Quando prima vi dicevo che il Giappone è un mondo diverso, lo intendevo davvero nel senso letterale del termine. Ci sono regole, usanze, el...

10 cose da fare in Giappone 10 cose da fare in Giappone

10 cose da fare in Giappone

10 cose da fare in Giappone

Quando prima vi dicevo che il Giappone è un mondo diverso, lo intendevo davvero nel senso letterale del termine.
Ci sono regole, usanze, elementi di uso comune, rituali e leggi ascritte che sono completamente differenti da quelle che abbiamo, più o meno, in tutto il mondo occidentale.
Viaggiare in Giappone è come leggere un libro del tutto nuovo, un libro che ti assorbe e ti affascina in ogni singola riga, in ogni singola parola. E' un libro che vorresti continuare a leggere anche quando sei già partito, perché non sei riuscito a finirlo, e perché ogni parola che leggi ti fa nascere delle nuove domande, ti rimanda ad altri approfondimenti in giro per altre pagine.
Ci sono alcune cose, molto giapponesi, che, durante il viaggio là, possono essere d'aiuto per approfondire le parole lette in questo nuovo libro, per entrare in contatto in maniera più profonda e diretta con questo affascinante Paese.
Ecco i miei consigli e le mi esperienze:




[1] - Dormire in un ryokan
I ryokan sono le locande tradizionali giapponesi, in cui è possibile immergersi a 360° nelle atmosfere più tipiche e nei rituali quotidiani del Sol Levante.
Le camere non hanno pavimenti ma le stuoie di paglia dei tatami; al centro troneggia un tavolino rasoterra apparecchiato con l'occorrente per il té, e le pareti sono ricoperte di pannelli di carta scorrevoli che fungono sia da finestre/persiane verso l'esterno che da armadi, dentro ai quali si trova l'occorrente per la notte ed uno yukata (kimono di cotone) da indossare per recarsi al bagno pubblico della struttura (i famosi onsen, le spa nipponiche in cui ci si immerge completamente nudi) e/o alla cena.
Ovviamente ci si deve togliere le scarpe ed indossare le apposite pantofole che vengono fornite.
La cena tradizionale in alcuni casi viene servita direttamente in camera, oppure in una sala comune. La nostra aveva una decina di piccole portate, principalmente a base di pesce a parte il sukiyaki (carne e verdure cotte nel brodo) da preparare sul momento immergendo gli ingredienti nel fornelletto caldo lasciato sul tavolo. Ammetto di aver mangiato almeno un paio di cose che non sapevo cosa fossero (e forse è meglio così) - però era tutto fresco e squisito.
Dopo cena la camera viene allestita per la notte: il tavolino viene spostato e vengono tirati i futon fuori dalle ante scorrevoli.
Il materassino dei futon, verso le prime ore dell'alba, comincia a sembrare tremendamente sottile; però la mia schiena non ha subito contraccolpi dall'esperienza - che non posso che consigliare: in una botta sola entrate in contatto con tantissimi aspetti del Giappone più "intimo" e privato che altrimenti non sono facili da intercettare.

[Noi siamo state all'Hotel Miya-Rikiu, sull'isola di Mijayima]

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[2] - Cucinare l'okonomiyaki
Qualcuno lo definisce "la pizza del Giappone", nel senso che all'impasto base puoi aggiungere poi tutti gli ingredienti che preferisci - però di fatto somiglia di più ad una frittata.
L'okonomiyaki, prelibatezza di cui Osaka può vantare la paternità e che chi era bambino negli anni '80 conosce grazie all'anime Kiss Me Licia (li cucinava nel suo ristorante Marrabbio, il papà di Licia), solitamente è una produzione fai-da-te.
I ristoranti che lo servono hanno una piastra calda in mezzo al tavolo: tu scegli gli ingredienti (solitamente cavolo, noodles, uovo e mais, ma per le aggiunte e variazioni l'unico limite è la fantasia), ti viene fornita la pastella che versi sulla piastra, fai cuocere 5 minuti per lato e buon appetito.
Il locale che abbiamo provato a Tokyo era così tradizionale che non solo i tavoli erano rasoterra, ma non c'era nemmeno l'aria condizionata: ergo - temperatura esterna 30° C + umidità al 100% +  piastra calda = esperienza mistica - ma è stato molto divertente.
E, naturalmente, buono!

[Okonomiyaki Sometaro, 2-2-2 Nishiasakusa, Asakusa, Tokyo]

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[3] - Visitare un neko café
I neko café, ovvero i bar dei gatti, in Giappone, e a Tokyo in particolare, pullulano.
Del resto sono stati inventati qua; e, del resto, basta guardarsi un attimo intorno, fra i negozi di gadget e le riviste sull'argomento che occupano mezzo scaffale di qualunque libreria, per capire quanto i Giapponesi amino i gatti.
Quello in cui siamo state noi si trovava nel quartiere di Asakusa, a Tokyo, a due passi dal tempio Senso-ji, ed occupava la superficie di un piccolo monolocale all'ottavo piano di un edificio.
Vietato l'accesso ai minori di 11 anni e regolamentato da tutta una serie di divieti ed ammonizioni al fine di garantire la giusta serenità dei mici, si può accedere anche senza consumare bevande o cibo: si paga solo "a tempo" per coccolare i gatti - che, detto così, sembrano un po' dei mercenari delle coccole, ma del resto è una formula che serve anche ad evitare il sovraffollamento del locale.
I mici ovviamente erano adorabili - ma non c'è bisogno che ve lo dica.

[Monta neko café, 1-5-2 Hanakawado Satelite, Fuji bld 8F, Tokyo]

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[4] - Viaggiare con lo shinkansen
Shinkansen significa "treno proiettile", ed è il capolavoro tecnologico delle ferrovie giapponesi: è stato il primo treno ad alta velocità (inaugurato più di 50 anni fa, nel 1964) e a lungo ha detenuto il primato di treno più veloce del mondo.
Oggi l'esperienza di viaggiare su uno shinkansen non è, tutto sommato, particolarmente diversa dal viaggiare su un qualsiasi altro treno ad alta velocità - però è innanzitutto efficientissimo e puntuale al secondo, e poi vederlo entrare in stazione sfrecciando ha un fascino tutto suo.
Riuscire a fotografare il suo muso a testa di serpente non è stato facile, nonostante ne siano passati diversi mentre ero appostata sul binario ad attendere il mio: sono troppo veloci!
Ammetto che con il Frecciarossa non è mi è mai capitato di percepire la stessa sensazione - però è anche vero che non ho mai provato a fotografare un Frecciarossa, povera creatura.
Come tutti i treni ad alta velocità non costa poco, però permette di girare le città principali del Giappone in tempi davvero brevissimi: prenotando on line con largo anticipo è possibile trovare prezzi più convenienti.
Ah - se per caso voleste tenere il biglietto di ricordo, sappiate che non è possibile: all'uscita dalla stazione il tornello ve lo ingurgiterà senza pietà alcuna.

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[5] - Lasciare una preghiera in un tempio shintoista
Le preghiere in Giappone non si dicono - né esprimendole nel silenzio del proprio cuore, né bisbigliandole sottovoce di fronte ad un altare.
Le preghiere in Giappone si scrivono - e questa è una cosa che mi piace molto, perché scrivere qualcosa significa dargli forma, razionalizzarlo, cominciare già a farlo esistere, anche se solo sotto forma di parole: forse, così mi piace pensare, è un primo passo propizio per realizzarlo.
Nei templi si trovano tavolette di legno di diversa forma, che si possono acquistare facendo un'offerta: la forma riprende la tipologia della preghiera espressa, oppure le fattezze del kami (la divinità) a cui la preghiera è rivolta. Sulla tavoletta si scrive a penna il proprio desiderio e poi la si appende ad una bacheca: la fila di tavolette è sempre piuttosto lunga, ma chissà che il kami non decida di pescarne qualcuna a caso e che, per una volta, non sia proprio la nostra?

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[6] - Coccolare i cervi sacri
La particolarità dell'isola sacra di Mijayima e del parco dei templi di Nara, oltre alla bellezza dei loro edifici sacri e l'atmosfera di serenità assoluta che infondono, sono i daini.
Centinaia di esemplari, che si muovono liberi e tranquilli per le strade, in mezzo alla gente, perfettamente addomesticati - quasi come i piccioni a Venezia, ma più carini e coccolosi.
I cervi sono ghiotti dei cracker di riso di cui si trovano in giro numerose bancarelle e cassettine (con offerta da inserire in una honesty box - cassettina raccoglisoldi per la quale non esiste la traduzione in italiano perché da noi sarebbe un sistema del tutto impraticabile), ma in mancanza di quelli si accontentano di verdura di ogni tipo - e, se non gli procurate nemmeno quello, allora potrebbero forse decidere di servirsi da soli dei vostri vestiti o di qualunque cosa di carta teniate a portata di mano.
Però se decidete di offrir loro qualche cracker, sappiate che, da veri giapponesi, sono molto educati, e vi ringrazieranno con un inchino:

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[7] - Fare merenda in un kawaii café
Kawaii in giapponese significa tenero.
Chi, come me, ha una dipendenza cronica per la scrittura che sfocia anche in fissazione compulsiva per carta, quaderni e blocchi di ogni tipo, conoscerà bene i personaggini buffi e pacioccosi della Sanrio, che sono, per l'appunto, kawaii.
Ma in Giappone non si accontentano di metterli soltanto su fogli e penne: hanno deciso di creare anche delle caffetterie a tema, dove Hello Kitty o Rilakkuma non solo dominano l'arredamento, ma anche le varie portate dolci e salate che vengono servite.
Anche se non avete sprazzi di regressione all'infanzia come la sottoscritta, fare una merenda in uno di questi posti è un'esperienza decisamente molto particolare e molto jap - non fosse altro per rallegrare gli occhi con la bellezza e la cura con cui vengono decorati i vari piatti.

[Pompompurin Café, stazione di Umeda, Osaka
Cinnamonroll Café, Kyoto]

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[8] - Ascoltare le cicale
Una delle prime cose che ti colpisce quando arrivi in Giappone, a Tokyo in particolare, è uno strano, acuto, insistente frinire continuamente di sottofondo.
Sembra quasi la vibrazione dei cavi dell'alta tensione. Ipotizzi poi che sia, non so, qualche dispositivo elettronico di qualcosa.
E poi ti dicono che sono cicale.
Cicale!
Ma le cicale che abbiamo (raramente) noi in Italia in confronto fan parte del coro dello Zecchino d'Oro: queste sono cicale hard metal.
Trovandone una per terra, la fotografo col mio piede vicino, per rendere bene l'idea delle dimensioni: X-Cicale mutanti!
Non era in America che era tutto più grande?

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[9] - Prendere un taxi
Sembra una banalità, ma in Giappone anche questa è un'esperienza.
Il primo taxi che vediamo mi fa pensare "Ma guarda che tamarro questo taxista giapponese, ha tutti i sedili ricoperti di pizzetti bianchi della nonna!".
Ma poi ne vedo due, tre, dieci, centinaia, tutti uguali.
E, riflettendoci, capisco che questo pizzo sui sedili non è affatto tamarro: è vintage, ha un che di ottocentesco.
E' un po' come viaggiare in carrozza.
E del resto i conducenti hanno quasi sempre i guanti bianchi. E sulla porta c'è un'avvertenza che ti richiede di non aprirla: i taxisti ci tengono a farlo loro per te.
Certo, lo fanno pigiando un bottone che la apre in automatico e non scendendo giù e facendoti anche l'inchino: è una declinazione tecnologica della cavalleria, ma enfatizza comunque l'allure un po' d'antan di questi mezzi di trasporto...

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[10] - Indossare kimono e sandali
A parte lo yukata che vi viene offerto se decidete di soggiornare in un ryokan (vedi punto 1), indossare un vero kimono può essere un'esperienza divertente: in realtà il kimono per i Giapponesi è un po' come il kilt per gli Scozzesi - lo indossano solo per le occasioni speciali; però, poiché sanno quanto fascino esercita sui turisti, e in particolare su noi occidentali, esistono dei negozi che li noleggiano.
Di fatto, quando si vedono persone col kimono addosso in giro per la strada, nel 90% dei casi sono turisti (cinesi, di Taiwan, di Hong Kong, ...) e non giapponesi. Se doveste avere la fortuna di avvistare qualche geisha per le strade di Kyoto, ammirandone la bellezza e la ricchezza del vestito vi salterà subito all'occhio la differenza fra un vero kimono ed un esemplare low cost a noleggio.
Però, ad un occhio profano, può comunque avere un suo fascino.
I geta sono i tradizionali sandali ad infradito di legno con cui si dovrebbe accompagnare il tutto: io però sono riuscita ad indossarli solo per fare la foto - riuscire a camminarci sopra richiede qualche sessione di allenamento supplementare, ma sarebbe interessante.

10 commenti:

  1. Non ho fatto caso alle cicale, forse a fine maggio non c'erano; ma Kyoto l'assocerò per sempre ai Corvi.Tantissimi. Mi manca il ryokan e indossare il Kimono! (vale un Neko Cafè di Torino?)

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    1. Sì, le cicale ci sono solo d'estate: a maggio non ci saranno state, perché se c'erano, fidati, non avresti potuto non notarle ;-)
      Il neko café di Torino è stupendo... però è una versione all'italiana: in Giappone ho notato un approccio un po' diverso, ed è un'esperienza che consiglio :-)

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  2. Ho fatto tutto, tranne una corsa in taxi :)
    Cosa mi manca: tutto! Cicale comprese.

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    1. Guarda, il taxi vale anche solo vederlo da fuori: sono talmente originali!
      Anche a me manca tutto...

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  3. Quanti consigli: utili e divertenti. Grazie. Ti aspetto da me, spero di vederti. ;-)

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  4. a me il giappone non ha mai ispirato molto ma il tuo post mi ha molto incuriosito!

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    1. Guarda, è un mondo completamente diverso, secondo me è un'esperienza da provare :)

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  5. io propongo uno slamday al Pompompurin cafè!!!!!
    barbs

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    1. Oh darling!! Sarebbe magnifico :)
      E poi un po' di shopping di stationery, che qui è ovunque!!

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