C'era un tempo in cui Torino a Ferragosto era una città fantasma.
Era il tempo in cui l'equazione Torino = FIAT era strettissima ed imprescindibile, priva di alternative: Torino viveva di FIAT, era un villaggio costruito attorno alla FIAT.
In agosto chiudeva la FIAT e chiudeva anche Torino.
Tutti al mare: i Piemontesi in Liguria, i meridionali immigrati per lavorare alla linea di montaggio tornavano a casa.
I negozi avevano le serrande abbassate e persino i piccioni facevano la fame.
In quel tempo nessuno si era ancora accorto che Piazza Castello fosse bella, quindi nessuno si stupiva nel vederla vuota.
Nessuno aveva ancora pensato di allestire un museo nel ventre della Mole, e anche l'Egizio era considerato poco più che una polverosa collezione di papiri che veniva pubblicizzata solo per le gite scolastiche.
Ai Murazzi c'erano solo spacciatori e melma.
Non che adesso non ci siano più, ma si mimetizzano fra cocktail colorati, musica e folla.
E' difficile definire quanto finisce un'epoca e quando ne comincia un'altra: oggi l'equazione Torino/FIAT si è allentata, si sta allentando sempre più.
Sembra un matrimonio in crisi, uno di quelli che, quando li si osserva dall'esterno, ci si domanda quanto ancora si debba attendere per vedere ufficializzato il divorzio, uno di quelli di cui si mormora "Stanno solo più insieme per i figli".
Ma forse questa crisi è solo un'evoluzione del rapporto: Torino, lei che era di nobili natali, lei che in passato è stata così ribelle e coraggiosa da dare libertà ad un'intera nazione, era un po' prigioniera nel ruolo di città industriale che le derivava dall'essere agli occhi del mondo "la città della FIAT".
Ne era prigioniera come una farfalla dentro un bozzolo.
Torino era bella e non lo sapeva: non si truccava, non si metteva in mostra, si copriva troppo con i suoi scialli informi di nebbia.
Ora lo sa: sa farsi ammirare, vuole farsi ammirare.
E' una città turistica - e, anche se a noi fa ancora un po' specie vedere dei turisti stranieri in giro per le sue vie, al tempo stesso ne siamo orgogliosi. Perché abbiamo sempre saputo che è bella, ed avremmo voglia di portarla sul palmo della mano fasciata nel suo vestito migliore, mostrandola al mondo intero.
Eppure - forse le epoche non hanno mai una chiusura netta, continuano ad avere strascichi che si sfilacciano e si fondono nelle trame di quella che dovrebbe essere un'epoca nuova, diversa.
Forse, semplicemente, i cambiamenti non sono mai troppo netti e radicali: qualcosa delle antiche abitudini permane sempre, soprattutto se sono abitudini che in qualche modo si intersecano al nucleo più profondo ed intimo della personalità di qualcuno.
Torino è una città introversa e silenziosa, e, come tutte le personalità introverse e silenziose, nasconde forti contrasti: alterna periodi di febbrile operosità ad altri di ozio piatto, forse perso fra qualche sogno ad occhi aperti, o forse semplicemente annebbiato nell'apatia.
Il Ferragosto fantasma è una manifestazione di questo secondo aspetto - della sua vocazione silente alla solitudine, ed un po' anche della sua tendenza a ricadere, prima o poi, nella pigrizia.
Il Ferragosto fantasma continua ancora oggi, in questa che non dovrebbe essere più (solo) una città industriale, ma una città turistica.
L'altra sera l'autobus proveniente da Malpensa mi ha scaricata di fronte alla Stazione di Porta Susa: mi avvio sotto le arcate di vetro per raggiungere la fermata della metropolitana, ma trovo i suoi tornelli trasparenti illuminati da una luce rossa intermittente ed un messaggio vocale che rimbomba dicendo "La metropolitana è chiusa".
Rimango interdetta per qualche secondo, più perplessa che ancora non arrabbiata, e poi riesco a discernere un cartello che avvisa che "Dal 9 al 17 agosto la metropolitana osserverà l'orario ridotto estivo". Chiusura ore 21.30.
I miei rientri sul suolo italico rendono sempre più complicato il mio rapporto con la mia terra di nascita.
Il giorno dopo mi avventuro anch'io con i turisti dall'aria smarrita che vagano per il centro, con le loro cartine in mano e lo sguardo desolato alzato verso le serrande abbassate di negozi e ristoranti.
La Mole si specchia nelle finestre del palazzo della RAI ed ha l'aria spiegazzata di chi si è appena svegliato tardi.
Non c'è nessuno oggi in coda di fronte ai suoi cancelli, e quando entro a sbirciare il cortile del Rettorato dell'Università a caccia di qualche amarcord malinconioso, i miei passi rimbombano.
I locali in cui avevo ipotizzato di pranzare sono tutti chiusi. Idem le mie scelte di backup. Ed ovviamente anche il backup del backup.
In via Accademia Albertina mi imbatto in un nuovo, minuscolo locale di supposta cucina giapponese, Akademi Sushi.
Ha alcuni tavolini deserti, ma fondamentalmente fa take away, per cui ordino due set di maki e me li vado a mangiare su una panchina di pietra in Piazza Carlina.
Sono seduta di fronte a "La Badessa": nel suo dehor gli ombrelloni sono chiusi, le sedie legate insieme con il catenaccio, i tavoli ricoperti di gocce di pioggia. Si dice che il ristorante si chiami così perché nell'edificio vaga il fantasma di una suora.
Ma oggi non c'è nemmeno lei a farmi compagnia.
Passa una bicicletta cigolante, ed una coppia di turisti francesi che si lamentano di come sia tutto chiuso.
In questa strana estate, fresca eppure umida in maniera plumbea, il silenzio viene amplificato e pare che tutta la città, con i suoi portici deserti ed i palazzi barocchi dalle finestre sonnacchiose, stia ad ascoltare il battito del tuo cuore.
Il mio sushi è molto buono.
In fondo ti capisco, Torino: vengo anch'io a sognare e ad oziare un po' con te.
agosto 17, 2014
C'era un tempo in cui Torino a Ferragosto era una città fantasma. Era il tempo in cui l'equazione Torino = FIAT era strettissima ed...
Torino a Ferragosto
About author: Serena Chiarle
Analitica come stile di vita, e data scientist di professione. Introversa e fiera di esserlo, ho come arma preferita il sarcasmo. Viaggio spesso con il pensiero e ogni tanto anche dal vivo. Leggo per legittima difesa e scrivo con premeditazione di reato - oppure per evitare di commetterne. Bevo vino rosso, caffé senza zucchero, parlo con i gatti e fotografo tramonti. Amo le contraddizioni perché è così che funziona.
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"Stanno solo più insieme per i figli".. Mi ha fatto sorridere leggere che usi il "Solo più" da vera torinese :-)
RispondiEliminaIl Ferragosto è una festa che c'è solo in Italia, per cui purtroppo i turisti che vengono da fuori rischiano di trovare davvero qualche difficoltà con i locali, detto questo: non mi dispiace Torino un po' vuota. Ma la chiusura estiva della metro è qualcosa che non capisco neppure io: proprio nei periodi in cui si sta fuori fino a tardi dovrebbe essere più attiva che mai e invece il servizio non c'è! :-/
ah ah, ma sai che non ci avevo mai fatto caso che fosse un'inflessione dialettale ?? ;)
EliminaNe sono talmente assorbita che nemmeno me ne rendo conto.
Torino un po' vuota ha il suo fascino, lo ammetto. Anzi, in un certo senso la cerco volentieri perché è davvero raro vederla così, e mi sembra di poter riuscire a conoscerla meglio - come una chiacchierata in tete-a-tete!
E il silenzio è davvero surreale e in un certo senso bellissimo.
Solo che mi dispiace che da un lato si stia cercando di puntare tanto sul turismo e dall'altro invece poi ci sono disguidi come quello della metropolitana chiusa e nemmeno un locale aperto. Capisco che tutti abbiano voglia giustamente di farsi le ferie, ma magari diluire un po' le chiusure facendole anche in altri periodi potrebbe essere un modo per accogliere meglio i turisti.
Ce n'erano abbastanza... tutte le persone che ho visto in giro praticamente erano turisti. Però se poi devono andare a mangiare da Mc Donald's perché non c'è davvero nient'altro aperto temo che rimangano un po' delusi...
Brava amica mia!!
RispondiEliminaTanto amore a tinte "granata", anche se non pensi di saperlo.....
Arrivi.