Pur non avendola mai visitata, Colonia ha fatto parte della mia infanzia.
In quegli anni per me Colonia era una boccia di neve con la cattedrale e diversi giocattoli di legno provenienti da un negozio che oggi non c'è più.
Colonia è stata fra le prime e le più frequenti trasferte di lavoro di mio papà - e io, a 8 anni, un po' me ne vantavo del fatto che mio papà fosse in Germania per lavoro. Era qualcosa di un po' speciale, anche se poi mi mancava.
Mi ricordo che poi, quando tornava a casa dopo diversi giorni di lontananza, era quasi una festa; e mi ricordo anche le borsine di plastica con dentro panini spalmati di burro ed orsetti gommosi di cui Lufthansa faceva omaggio ai viaggiatori nella sala d'aspetto. Gli anni '80 erano un'altra epoca per le compagnie aeree.
Da quando è andato in pensione, quasi 7 anni fa, continuava a dire che voleva portarci a vedere questa città della Renania che per me e mia mamma era ormai una specie di racconto mitologico, per lui una specie di amarcord.
E, la scorsa domenica, per il suo 64esimo compleanno, la promessa si è concretizzata.
Colonia è una città che è andata quasi completamente distrutta dopo la Seconda Guerra Mondiale, per questo è oggi pressoché interamente moderna, con gli edifici austeri ed un po' banali degli anni '60, ma, qua e là, nella Altstadt, si dipanano ancora alcuni vicoletti stretti, dove la luce è offuscata e fa sentire un po' di nostalgia del passato, fra le case a graticcio colorate, i cartelli che dondolano di fronte alle trattorie e le fontane di pietra.
Colonia ha una storia molto lunga ed importante, che risale già all'epoca degli Antichi Romani.
Il primo insediamento romano che ci fu da queste parti diede i natali ad Agrippina, la madre di Nerone, e da allora venne chiamato Colonia Agrippina.
Esiste ancora una via romana perfettamente conservata, con i suoi pezzi di basalto non squadrati: si trova vicino al Museo Diocesano, e conduce agli altri due musei più importanti della città, quello Romano-Germanico, costruito attorno ad un importante mosaico rinvenuto in seguito a restauri post-bellici, ed il Ludwig, che possiede una delle più importanti collezioni di Picasso in Europa.
Di epoca romana è anche la sua cinta muraria, di cui sono rimasti alcuni ruderi sparsi qua e là, e di cui si può intuire il perimetro osservando la planimetria della città.
Ma Colonia è essenzialmente il suo Duomo.
Il Duomo è il simbolo di questa città, è la prima cosa che si vede uscendo dalla stazione ferroviaria e la sua sagoma scura, altissima ed imponente, domina lo skyline da qualunque punto di vista.
E' un meraviglioso incubo gotico che ti lascia senza fiato, enorme, cupo, drammatico.
Svetta alto a perdita d'occhio, quasi volesse disperatamente acchiappare il cielo, quasi lo stesse rincorrendo ed avesse paura di perderlo... ma resta ancorato alla terra, alle sventure ed alle ombre dell'umana terra.
Non è solo una cattedrale, è quasi una metafora del tormento dell'animo umano, dei suoi lati oscuri e della sua grandiosità.
Se da bambina mi incantavo a contemplarlo racchiuso in miniatura dentro una boccia di neve, adesso posso contemplarlo dal vivo, quasi schiacciata dall'inquietante bellezza di questa meterorite gotica che sembra quasi caduta dal cielo, o forse emersa dalle viscere della terra, ma in realtà frutto della complessità della mente umana, e del sacrificio durato secoli di chi ha depositato una per una le pietre utilizzate per costruirla.
La piattaforma su cui sorge il Duomo è un punto di ritrovo, e probabilmente lo è da secoli.
La gente si attornia a guardare le performance degli artisti di strada, i ragazzi sfrecciano sugli skateboard sulle rampe, dei tizi con la maglietta del Signore degli Anelli, già piuttosto ubriachi al sabato pomeriggio, si inzuppavano i pantaloni tentando di guadare le fontane, fingendosi Hobbit nelle paludi di Moria.
La piattaforma maschera quella che un tempo era una collina, già sacra ai Romani, su cui sorgeva un tempio dedicato a Mercurio.
Il marketing cittadino dell'Alto Medioevo si basava sulla presenza in loco di importanti reliquie, che portavano abbondante traffico di pellegrini e ricchi doni, e un bel giorno un vescovo di Colonia riuscì ad appropriarsi di quelle che vennero etichettate come le spoglie ufficiali dei tre Re Magi - per cui nel 1248 si cominciò a costruire una cattedrale imponente ed incredibile, adatta ad ospitarli.
E nessun'altra cattedrale più di questa si propone come esempio estremo dello stile architettonico gotico, della sua audacia di esecuzione: è un'intelaiatura di archi e travi contrafforti che si arrampicano per le ripidissime pareti spesso traforate per la bellezza di 157 metri. L'esterno è guarnito da piccole torri, fiori crociformi, foglie rampanti e trafori ornamentali che creano un intreccio di notevole delicatezza.
Le porte del portale sud furono create solo nel 1948, e le cronache raccontano dell'impressionante processione di statue di santi provenienti da diverse chiese di Colonia, che venivano trasportate verso il Duomo, verso il cuore della città devastata dai bombardamenti, come se fossero un forte messaggio di speranza, di volontà di ricostruire e di far risorgere la città.
All'interno si trova ovviamente lo scrigno con le reliquie dei Re Magi, abbacinante e lussuoso, completamente fatto d'oro e decorato con pietre preziose - che, regolarmente, nel corso dei secoli sono state di tanto in tanto trafugate.
Ma il Duomo non è solo pietra, è anche vetro: ci sono 10.000 mq di vetrate, appartenenti ad epoche diverse, un ricco collage di colori e storie. Le più recenti risalgono al 1848 e sono un omaggio di re Ludwig di Baviera.
Oh, andrei avanti ore a guardare (e a parlare) della cattedrale, ma bisogna pur uscirne prima o poi, e una sosta alla storica birreria Früh è quasi d'obbligo, così come è d'obbligo assaggiare la birra tipica di Colonia, la Kölsch, leggera e dolce, che viene servita in bicchieri lunghi, rotondi e bassi - lontani dalle porzioni pantagrueliche che vengono offerte in Baviera.
Di fronte alla birreria c'è la fontana Heinzelmännchenbrunnen: sembrano Biancaneve ed i Sette Nani, no?
Sbagliato.
Sono dei laboriosi folletti che, in un'epoca ormai lontana, si prendevano la briga di svolgere di notte tutto il lavoro che gli artigiani di Colonia non riuscivano a terminare durante il giorno - così, per generosità e spirito di dedizione.
Però erano anche dei folletti piuttosto riservati e timidi, e, quando quella ficcanaso della moglie del sarto decise di rimanere sveglia per scoprire quale strano miracolo si verificasse al calar delle tenebre, che permetteva al lavoro di auto-completarsi, svelando così il loro segreto, si offesero e se andarono, obbligando così i poveri Coloniesi a rimboccarsi le maniche e a cavarsela da soli.
Chissà dove si sono nascosti questi zelanti folletti: non mi dispiacerebbe assoldarne uno, devo dire, e prometto che non lo guarderei mai...
La Rheingarten è la passeggiata che fiancheggia il Reno e che, costeggiando casette colorate e piccole aiuole verdi, ti accompagna fino al Museo Imhoff-Stollwerck, detto anche Museo del Cioccolato.
Il signor Imhoff era un imprenditore tedesco che, oltre al museo, ha fondato anche una delle più importanti fabbriche di cioccolato della Germania, nonostante abbia cominciato come modesto mastro fornaio. Oggi però il partner del museo non è più la sua Stollwerck, ma la Lindt.
Il museo comincia con un percorso interattivo che racconta l'origine e le modalità di raccolta e di lavorazione del cioccolato, da quelle più antiche ed artigianali a quelle più moderne ed industriali.
C'è infatti anche la riproduzione in miniatura delle macchine utilizzate per la produzione industriale dei cioccolatini - e questa è stata la parte preferita di mio papà, perché questo genere di automazione industriale è stato il suo mestiere, anche se gli impianti che progettava lui erano per automobili e non per cioccolatini.
Il piano superiore è dedicato al marketing del cioccolato, con i primi distributori automatici e la storia dei packaging, variati nel corso degli anni, dei principali brand cioccolatieri.
All'atelier del cioccolato è possibile farsi creare una propria tavoletta personalizzata, scegliendo tipo di cioccolato ed ingredienti, che viene realizzata sul momento in circa 35'.
Queste tavolette sono così belle che è quasi un peccato mangiarle... ma per appagare momentaneamente l'acquolina creata dal profumo che aleggia nell'aria, c'è una fontana di cioccolato liquido alta 3 metri, in cui un'addetta intinge dei wafer che poi offre ai visitatori.
Devo dire che intingerci il dito, come avevo fatto a Bruxelles, dà un certo grado di soddisfazione in più; ma anche così non è male.
E, ora che si esce dal museo, è già quasi il tramonto.
Il sole si abbassa ed accende di luce il Reno, dorandolo. Scherma il Duomo facendolo diventare quasi trascendente, dandogli quasi l'illusione di essere finalmente più vicino al cielo.
Ci sono rose nei gazebo di legno bianco sul fiume. Ci sono quattro casette color pastello che fanno da cornice alla torre gotica del Municipio.
Una coppia appende il suo lucchetto all'Hohenzollernbrücke, il ponte della ferrovia. Lo fotografano, e poi, tenendosi per mano, buttano la chiave nel Reno.
Ecco la risposta al mio quesito su che fine facessero le chiavi dei lucchetti d'amore.
E in questo momento, forse, anche la pragmatica Colonia comincia a sentirsi un po' romantica...
maggio 21, 2014
Pur non avendola mai visitata, Colonia ha fatto parte della mia infanzia. In quegli anni per me Colonia era una boccia di neve con la catte...
Colonia - cattedrali gotiche e cioccolato
Location:
Colonia, Germania
About author: Serena Chiarle
Analitica come stile di vita, e data scientist di professione. Introversa e fiera di esserlo, ho come arma preferita il sarcasmo. Viaggio spesso con il pensiero e ogni tanto anche dal vivo. Leggo per legittima difesa e scrivo con premeditazione di reato - oppure per evitare di commetterne. Bevo vino rosso, caffé senza zucchero, parlo con i gatti e fotografo tramonti. Amo le contraddizioni perché è così che funziona.
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Che bello questo viaggio per il compleanno di tuo papà!
RispondiEliminaSì, è stato un viaggetto piacevole... in una città che, di sicuro, per la nostra famiglia ha avuto un ruolo significativo.
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