...Sapete il detto "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi"??
Beh, la mia libera interpretazione è sempre stata Pasqua DOVE vuoi.
Sono un'anima vagabonda ed avrei sempre la valigia pronta, indipendentemente da tempo e stagioni; ma, dal momento che sono anche un gatto, confesso che il freddo mi impigrisce un po' e mi fa venir più voglia di viaggi mentali fatti al caldo in salotto fra le pagine di un libro o fra i voli pindarici di un sogno ad occhi aperti. Ergo, la Pasqua tendenzialmente per me rappresenta, con il suo primo slot di ferie dell'anno nuovo e la frizzante aria di primavera che fa venire voglia di novità ed esplorazioni, la prima occasione dell'anno per rimettere in pista le valigie.
Questo è un anno particolare: il primo viaggio c'è già stato e la vacanza pasquale è spostata di una settimana, con la partenza domenica prossima per il Galles; per cui per me questa Pasqua è casalinga, e, dopo essermi ben rimpinzata di cioccolato, adesso mi dedico a sfogliare con voi un po' di ricordi su come ho trascorso le Pasque degli scorsi anni, passate in viaggio...
[2006, Barcellona]
Se dovessi fare una classifica dei posti visitati che più sono stati in grado di sorprendermi, Barcellona sicuramente occuperebbe una delle primissime posizioni: non ero partita con grande entusiasmo, da ciò che avevo adocchiato, forse un po' superficialmente, in giro su Internet e fra le foto di amici e colleghi, la città catalana non mi pareva granché nelle mie corde; e invece ha saputo travolgermi e coinvolgermi non appena messo piede sulle Ramblas.
Mi ricordo che il nostro aereo aveva subito un grosso ritardo, e questo mi aveva reso estremamente sbuffante e lamentosa, perché, avendo solo 3 giorni a nostra disposizione, arrivare alle 18 passate significava perderne uno. Ma a Barcellona c'è un fuso orario diverso per quanto riguarda lo stile di vita, e le 18 per loro è ancora primo pomeriggio: si va avanti ad oltranza, fino a tarda notte, per chiunque, adulti e bambini, giovani ed anziani, le strade pullulano di vita e fare le ore piccole è normale. Senza nemmeno rendercene conto abbiamo cenato a mezzanotte: qualcosa completamente out of my system ma in linea con lo stile di vita locale - grado di adattabilità 100, osmosi immediata.
E' stata in generale una vacanza out of my system: in effetti è vero, forse, che Barcellona non è una città nelle "mie" corde; ma incredibilmente è riuscita a trovare altre corde da far vibrare, corde che nemmeno sapevo di avere. E' stato un viaggio diverso e rigenerante.
Barcellona ha un'energia fortissima, e se fosse un colore sarebbe l'arancione: lo senti camminando fra i suoni e la vitalità delle Ramblas; lo vedi nelle opere di Gaudì, dipinte coi colori del mare e sinuose come onde, disseminate in giro per la città come preziose conchiglie sul bagnasciuga; lo gusti al mercato coperto della Boqueria, dove la frutta è un'opera d'arte; e, finalmente, lo respiri nel mare, lungo le spiagge libere ed aperte della Barceloneta, dove capisci, forse, da dove arriva.
E poi c'è il capolavoro incompiuto della Sagrada Familia, che pare un castello fatto dai bambini al mare, colando la sabbia bagnata, ma così ricca di particolari e dettagli da sembrare il riflesso di pietra di una vita intera.
E poi c'è il Barrio Gotico, il quartiere medioevale, dove Barcellona, muta volto e colore, mostra il suo lato d'ombra, profondo e riflessivo, con qualche segreto inconfessato.
L'ultimo giorno che abbiamo trascorso lì era il 23 aprile, giorno di San Jordi, patrono della Catalunya: in questo giorno l'usanza è di regalare una rosa alle donne ed agli uomini un libro.
Forse dovevo nascere uomo, ogni tanto mi capita di pensarlo...
[2007, Belgio]
Passare la Pasqua in Belgio significa anche intingere il dito in una fontana di cioccolato dentro una delle cioccolaterie storiche di Bruxelles. Avrebbe dovuto essere un biscotto, quello da intingere, ma io ci ho messo il dito: non ho mai fatto una lista delle "100 cose che vorrei fare prima di diventar decrepita", ma se ce l'avessi questa sicuramente ci sarebbe stata fin da quando andavo all'asilo.
Stavolta già sapevo che mi sarei innamorata della mia meta - partivo preparata, questi sono i "miei" posti.
Le facciate delle case sono lunghe, strette e ricciolute, si affacciano altissime sulle piazze e le opprimono un po', quasi le volessero guardare scuotendo la testa, giudicando male quel che capita lì.
Ma gli edifici che osservano la Grand Place sono un capolavoro di riccioli, di architettura fiamminga e di gotico.
Il Manneken Pis dev'essere parente della Sirenetta di Copenaghen, perché, in quanto icona, il tuo immaginario finisce per nutrire una certa aspettativa nei suoi confronti, ed un po' finisce per sbuffare quando lo trova nascosto in un angoletto. Lo cambiano d'abito tutti i giorni al fine di commemorare qualcosa, ben prima che Google si inventasse un doodle diverso ogni giorno - ma a Pasqua era al naturale, quindi la foto che vedete quassù è quasi un evento.
Ma il ricordo più bello del viaggio è stata indubbiamente Bruges, che, con i suoi canali ed i suoi edifici medioevali, è uno di quei posti dove il tempo si ferma, ma senza congelarsi: non c'è qualcosa di artificioso o finto in questo suo essere rimasta uguale ai tempi del suo splendore massimo - al contrario, c'è pace ed armonia.
E la pace che si respira al parco attorno al Beghinaggio, con la sua erba verdissima, i narcisi che ondeggiano alla brezza primaverile e il laghetto di cristallo blu, è quasi surreale.
[2008, Lago di Garda]
Il Lago di Garda è una delle mie mete preferite nel Nord Italia, non solo perché è costellato da paesini interessanti e meritevoli di loro; ma anche perché rappresenta una posizione strategica per riuscire a visitare diverse altre città d'arte del centro-nord spostandosi comodamente col treno.
Padova, Verona e Vicenza sono alcuni esempi.
Ma il Lago stesso offre panorami incantevoli.
Sirmione è uno dei miei posti preferiti, con le sue Grotte di Catullo - che grotte non sono, ma un promontorio panoramico dove le rovine romane fanno da perfetta cornice allo specchio d'acqua che, infinito, pare quasi un mare.
E, soprattutto al tramonto, è mozzafiato...
[2009, Mantova]
Di nuovo Medioevo, ma con piazze acciottolate ed ariose, edifici merlati color crema, torri, chiese e cortili nascosti che custodiscono fontane, statue ed altri tesori d'arte.
La Pasqua a Mantova era stata un pochino piovosa, ma ugualmente bellissima.
Una città ricca d'arte e a misura d'uomo, in cui mi sono ripromessa di tornare per un giro più intensivo con condizioni meteo più fortunate.
Intanto serbo con piacere il ricordo dei ravioli alla zucca, della torta sbrisolona e di questo cane, che ha un modo tutto suo per fare da guardia alle macchine...
[2011, Venezia]
A volte, per qualche strano paradosso umano, si viaggia molto lontano ma ci si dimentica di esplorare le cose belle che si hanno vicine.
Pur abitandoci a meno di 4 ore di treno, in trent'anni di vita da viaggiatrice, non avevo mai visto Venezia.
La Pasqua 2011 è stata l'occasione per colmare questa lacuna che aveva un ché di un po' vergognoso, anche perché a Venezia ho una delle mie più care amiche.
Ginger Cat ed io le abbiamo fatto un'improvvisata nel negozio in cui lavorava, indossando in testa dei foulard che, secondo le nostre ingenue intenzioni di trasformiste in erba, dovevano farci sembrare delle misteriose e raffinate turiste francesi. Ovviamente il nostro travestimento è stato immediatamente smascherato - ma ciò non ha diminuito il divertimento.
Venezia è una di quelle città che già conosci prima di visitare, ma questo non intacca minimamente la sua dose di fascino e l'incanto che si prova a girare per le sue calli; così come non li intaccano le orde di turisti che la ghermivano per Pasqua o l'odore di umidità stagnante che in alcuni punti è particolarmente intenso.
Non esistono angoli brutti o banali a Venezia, e, dopo il primo giorno dedicato all'itinerario delle mete più classiche, è bello girare a caso, perdersi, lasciarsi sorprendere.
Anche le case con l'intonaco scrostato e rovinato dall'umidità hanno una loro bellezza, unica e decadente, che fa di Venezia un luogo dalla personalità ben spiccata, ricca ma un po' burbera ed avara come Pantalone - e non solo una cartolina leziosa e ben curata.
[2012, Amsterdam]
Il tempo era grigio, il freddo pungente - un po' come in questi giorni.
Ma Amsterdam è stata un incanto.
La chiamano la "Venezia del Nord", e se vogliamo un po' di innegabile somiglianza c'è, per via dell'anima mercantile e per la topografia sviluppata sulla rete di canali; ma trovo che questa definizione la sminuisca, perché Amsterdam è una città dalla personalità ben distinta, non è la copia nordica di nessuno.
Se fosse una Venezia, sarebbe sicuramente una Venezia più moderna ed efficiente, con le case dai profili fiamminghi che, come a Venezia, pendono, a causa delle fondamenta che si reggono in equilibrio sull'acqua, ma che vengono maggiormente protetti dalla voracità dell'umidità.
I due motivi principali che rendono Amsterdam popolare si fanno largo a spintoni ed indubbiamente sono quelli che ti colpiscono di più: vedere persone in vetrina, in vendita come tutte le altre merci, ha un suo impatto; e l'odore dolciastro della cannabis che fuoriesce dai coffee shop ti accompagna quasi ovunque - ogni città ha un suo odore particolare, e questo è quello di Amsterdam. Poi c'è anche una declinazione più giocosa di questi due aspetti, che è data dai sexy shop, che mettono in vendita attrezzi che implicano qualche secondo di riflessione per capire esattamente come vadano usati, o dalle condomerie, con preservativi di ogni colore, sapore e forma (...sì, forma). E, ancora, dai negozi che vendono semi di maria come altrove gli ortofrutticoli vendono bustine di semi di zucchine.
Ma Amsterdam è anche altro, e questo "altro" è talmente ricco ed interessante che è quasi un peccato che la sua fama sia attribuita principalmente solo al suo lato trasgressivo.
Le case fiamminghe, alte, strette e ricciolute, si specchiano nei canali e si vestono di colori pastello; le chiese svettano, ancora più alte, con i loro pinnacoli elaborati; e ci sono gatti ovunque, che ti accolgono nei locali, o che ti sbirciano dalle finestre delle case.
Confesso che era da alcuni anni che la volevo visitare, ma continuavo a posticipare il viaggio per un motivo piuttosto sciocco.
Ognuno ha le sue paure stupide, e (una delle) mie è quella delle biciclette. Non solo ho paura ad andarci, ma ho anche paura quando mi sbucano all'improvviso di fianco.
Beh, in effetti Amsterdam non è una città per bici-fobici: da un lato sono incantata dalla padronanza del mezzo che dimostrano questi olandesi, che riescono ad essere multi-tasking facendo un'infinità di altre cose mentre pedalano alla velocità della luce, senza mai fermarsi né di fronte ai pedoni né di fronte ad altri veicoli, riuscendo sempre a schivarti magistralmente all'ultimo nanosecondo; ma... ero anche piuttosto terrificata.
Il fatto che, però, non solo questo non abbia inquinato il ricordo della mia visita, ma non mi abbia nemmeno frenata nel volerci tornare una seconda volta, la dice lunga su quanto mi sia piaciuta la città.
aprile 20, 2014
...Sapete il detto "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi" ?? Beh, la mia libera interpretazione è sempre stata Pasqua DOVE vuo...
[Amarcord] Pasqua con chi (e dove) vuoi...
About author: Serena Chiarle
Analitica come stile di vita, e data scientist di professione. Introversa e fiera di esserlo, ho come arma preferita il sarcasmo. Viaggio spesso con il pensiero e ogni tanto anche dal vivo. Leggo per legittima difesa e scrivo con premeditazione di reato - oppure per evitare di commetterne. Bevo vino rosso, caffé senza zucchero, parlo con i gatti e fotografo tramonti. Amo le contraddizioni perché è così che funziona.
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