Da qualche tempo stavo meditando di inaugurare una nuova serie di post intitolata qualcosa del tipo "Ho fatto pace con i lunedì"  ...

Ho fatto pace con i lunedì (ma non credo che valga) Ho fatto pace con i lunedì (ma non credo che valga)

aprile 2014

Da qualche tempo stavo meditando di inaugurare una nuova serie di post intitolata qualcosa del tipo "Ho fatto pace con i lunedì"  o "Come combattere la Sindrome del Lunedì", dal momento che di materiale valevole negli ultimi 2 mesi ne ho collezionato un bel po'; ma poi mi è venuto il dubbio che questi post sarebbero stati una specie di fregatura.
Mi spiego.
Credo che il 99% dei lavoratori da 8-ore-5-giorni-alla-settimana-in-ufficio soffra della cosiddetta Sindrome del Lunedì. Conosco anche qualcuno che ha la Sindrome del Venerdì, perché va in crisi all'idea di abbandonare la vita da ufficio - ma adesso non voglio lanciarmi in interpretazioni psicologiche spicciole né sparare giudizi scontati sulla proporzione di stimoli e soddisfazioni che può avere la sua vita privata rispetto a quella lavorativa.
Parliamo di me, e io di sicuro rientro nel 99% che invece ha la Sindrome del Lunedì, che già la domenica sera comincia a sentirsi malinconica, che quando suona la sveglia, se non fosse un cellulare da 400 euro, avrebbe voglia di sbatterla contro il muro, e che quando mette piede sul corridoio di linoleum del proprio ufficio si sente come se stesse andando dal dentista.
Ebbene, da un paio di mesi a questa parte la mia Sindrome del Lunedì non esiste più.
E so che adesso state sgranando tanto d'occhi e state per implorarmi affinché vi scriva la magica ricetta che ho trovato per non soffrirne più; ma, ecco, il punto è che il mio antidoto non è affatto un medicinale: è un'operazione chirurgica che ha estirpato il male alla radice.
In sostanza, da marzo ad oggi ho avuto un solo lunedì lavorativo.
Comprendete quindi la contraddizione logica di base?
Non posso millantare di aver trovato la cura per la mia allergia quando in realtà, semplicemente, mi sto tenendo alla larga dall'allergene.

Ma avevo comunque voglia di condividere con voi le (ri)scoperte di questi lunedì di libertà; per cui, senza stare a proclamare lapalissiane cure per la Sindrome del Lunedì, vi invito a seguirmi in queste passeggiate in una Torino alternativa, semi-deserta ed affascinante.

Vi è mai capitato di innamorarvi di qualcuno di completamente diverso da voi? Di qualcuno così diverso che, prima di avere l'occasione d...

Black Cat & the City Black Cat & the City

aprile 2014

Vi è mai capitato di innamorarvi di qualcuno di completamente diverso da voi? Di qualcuno così diverso che, prima di avere l'occasione di conoscerlo veramente, avevate sempre pensato che in realtà, se proprio avrebbe dovuto ispirarvi qualche sentimento di forte intensità, potevate semmai avere buone chances di odiarlo?A me è successo, ed è stato un colpo di fulmine.
Sto parlando di New York City, meglio nota come LA City - cosa che ho sempre pensato fosse un attimino pretenziosa e sborona, ma adesso capisco perché.
New York è "la" città per antonomasia perché è la quintessenza del carisma urbano.
E' vero, è rumorosa ed è enorme, ma riesce ad essere tutte quest cose con grande stile: il suo non è caos, è dinamismo, ed è una caratteristica imprescindibile di una città che di fatto è il centro del mondo, che si crea e si trasforma senza sosta.
Non avrei mai pensato che potessi finire per annoverarmi nelle schiere delle sue amanti: io sono tutta per le atmosfere raccolte, da Vecchia Europa, per il silenzio e la pace, per i posti che ti danno l'impressione di essere tornata indietro nel tempo, ed ero sinceramente convinta che la Grande Mela, così moderna e rampante, davvero non potesse essere nelle mie corde.
Però ero comunque convinta che fosse uno di quei posti che almeno una volta nella vita si "devono" visitare, e dunque ero curiosa di vederla.
E devo dire che è stata probabilmente la più grande sorpresa in senso positivo della mia vita da viaggiatrice, finora.
Del resto è proprio questo il motivo per cui, fondamentalmente, ogni tanto finisco per scegliere di vedere posti che di primo acchito non mi ispirano: mi piace darmi la possibilità di rimanere sorpresa, e mi piace confrontarmi con qualcosa di diverso dalle mie consuete destinazioni, perché potrebbe essere utile per aiutarmi a scoprire nuovi aspetti di me stessa.

[NB. Se leggete questo articolo, sappiate che... a volte può valere la pena dare una seconda chance: a giugno ci sono tornata ed è stata tut...

Cat café torinese... ritorni quando è più preparato Cat café torinese... ritorni quando è più preparato

aprile 2014

[NB. Se leggete questo articolo, sappiate che... a volte può valere la pena dare una seconda chance: a giugno ci sono tornata ed è stata tutta un'altra storia! Leggila qui]
Era da qualche mese che circolava su Facebook la notizia che a Torino avrebbe aperto un Cat Café, e la cosa ovviamente mi aveva riempita di aspettativa.
Per chi non lo sapesse, un cat café è, come dice il nome stesso, un bar in cui sono presenti anche dei gatti, che fanno da piacevole compagnia durante la consumazione (o meglio... forse è la consumazione che si presenta come scusa per godere della compagnia dei gatti) e che, nel rispetto della loro volontà ed esigenze, si possono anche coccolare ed accarezzare.
E' una formula nata in Estremo Oriente (Giappone e Corea) e che pian piano ha cominciato a diffondersi anche in Europa e, adesso, anche negli USA.
Ero molto scettica sul fatto che un locale di questo genere potesse arrivare anche in Italia, non fosse altro perché forse la formula stessa avrebbe rischiato di fare un po' a pugni con le nostre rigidissime regole sull'igiene; ma, in effetti, se proprio doveva esserci una città adatta ad inaugurare questa nuova tendenza anche sul territorio italiano, quale candidata poteva essere migliore di Torino - con la sua aria un po' mitteleuropea e il suo spirito di iniziativa nel far nascere nuove cose?
Ho saputo che il primo cat café torinese aveva aperto mentre io ero a Parigi, ovvero proprio mentre stavo sperimentando un locale simile per la prima volta.

Souvenir of a Black Cat è stato nominato per il Liebster Award e di questo sono molto felice :) Non si tratta di un vero e proprio ...

Liebster Blog Award - 10 domande a me e 10 a te! Liebster Blog Award - 10 domande a me e 10 a te!

aprile 2014


Souvenir of a Black Cat è stato nominato per il Liebster Award e di questo sono molto felice :)
Non si tratta di un vero e proprio "premio", ma di un'occasione per conoscere nuovi blog emergenti.
E' una sorta di catena virtuale che consiste nel rispondere a 10 domande poste da chi ti nomina, nominare a tua volta altri 10 blogger e porre loro altre 10 domande.

Sara di Vagabondamente è colei che mi ha nominata, e la ringrazio molto perché questo genere di cose mi diverte un sacco.
Ed ecco le mie risposte alle sue domande...

...Sapete il detto "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi" ?? Beh, la mia libera interpretazione è sempre stata Pasqua DOVE vuo...

[Amarcord] Pasqua con chi (e dove) vuoi... [Amarcord] Pasqua con chi (e dove) vuoi...

aprile 2014

...Sapete il detto "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi"??
Beh, la mia libera interpretazione è sempre stata Pasqua DOVE vuoi.
Sono un'anima vagabonda ed avrei sempre la valigia pronta, indipendentemente da tempo e stagioni; ma, dal momento che sono anche un gatto, confesso che il freddo mi impigrisce un po' e mi fa venir più voglia di viaggi mentali fatti al caldo in salotto fra le pagine di un libro o fra i voli pindarici di un sogno ad occhi aperti. Ergo, la Pasqua tendenzialmente per me rappresenta, con il suo primo slot di ferie dell'anno nuovo e la frizzante aria di primavera che fa venire voglia di novità ed esplorazioni, la prima occasione dell'anno per rimettere in pista le valigie.
Questo è un anno particolare: il primo viaggio c'è già stato e la vacanza pasquale è spostata di una settimana, con la partenza domenica prossima per il Galles; per cui per me questa Pasqua è casalinga, e, dopo essermi ben rimpinzata di cioccolato, adesso mi dedico a sfogliare con voi un po' di ricordi su come ho trascorso le Pasque degli scorsi anni, passate in viaggio...

Le Cascate del Niagara sono uno di quei luoghi che non sono nemmeno più semplici punti su una mappa geografica, ma sono diventati vere e pr...

Cascate del Niagara: com'è dura essere un'icona... Cascate del Niagara: com'è dura essere un'icona...

aprile 2014

Le Cascate del Niagara sono uno di quei luoghi che non sono nemmeno più semplici punti su una mappa geografica, ma sono diventati vere e proprie icone, membri honoris causa di una mitologia turistica collettiva.
Le hai già viste prima di andarci, te ne crei un'immagine mentale prima di averci veramente messo piede.
Come tutti i miti potranno confermare, è sempre un po' difficile riuscire a mantenere le aspettative che l'immaginario popolare finisce per creare, specialmente quando non sei la cascata più alta o più ampia del mondo - ma in molti pensano che tu lo sia, perché senza dubbio sei la più famosa, c'è gente che nel corso degli ultimi due secoli si è divertita a sfidarti lanciandosi per le tue rapide all'interno di una botte di legno, o attraversandoti sospeso su un filo da funambolo...
E basta il tuo nome, Nia-ga-ra, a dare l'idea di qualcosa di maestoso: lo pronunci con un po' di timore reverenziale e già ti sembra di sentire il boato dell'acqua, la sua potenza bella e terribile che ti lascia senza fiato...



E... sì, devo confessare che le mie aspettative non hanno aderito alla realtà in maniera precisissima.
Ma, del resto, questo è ciò che normalmente accade alle aspettative, bisogna esserne consapevoli.
E dopotutto non è che stavolta la realtà si sia poi rivelata particolarmente deludente, in fin dei conti.
Ok - me le immaginavo più alte. E più larghe, ma soprattutto più alte.
Tuttavia non posso dire che non siano impressionanti da vedere, specialmente raggiungendole dal basso, in barca, andando vicinissimi ad osservare la corsa mozzafiato della gigantesca e mostruosa massa d'acqua.

La mia visita a Toronto è stata caratterizzata da diverse prime volte : [*] è stata la prima delle tappe della vacanza in Canada che io ...

Toronto (ovvero la prima volta che ho messo zampa oltreoceano) Toronto (ovvero la prima volta che ho messo zampa oltreoceano)

aprile 2014

La mia visita a Toronto è stata caratterizzata da diverse prime volte:
[*] è stata la prima delle tappe della vacanza in Canada che io & Ginger Cat abbiamo fatto
[*] è stata la prima volta che mi avventuravo fuori dall'Europa
[*] di conseguenza è stata la prima volta che ho provato la strana sensazione del jet-lag
[*] ed è stata anche la prima volta che vedevo dei grattacieli dal vivo


La primavera è la stagione che preferisco. E non è solo una questione di colori o di temperature, è l'aria che si respira a piacermi: è...

Whitby - Se fossi un vampiro anch'io ti sceglierei... Whitby - Se fossi un vampiro anch'io ti sceglierei...

aprile 2014

La primavera è la stagione che preferisco.
E non è solo una questione di colori o di temperature, è l'aria che si respira a piacermi: è un'aria che sa di rinascita, di speranza, che ti fa venir voglia di cominciare qualcosa di nuovo, di scoprire qualcosa che prima non avevi mai preso in considerazione.
E, conseguentemente, di viaggiare.
Ma l'aria di primavera è la mia croce e delizia, dal momento che sono anche allergica a qualche polline ancora non meglio identificato, che mi tramuta, pressoché da sempre, in una versione felina dell'Eolo dei Sette Nani ogni qualvolta mi azzardo a respirarlo a piene narici.
Ora non voglio stare a disquisire su come ogni rosa debba avere le sue spine; preferisco piuttosto dribblare su un collegamento apparentemente sconnesso e raccontarvi del più bel posto in cui mi sia capitato di avere un attacco di allergia, ovvero Whitby, una piccola perla gotica, un po' inquietante ma bellissima, arroccata lungo le coste dello Yorkshire.

Come un po' tutti quelli della mia generazione, ho cominciato a studiare l'Inglese a scuola all'età di 11 anni. Ed è diventato ...

Chester - uno scrigno di tesori medievali Chester - uno scrigno di tesori medievali

aprile 2014

Come un po' tutti quelli della mia generazione, ho cominciato a studiare l'Inglese a scuola all'età di 11 anni.
Ed è diventato quasi subito la mia materia preferita in assoluto; anche perché mi divertivo ad impararlo, senza fare nemmeno troppo sforzo.
Di sicuro avevo un'ottima insegnante, ma credo che il mio ricordo più vivido delle mie lezioni di inglese fosse il libro che aveva scelto per noi.
Si chiamava "Dear penfriend" ed era basato sulla formula di presentare luoghi e costumi britannici attraverso lettere scritte da ragazzini fittizi: ogni capitolo cominciava con una breve lettera di presentazione scritta da qualcuno, e poi si descriveva il luogo dove questo adolescente immaginario viveva, insieme ad alcuni trafiletti sugli usi e costumi locali.
Adoravo quel libro.
A parte i contenuti interessanti, era anche graficamente molto accattivante e colorato, e passavo ore intere a sfogliarlo - non solo quando dovevo studiare qualcosa dalle sue pagine, ma anche solo per il piacere di farlo. E di sognare ad occhi aperti il giorno in cui sarei riuscita a visitare questi posti...
Galeotto fu quel libro, dunque.
Credo di poterlo "incolpare" di due fra le mie più grandi passioni di oggi: la corrispondenza ed il Regno Unito.

Chester era uno dei posti presentati nel libro.
La trovavo molto affascinante dalle foto mostrate sulle pagine, con la sua aria medioevale e le case a graticcio.
Quindi forse dovrei dare la colpa al libro anche per il mio debole per questi due aspetti!

Sapevate che Hogwarts esiste veramente? Che Diagon Alley, Hogsmeade ed il Ministero della Magia sono posti che si possono visitare davvero -...

La magia di Harry Potter La magia di Harry Potter

aprile 2014

Sapevate che Hogwarts esiste veramente? Che Diagon Alley, Hogsmeade ed il Ministero della Magia sono posti che si possono visitare davvero - anche se siete Babbani?
Adesso che tutti i film di Harry Potter sono stati girati e terminati, limitarsi a smantellare tutte le scenografie e/o donarle in maniera sparpagliata a qualche museo del cinema sarebbe stato un po' un peccato; per cui la Warner Bros ha deciso di trasformare per intero gli studi di Leavesden, dove sono stati girati tutti gli 8 episodi cinematrografici della saga, in un enorme museo a sé stante.
E non solo l'idea è stata di per sé brillante, ma è anche stata realizzata brillantemente.
Sì, lo so che quelli che brillano appartengono ad un'altra saga; ma penso sia l'aggettivo più calzante per descrivere il tutto.
E, se come me e la mia amica Ginger Cat, siete dei potteriani scatenati, non potrete non sentirvi in estasi mentre girate lì dentro e ci trovate di fronte a luoghi, creature ed oggetti che vi sono ormai familiari grazie ai film (e ai libri... e ai vostri sogni ad occhi aperti).
In qualunque angolo vi giriate c'è qualcosa che vi lascia a bocca aperta squittendo "Oddio, eccolo!! E' qui, è vero!!".
Sì, lo confesso, sono decisamente nerd; ma suppongo che se anche voi siete membri di un qualsiasi fandom, non abbia bisogno di spiegarvi la natura di questa sensazione, giusto?
Stavo quasi per aggiungere che forse si tratta di qualcosa di un po' infantile, ma, a parte il fatto che personalmente sono un'assoluta sostenitrice del voler coccolare ed assecondare il nostro fanciullino interiore, dal momento che ritengo sia il modo più efficace per riuscire a godere dei piaceri della vita in maniera più genuina, devo dire che durante la nostra visita non abbiamo poi visto così *tanti* bambini in giro.
C'erano più adulti, veramente.
Che mi fa sentire un po' meno a disagio sulle mie regressioni all'infanzia ;)
Però questa è una cosa che mi fa anche riflettere un po' riguardo a quanto detto più su riguardo all'emozione di vedere "dal vivo" tutte le cose viste nei film: forse un bambino reagirebbe diversamente? Forse non si sentirebbe eccitato ma in qualche modo deluso, dal momento che pensava che - per dire, Fierobecco fosse una creatura vivente e non semplicemente un meraviglioso capolavoro della meccanica? Che la capanna di Hagrid fosse in mezzo ad una foresta, e non rinchiusa in uno studio di ripresa?
Non saprei.
Però per me, essendo un'adulta (o, almeno, avendone l'età anagrafica!), è stata sicuramente un'esperienza magica.

"Beata te, di nuovo in viaggio!" - è stato il commento di alcuni colleghi quando ho detto loro che sabato sarei andata a Genova. ...

C'era una volta una gatta... a Genova C'era una volta una gatta... a Genova

aprile 2014

"Beata te, di nuovo in viaggio!" - è stato il commento di alcuni colleghi quando ho detto loro che sabato sarei andata a Genova.
Ho sorriso, e ho pensato che, in realtà, ormai io a Genova sono talmente "di casa" che quasi non lo considero nemmeno un vero e proprio "viaggio" quando ci vado.
La mia amicizia con Ginger Cat dura, con solidità ed importanza, da 6 anni, ed abbiamo sempre cercato di incontrarci almeno una volta al mese, alternando con una certa reciprocità le visite.
Il tragitto della linea ferroviaria che attraversa Asti ed Alessandria e poi travalica le Alpi Marittime lo conosco assai bene; così come alcuni angoli, alcune librerie ed alcuni ristoranti della città ducale.
Ma il fatto che non lo consideri un "vero" viaggio non significa affatto che non consideri Genova come una meta meritevole.
Anzi, era da tanto che meditavo un post sull'argomento; e ho deciso di approfittarne traendo spunto dalla gita dello scorso sabato, in cui alla mia spedizione genovese stavolta si sono unite anche Tabby Cat, Siamese Cat e Gothic Cat, riunendo la compagnia felina (quasi) al gran completo.

Salem è una cittadina bella e a misura d'uomo. Ha delle eleganti case georgiane di legno, vicoli acciottolati ed un'aura un po'...

Salem - perché sono un gatto nero, dopotutto Salem - perché sono un gatto nero, dopotutto

aprile 2014

Salem è una cittadina bella e a misura d'uomo.
Ha delle eleganti case georgiane di legno, vicoli acciottolati ed un'aura un po' fané che la fa apparire come se fosse giunta al giorno d'oggi perfettamente conservata dai tempi dei Pellegrini del Mayflower.
Quindi potrebbe meritare una certa fama turistica anche solo per questo, per essere quasi una specie di museo all'aria aperta delle colonie americane del XVII secolo, senza sembrare troppo finta o ricostruita.
E sarebbe potuta passare comunque alla storia per il suo florido commercio con l'Estremo Oriente.
Ci sono ancora diverse testimonianze di questa attività sparse in giro per la città: ad esempio il veliero Friendship attraccato nel porto, oppure il museo Peabody Essex che contiene opere d'arte, manufatti e oggetti curiosi raccolti dai commercianti locali durante i loro viaggi in queste terre.

Percé è un paesino affacciato sul Golfo di San Lorenzo, nella regione della Gaspesie , in Québec. Il San Lorenzo sembra-mare-ma-non-è : sta...

Percé... e il suo Rocher Percé... e il suo Rocher

aprile 2014

Percé è un paesino affacciato sul Golfo di San Lorenzo, nella regione della Gaspesie, in Québec.
Il San Lorenzo sembra-mare-ma-non-è: stavo quasi per descriverlo come una "località marittima", perché l'impressione che si ha, con la distesa d'acqua davanti, a perdita d'occhio, i gabbiani che vanno a pesca di granchi, e l'aragosta come principale specialità locale, è quella; ma il San Lorenzo è in realtà un fiume.
Percé è un posticino grazioso, una località balneare dal sapore un po' old England (nonostante si trovi nella parte francofona del Canada), con casette di legno colorate, una passerella scricchiolante che vi accompagna lungo il litorale, qualche negozio di souvenir dal sapore di modernariato un po' kitsch, e alcuni ristorantini dall'aria casalinga specializzati in poutine.