eventi particolari? Diventano rosa il giorno di San Valentino, verdi in quello di San Patrizio, verdi e rosse durante il periodo natalizio e così via.
E sapevate che la lunga antenna che c'è sulla sua cima in origine doveva essere un attracco per dirigibili?
Quel che si dice "Empire State of mind"!!
"In New York /
concrete jungle where dreams are made, oh /
There's nothing you can't do /
now you're in New York /
These streets will make you feel brand new /
Big lights will inspire you,
let's hear it for New York, New York, New York"
aprile 25, 2014
Vi è mai capitato di innamorarvi di qualcuno di completamente diverso da voi? Di qualcuno così diverso che, prima di avere l'occasione d...
Black Cat & the City
Location:
New York, Stati Uniti
About author: Serena Chiarle
Analitica come stile di vita, e data scientist di professione. Introversa e fiera di esserlo, ho come arma preferita il sarcasmo. Viaggio spesso con il pensiero e ogni tanto anche dal vivo. Leggo per legittima difesa e scrivo con premeditazione di reato - oppure per evitare di commetterne. Bevo vino rosso, caffé senza zucchero, parlo con i gatti e fotografo tramonti. Amo le contraddizioni perché è così che funziona.
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Che bello, un gatto nero come me che adora i grattacieli! Non sono mai stata a New York ma credo mi farebbe lo stesso effetto (e passerei anch'io le giornate a fotografare i palazzi ^_^)
RispondiEliminaCiao!!
EliminaPiacere di conoscerti, collega gatto :D
New York è davvero impressionante: potrà magari anche non piacere, ma di sicuro lascia a bocca aperta!