agosto 14, 2016
Brighton ha i taxi verde menta.
Quando arrivo il cielo è azzurrissimo, il mare ancor di più. Due secondi dopo diventano grigi, come se qualcuno gli avesse applicato un filtro in bianco & nero. Il tempo di rinchiuderci dentro una tea room a farci un'overdose di cioccolato sotto forma di torta, ed è di nuovo tutto azzurro.
In centro, nel suo cuore più intimo e british, quello fatto di vicoletti e di mattoni, ci sono dei festoni con bandierine triangolari in colori pastello. I pub ed i ristoranti sono tinteggiati in maniera simile, ognuno di un colore diverso. Chissà come sceglie il colore ciascun proprietario - e chissà che colore sceglierei io, per il mio pub. Che naturalmente si chiamerebbe Black Cat.
Ce n'è uno verde bottiglia che mi piace - ha metà della facciata ricoperta di strisce di piastrelle di ceramica, lucidissime, verdone e crema. Però alla fine non ci andiamo a mangiare.
C'è un negozietto che quasi nemmeno si vede - sembra sempre chiuso e invece è sempre aperto, o almeno in orari in cui in Inghilterra è raro trovare qualcosa di aperto. Vende francobolli - e il colore non me lo ricordo: forse da fuori è un po' incolore in effetti, ma dentro ha tutti i colori del mondo, quelli dei quintali e quintali di francobolli affastellati in pile, scaffali, faldoni, raccoglitori, in buste di plastica, in giro liberi. Venti metri quadri stipati di puro nerdvana filatelico.
"Oh, ma se gli piacciono i francobolli con le automobili ho anche questi! Prendili, sono in omaggio! Con i gatti non ho niente, ma ti posso dare questi con le tigri... sono solo gatti un po' più grandi in fin dei conti"
L'omino dietro al bancone, gentile ed affabile come solo gli Inglesi sanno essere, più che vendere francobolli, sembra voler dispensare felicità al mondo - perché è abbastanza chiaro che per lui i francobolli siano fonte di felicità.
I vicoli si fanno stretti: le mura sono bianche, le facciate di legno sono verde chiaro. C'è qualche graffito in giro, un gatto arancione, stilizzato come un manga.
C'è una stradina dove ci sono solo negozi di gioiellieri. Qualche vetrina vende anche cimeli militari: il rosso è il colore dominante, il rosso delle divise dei dragoni di Sua Maestà, il rosso della croce di San Giorgio, delle medaglie al valore.
Ci sono altri negozi di stranezze, di chincaglierie, di abiti usati, di cose deliziosamente inutili e squisitamente vintage. Color ottone, come il ciondolo in stile vittoriano, forse un po' steam-punk, che mi sono comprata.
Il Royal Pavillion è color crema.
E' circondato da un giardino verde, con macchie di fiori giallo limone, pervinca, bianchi, lilla.
Ci sono ragazze e ragazzi spagnoli seduti in circolo.
Il Pavillion da fuori ha la fisionomia indiana: un succulento trionfo monocromatico di archi traforati e di cupole a cipolla.
Dentro è cinese: sontuosità rosso lacca ed oro - e draghi, draghi ovunque. Draghi che pendono dal soffitto e che si arrampicano sulle pareti, draghi che reggono cacofonici lampadari di cristallo e che si trasformano in zuppiere - probabilmente per servire una salsa molto piccante.
Con questa premessa, potrebbe sembrare una reggia della dinastia Targaryen ne "Il Trono di Spade", e invece è stato il futuro re Giorgio IV a volerlo, agli inizi dell'800.
Ci dev'essere qualcosa nell'aria, a Brighton, qualche energia strana che scorre, elettrica e sfacciata, appena sotto pelle: un'energia che si manifesta in un caleidoscopio variopinto di stranezze, in un mosaico esplosivo di cose diverse, antiche, lontane, e forse un po' proibite, che altrove si preferiscono dire sottovoce.
Brighton è un pavone, un pappagallo tropicale, una ballerina di can can. Un misto di spezie esotiche usato per condire un piatto tradizionale.
Il Pier è dove andiamo a passeggiare la sera per digerire la cena, di solito consumata in un ristorante indiano - un arancione sfumato di ocra, come la salsa che condisce il butter chicken, o più intenso, come la zuppa di pomodoro e mango che ci hanno servito come entrée dentro una tazzina da caffé. A Brighton il contenitore non corrisponde quasi mai al contenuto.
Il sole è ancora alto nel cielo, che è azzurro, sfumato d'oro in maniera quasi accecante.
Il mare di un blu spietato.
Il molo è color legno, bianco nei parapetti e nei lampioni di ferro battuto - giallo, rosso, rosa, nelle tinte della giostrina dei cavalli, dove si galoppa in tondo ma con il mare negli occhi.
Profumo di churros e di zucchero filato.
Ovunque bancarelle che vendono le Brighton Rocks, caramelle dure il cui nome è un gioco di parole che vuole richiamare sia le rocce, sia l'anima rocker della città - punto di riferimento creativo e formativo per molti artisti dagli anni '70 ad oggi.
Verso ovest, lo scheletro nero del West Pier, molo gemello divorato da un incendio.
Rimangono le sue ossa di ferro ancora piantate solidamente nel mare - e su di loro, al tramonto, forse aleggiano i fantasmi della meraviglia vittoriana che era stata, assieme a quelli di Charlie Chaplin e Stan Laurel, che si erano esibiti qui.
Sulla spiaggia ci sono mille sfumature di grigio e marrone.
Ci sono gabbiani chiassosi che planano bassi, bianchi, per perlustrare se c'è un gelato o del fish & chips da rubare a qualche ignaro passante.
C'è un asciugamano nero disteso per terra, perché qualcuno ha dormito qui stanotte - lo abbiamo visto dalla finestra dell'albergo.
C'è qualche bottiglia di birra vuota, verde lucido e trasparente.
Ieri sera qui c'era il maxischermo per vedere Inghilterra - Islanda.
L'Inghilterra è stata eliminata dagli Europei, e questo apparentemente ha fatto più clamore della sua auto-eliminazione dall'Europa.
Nessuno parla della Brexit qui a Brighton, ad appena un paio di giorni di distanza dai risultati del referendum.
Il mare, anche stasera, continua ad essere azzurro...
Brighton ha i taxi verde menta. Quando arrivo il cielo è azzurrissimo, il mare ancor di più. Due secondi dopo diventano grigi, come se q...
Tutti i colori di Brighton
Brighton ha i taxi verde menta.
Quando arrivo il cielo è azzurrissimo, il mare ancor di più. Due secondi dopo diventano grigi, come se qualcuno gli avesse applicato un filtro in bianco & nero. Il tempo di rinchiuderci dentro una tea room a farci un'overdose di cioccolato sotto forma di torta, ed è di nuovo tutto azzurro.
In centro, nel suo cuore più intimo e british, quello fatto di vicoletti e di mattoni, ci sono dei festoni con bandierine triangolari in colori pastello. I pub ed i ristoranti sono tinteggiati in maniera simile, ognuno di un colore diverso. Chissà come sceglie il colore ciascun proprietario - e chissà che colore sceglierei io, per il mio pub. Che naturalmente si chiamerebbe Black Cat.
Ce n'è uno verde bottiglia che mi piace - ha metà della facciata ricoperta di strisce di piastrelle di ceramica, lucidissime, verdone e crema. Però alla fine non ci andiamo a mangiare.
C'è un negozietto che quasi nemmeno si vede - sembra sempre chiuso e invece è sempre aperto, o almeno in orari in cui in Inghilterra è raro trovare qualcosa di aperto. Vende francobolli - e il colore non me lo ricordo: forse da fuori è un po' incolore in effetti, ma dentro ha tutti i colori del mondo, quelli dei quintali e quintali di francobolli affastellati in pile, scaffali, faldoni, raccoglitori, in buste di plastica, in giro liberi. Venti metri quadri stipati di puro nerdvana filatelico.
"Oh, ma se gli piacciono i francobolli con le automobili ho anche questi! Prendili, sono in omaggio! Con i gatti non ho niente, ma ti posso dare questi con le tigri... sono solo gatti un po' più grandi in fin dei conti"
L'omino dietro al bancone, gentile ed affabile come solo gli Inglesi sanno essere, più che vendere francobolli, sembra voler dispensare felicità al mondo - perché è abbastanza chiaro che per lui i francobolli siano fonte di felicità.
I vicoli si fanno stretti: le mura sono bianche, le facciate di legno sono verde chiaro. C'è qualche graffito in giro, un gatto arancione, stilizzato come un manga.
C'è una stradina dove ci sono solo negozi di gioiellieri. Qualche vetrina vende anche cimeli militari: il rosso è il colore dominante, il rosso delle divise dei dragoni di Sua Maestà, il rosso della croce di San Giorgio, delle medaglie al valore.
Ci sono altri negozi di stranezze, di chincaglierie, di abiti usati, di cose deliziosamente inutili e squisitamente vintage. Color ottone, come il ciondolo in stile vittoriano, forse un po' steam-punk, che mi sono comprata.
Il Royal Pavillion è color crema.
E' circondato da un giardino verde, con macchie di fiori giallo limone, pervinca, bianchi, lilla.
Ci sono ragazze e ragazzi spagnoli seduti in circolo.
Il Pavillion da fuori ha la fisionomia indiana: un succulento trionfo monocromatico di archi traforati e di cupole a cipolla.
Dentro è cinese: sontuosità rosso lacca ed oro - e draghi, draghi ovunque. Draghi che pendono dal soffitto e che si arrampicano sulle pareti, draghi che reggono cacofonici lampadari di cristallo e che si trasformano in zuppiere - probabilmente per servire una salsa molto piccante.
Con questa premessa, potrebbe sembrare una reggia della dinastia Targaryen ne "Il Trono di Spade", e invece è stato il futuro re Giorgio IV a volerlo, agli inizi dell'800.
Ci dev'essere qualcosa nell'aria, a Brighton, qualche energia strana che scorre, elettrica e sfacciata, appena sotto pelle: un'energia che si manifesta in un caleidoscopio variopinto di stranezze, in un mosaico esplosivo di cose diverse, antiche, lontane, e forse un po' proibite, che altrove si preferiscono dire sottovoce.
Brighton è un pavone, un pappagallo tropicale, una ballerina di can can. Un misto di spezie esotiche usato per condire un piatto tradizionale.
Il Pier è dove andiamo a passeggiare la sera per digerire la cena, di solito consumata in un ristorante indiano - un arancione sfumato di ocra, come la salsa che condisce il butter chicken, o più intenso, come la zuppa di pomodoro e mango che ci hanno servito come entrée dentro una tazzina da caffé. A Brighton il contenitore non corrisponde quasi mai al contenuto.
Il sole è ancora alto nel cielo, che è azzurro, sfumato d'oro in maniera quasi accecante.
Il mare di un blu spietato.
Il molo è color legno, bianco nei parapetti e nei lampioni di ferro battuto - giallo, rosso, rosa, nelle tinte della giostrina dei cavalli, dove si galoppa in tondo ma con il mare negli occhi.
Profumo di churros e di zucchero filato.
Ovunque bancarelle che vendono le Brighton Rocks, caramelle dure il cui nome è un gioco di parole che vuole richiamare sia le rocce, sia l'anima rocker della città - punto di riferimento creativo e formativo per molti artisti dagli anni '70 ad oggi.
Verso ovest, lo scheletro nero del West Pier, molo gemello divorato da un incendio.
Rimangono le sue ossa di ferro ancora piantate solidamente nel mare - e su di loro, al tramonto, forse aleggiano i fantasmi della meraviglia vittoriana che era stata, assieme a quelli di Charlie Chaplin e Stan Laurel, che si erano esibiti qui.
Sulla spiaggia ci sono mille sfumature di grigio e marrone.
Ci sono gabbiani chiassosi che planano bassi, bianchi, per perlustrare se c'è un gelato o del fish & chips da rubare a qualche ignaro passante.
C'è un asciugamano nero disteso per terra, perché qualcuno ha dormito qui stanotte - lo abbiamo visto dalla finestra dell'albergo.
C'è qualche bottiglia di birra vuota, verde lucido e trasparente.
Ieri sera qui c'era il maxischermo per vedere Inghilterra - Islanda.
L'Inghilterra è stata eliminata dagli Europei, e questo apparentemente ha fatto più clamore della sua auto-eliminazione dall'Europa.
Nessuno parla della Brexit qui a Brighton, ad appena un paio di giorni di distanza dai risultati del referendum.
Il mare, anche stasera, continua ad essere azzurro...
About author: Serena Chiarle
Analitica come stile di vita, e data scientist di professione. Introversa e fiera di esserlo, ho come arma preferita il sarcasmo. Viaggio spesso con il pensiero e ogni tanto anche dal vivo. Leggo per legittima difesa e scrivo con premeditazione di reato - oppure per evitare di commetterne. Bevo vino rosso, caffé senza zucchero, parlo con i gatti e fotografo tramonti. Amo le contraddizioni perché è così che funziona.
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Avevo provato a lasciarti un commento un paio di ore fa ma qualcosa è andato storto, quindi scusami se ti ritrovi due commenti uguali!
RispondiEliminaComunque, ti volevo dire che le tue storie hanno un potere enorme. Quando descrivi dei posti in cui non sono mai stata, hai la capacità di farmi immaginare le strade, i profumi e i sapori. Nei post in cui parli di luoghi che conosco - come Brighton - riesci a riportarmi proprio lì, a passeggiare tra le vie colorate 😍
Grazie Silvia, mi hai fatto un complimento bellissimo!!
EliminaTra l'altro secondo me Brighton potrebbe piacerti, quindi te la consiglio assolutamente :)
Baci