Le casette del Villaggio Leumann di Collegno sono un misto fra un paesino svizzero e l'architettura liberty, proprio come se qualcuno avesse shakerato e mixato elementi dei due stili - se due edifici potessero procreare e riprodursi, con una ricombinazione cromosomica casuale come avviene per gli esseri viventi, ecco, il risultato sarebbe questo.
Ci sono casette a graticcio, qualche elemento flamboyant, staccionate di legno che delimitano piccoli giardini fioriti e stradine pedonali in selciato, che rappresentano un notevole contrasto con i condomini da dieci piani, l'asfalto ed il cemento che li circondano.
Un po' come vedere una mucca pascolare placida nel bel mezzo di una giungla urbana.
Di fronte al Leumann ci passavo tutti i giorni quando andavo a scuola, ed era uno dei miei punti preferiti che demarcavano il lento percorso lungo i 38 semafori di corso Francia, spezzando un po' la monotonia del paesaggio urbano della periferia.
All'epoca non avrei mai detto che un giorno sarei andata a vivere lì vicino - ma non credo sarebbe stata questa la cosa che più mi avrebbe stupita della mia vita di oggi, se me l'avessero raccontata 17 anni fa.
Per cui, vista la vicinanza, e visto che il fatto di avere un blog ormai mi serve come alibi per levarmi lo sfizio di passare le giornate a girovagare, e a visitare finalmente tutti quei posti "dietro l'angolo" che, un po' per pigrizia ed un po' per il paradosso della comodità logistica, si lasciano sempre da parte, finalmente mi sono decisa ad inoltrarmi fra le casette a graticcio del Leumann.
E questo villaggio non è solo un grazioso esperimento genetico-architettonico teutonico-liberty, è un interessante pezzettino di storia, un minuscolo museo all'aria aperta.
Napoleone Leumann era un industriale svizzero (ecco, appunto) che, nella seconda metà del 1800, aveva uno stabilimento di produzione del lino in quel di Voghera. Il suo, tra l'altro, si dovrebbe pronunciare Loìman, ma sia lui che questo villaggio, da queste parti sono passati alla storia pronunciati così come sono scritti.
Ma dicevamo.
Il signor Leumann un bel giorno del 1865 si stufa di produrre lino a Voghera e decide che vuole dedicarsi al cotone, e che lo vuole fare nei pressi di Torino, perché è più comodo per i commerci con la Francia.
Aprire un'attività a Torino, tra l'altro, in quegli anni significava anche usufruire di alcuni interessanti incentivi che lo Stato aveva donato alla città per "rimborsarla" dello smacco di non essere più capitale. Altri tempi...
Collegno è vicino a Torino, sull'asse di collegamento verso la Francia, ed ha anche un paio di utili canali di irrigazione già predisposti - quelli che in piemontese si chiamano béalere. Personalmente delle béalere ho un'immagine un po' pulp, perché quando ero piccola mia nonna mi diceva sempre che dentro ci navigavano pantegane grosse come ippopotami - ma suppongo che il suo fosse solo un pedagogico terrorismo psicologico per tenermi alla larga da giochi pericolosi in quella che scorreva dietro casa sua; e giustamente il signor Leumann badava sostanzialmente all'utilità produttiva dei canali, più che ai loro abitanti geneticamente modificati.
Comunque, il signor Leumann non si limitò a costruire un cotonificio.
Il nostro industriale era un filantropo illuminato, e riteneva giustamente che i suoi operai avrebbero potuto lavorare e rendere meglio se si fosse garantito loro uno stile di vita migliore, badando al loro benessere, alla loro istruzione ed alla loro salute.
Attorno alla fabbrica decide quindi di costruire un intero villaggio, costituito da 59 villette che giunsero ad ospitare in totale quasi un migliaio di persone, fra dipendenti del cotonificio e membri delle loro famiglie, una chiesa, una scuola elementare, un asilo, dei bagni pubblici, un ambulatorio medico, una palestra, un ufficio postale, una cooperativa alimentare ed un convitto per le giovani operaie.
La chiesa fu dedicata alla Santa che porta il nome della madre di Leumann, Elisabetta; la scuola invece a sua figlia, che morì bambina; e il progetto di realizzazione del tutto fu affidato all'ingegner Pietro Fenoglio: Leumann aveva in mente un piccolo villaggio svizzero di campagna, ma Fenoglio fu il massimo esponente torinese del liberty, come testimoniano i diversi palazzi che ha lasciato in giro per il centro - e da qui ebbe origine il medley che caratterizza lo stile di questo posto.
Il cotonificio crebbe e prosperò finché Leumann fu in vita, ma, purtroppo, alla sua morte, i suoi eredi non furono in grado di portare avanti una gestione altrettanto efficace, e negli anni '70 finì per chiudere i battenti.
Il villaggio passò in gestione al Comune di Collegno, che affidò alcune case a degli ex dipendenti ed assegnò le rimanenti in base alle graduatorie dell'edilizia popolare - criterio di gestione che permane ancora oggi.
Forse qua e là non guasterebbe un po' più di manutenzione, ma globalmente il villaggio è ancora abbastanza ben preservato ed è una valida ed interessante testimonianza storica e culturale.
Al momento della mia visita, nella chiesa di Santa Elisabetta si stava celebrando un matrimonio. Una delle due scuole è ancora in attività, mentre nel Convitto oggi c'è la Biblioteca Comunale.
Al posto del cotonificio, invece, c'è un outlet di abbigliamento.
Non sono sicura che venda solo abiti di cotone, però penso che, tutto sommato, al signor Leumann la cosa non sarebbe dispiaciuta...
Che bello il villaggio Leuman! Ne avevo parlato anche io un po' di tempo fa perché anche la mia casa a Torino è a due passi da Collegno :-) Sono d'accordo però: ci vorrebbero un po' di ristrutturazioni!
RispondiEliminadavvero?? Allora saremmo quasi vicine di casa :D
EliminaVado a cercarmi il tuo articolo, allora!!
Oddio *-* Che meraviglia quelle casette :D
RispondiEliminabelline vero?? :-D
EliminaSai che i ha sempre incuriosita?
RispondiEliminaCredo che ci farò un giro! :)
anch'io per molto tempo l'ho sempre solo guardato da fuori e non ci ho mai fatto un giro dentro.
EliminaE' carino, vacci :)
Adoro questo antico borgo, poi a me che piacciono le case a graticcio è anche il massimo. È fantastico che alle porte della nostra città ci sia un posto simile. Bell'articolo brava. :)
RispondiEliminaGrazie!
EliminaE' qualcosa di molto originale