E il mio primo giorno è stato quello in cui sono meglio riuscita ad auto-contagiarmi di entusiasmo.
Mi ero quasi scordata quanto potesse essere bella questa città - l'avevo in un certo senso relegato in qualche scatolone finito in un angolo della mia memoria che ormai cominiciava a coprirsi già di un po' di polvere.
Va bene, ammetto che non mi abbia rubato il cuore così come ha fatto Londra, ma tuttavia riesce a farmelo battere piuttosto forte - quasi all'impazzata in alcuni suoi incantevoli meandri.
Riesce a trasmettere allo stesso tempo un'aura di regalità ed una sensazione di intima rilassatezza, e mi domando come le riesca questo trucco. In realtà forse dovrei - dato che riuscire ad essere contemporaneamente maestosi e teneri è una magia in cui tutti noi gatti sappiamo eccellere. E quindi ... lo devo ammettere: se un gatto dovesse trasformarsi in una città, probabilmente diventerebbe Parigi.
Probabilmente sarà per questo che l'ho sempre un po' data per scontata?
O magari è anche perché manifesta una certa innegabile somiglianza con Torino. Non posso fare a meno di notarlo sempre di più ogni volta - oggi stavo scorrendo le mie foto sul telefono un po' sovrappensiero e per un attimo non mi sono resa conto che avevo già terminato di visionare quelle di Parigi ed ero passata a quelle scattate qui.
Si tratta tuttavia di un'aria di famiglia, il genere di somiglianza che ci potrebbe essere fra due cugine - di cui Parigi è quella schifosamente ricca, ingiustamente bella; mentre Torino è una ragazza sì carina, ma che deve guadagnarsi la pagnotta lavorando in fabbrica, ed ha le mani callose ed il viso acqua & sapone.
Ma qualcosa, qualcosa fra le due c'è indubbiamente: gli stessi occhi, che sono le finestre dei loro eleganti edifici, lo stesso fascino discreto e la stessa aria un po' malinconica, un po' sognante.
E, da quando sono diventata una blogger, ho imparato ad affinare al massimo la mia abilità di imparare a vedere la bellezza nel quotidiano - per cui durante questa mia visita sono riuscita a farmi coinvolgere e travolgere in pieno dalla meraviglia che ci può essere anche in ciò che si considera in qualche modo "familiare".
La meraviglia di Parigi è fatta di oro e di pietra, di gotico e di liberty, e tutte le sue sfaccettature - quella romantica, quella un po' altezzosa, quella elegante, quella più intima e quella più oscura, sanno mescolarsi in un'armonia perfetta ed inconfondibile.
Questi sono i 10 ingredienti di questa mistura che ho avuto modo di assaggiare oggi, e che hanno contribuito a rendere questa giornata decisamente fantastica:
[1] Salta sul treno finché è sul binario
Per cominciare bene, direi che dobbiamo cominciare davvero dall'inizio, che ne dite?
Mi è capitato di andare a Parigi praticamente con tutti i mezzi di trasporto possibili: aereo, pulman, auto, ... e stavolta ho scelto il treno, che, per quanto mi riguarda, è stato il migliore fra questi.
Ammetto di avere una certa passione per i viaggi in treno: c'è chi lo trova noioso, ma a me piace un sacco, soprattutto quando viaggio da sola, perché riesce sempre a farmi sentire particolarmente ispirata per la scrittura - contemplare il paesaggio che scorre sul finestrino, e lasciare i miei pensieri scorrere assieme ad esso riesce sempre a trasmettermi il giusto mood "scrittorio".
Inoltre il treno è l'unico mezzo di trasporto che non mi provoca alcun tipo di fastidio fisico: non mi dà la nausea che mi causa la macchina, né mi fa tappare le orecchie come l'aereo; no, il treno semplicemente mi culla e mi rilassa.
Sono fortunata perché Torino, da buona cugina "povera" di Parigi, gode di una connessione diretta con la capitale francese, e il TGV impiega solamente 6 ore per raggiungerla: miracolosamente venerdì pomeriggio sono riuscita ad uscire presto dal lavoro, saltare sul mio treno a Porta Susa alle 17.30 e raggiungere la Gare de Lyon prima di mezzanotte.
Se si prenota il biglietto on line con largo anticipo è possibile trovare offerte decisamente convenienti: io ho prenotato all'inizio di febbraio e sono riuscita a trovare un'andata/ritorno a 90 € - che mi pare già una buona cosa; ma voci di corridoio narrano che ci sia qualcuno che sia riuscito addirittuta a trovare biglietti a soli 30 €!!
Il treno era bello pieno, ma il viaggio è stato comunque piacevole ed è volato - anche perché ovviamente l'ho passato a scrivere tutto il tempo ;)
[2] Primavera!!
La primavera e Parigi vanno molto bene a braccetto, dato che possono entrambe essere inserite in una posizione importante all'interno dell'universo semantico del romanticismo.
Quindi una visita in primavera alla capitale francese di sicuro può essere il modo migliore per enfatizzare il suo lato più romantico.
Alcuni alberi erano ancora un po' spogli, per cui, riguardando le mie foto, ce ne sono alcune che sembrano essere state scattate un po' di mesi prima di alcune altre - dove invece pullulano fiori in boccio, tenera erbetta e colori pastello.
Inoltre il tempo è stato decisamente un po' lunatico durante il mio primo giorno: di tanto in tanto c'era una spruzzatina di pioggia, che durava sì e no 5 minuti; poi lasciava posto al sole, e poi tornavano di nuovo le nuvole...
Inizialmente mi è venuto il sospetto che Parigi fosse diventata un po' gelosa di Londra, dato che sembrava veramente un tempo tipicamente britannico. Le ho detto che questa gelosia non era da lei, ma la sua risposta è stata che semmai è Londra che la copia - e che questo è un tipo di clima anche tipicamente parigino.
Per cui me ne sono fatta una ragione.
Senza contare che questo cielo così plumbeo, con la sua meravigliosa luce malinconica, mi ha permesso di donare un certo fascino alle mie foto - cosa di cui sono stata immensamente felice, anche perché poi non c'erano nemmeno molte persone in giro.
E io faccio parte di quella categoria di fotografi che vorrebbe sempre immortalare strade semi-deserte e che si metterebbe a spingere via a braccia i furgoni parcheggiati che "rovinano" il panorama.
L'unico problema di questo tempo molto marzolino è stato che ad un certo punto mi sono trovata di fronte ad un bivio: ombrello o foto?
Ma indovinate un po' quale possa essere stata la mia scelta...
[3] Incateniamo il nostro amore a Parigi...
La tradizione dei lucchetti come simbolo d'amore mi ha sempre lasciata un po' perplessa.
Probabilmente non sono la persona più propensa al romanticismo sulla faccia del pianeta, ma mi sfugge davvero un po' il perché una coppia possa voler lasciare un memento del proprio amore sopra ad un ponte - e soprattutto non capisco perché un lucchetto (che mi sa tanto di incatenamento e prigionia) debba essere considerato un simbolo d'amore...
Ma, ok, è una tradizione.
Il punto è - qual è l'origine di questa tradizione?
Apparentemente nessuno lo sa, nemmeno Wikipedia
Ovviamente il primo pensiero che viene in mente è di Mocciana memoria; ma se posso convincermi del fatto che Tre metri sopra il cielo sia riuscito a portare un paio di lucchetti sopra lo squallido ponticello vicino al mio ufficio, mi viene più difficile pensare che sia riuscito ad infestare i ponti di tutto il resto del mondo.
Visti da lontano mi sembravano fiori ... e invece no, erano quintali, tonnellate, una folla di lucchetti attaccati ai ponti Archeveche e Des Arts.
Come al solito, poi, più mi metto a pensare alle cose e più mi sorgono domande sceme.
Ad esempio, cosa ne fanno delle chiavi di questi lucchetti? Le conservano gelosamente o le buttano nel fiume? E cosa succede se una coppia "lucchettata" si lascia? Tornano sul luogo del misfatto ad aprire il lucchetto - fosse anche con un paio di robuste cesoie?
Ok, basta, sono la solita cinica.
Però, davvero, non c'è proprio più spazio.
Per cui invito le coppie presenti e future che vorranno lasciare una testimonianza del loro (auspicabilmente) eterno amore ad escogitare qualche modo alternativo per farlo.
[4] Quasimodo, dove sei?
Un giorno o l'altro dovrò fare una classifica della mia personalissima Top 10 di ossessioni fotografiche - nel senso di soggetti che più amo immortalare.
E sono ancora piuttosto indecisa riguardo a quale posizione mettere che cosa; però sicuramente le cattedrali gotiche avranno una piazza d'onore.
Quindi - come potevo perdermi la loro regina indiscussa??
Confesso che Notre-Dame non è la mia cattedrale preferita in assoluto: il Minster di York lo trovo più stupefacente (secondo la mia personale e modesta opionione); tuttavia non si può negare che Notre-Dame sia sicuramente un capolavoro che merita appieno la fama di cui gode.
Mi sono svegliata abbastanza presto al fine di potermi concedere un rendez-vous con lei da sola (o quasi), per evitare la folla che solitamente la circonda e la corteggia...
Le Dame è diventata così la mia personalissima modella, che ha posato per me in tutta la sua grazia, e che ho fotografato in tutte le angolazioni possibili.
Del resto, questa è stata uno dei motivi principali per cui ho deciso di tornare qui!
[5] Cantando sotto la pioggia al Louvre
Sono stata tre volte a Parigi e non ho mai visitato il Louvre. Che vergogna, lo so.
A mia parziale discolpa, una volta ci avevo persino provato, ed ero rimasta ingenuamente sorpresa e felice dal fatto che non ci fosse affatto coda - il seguito già lo potete immaginare, era il giorno di chiusura, ovviamente!!
E non è stato un lapsus freudiano - sono semplicemente così disastrosa di natura, dato che mi è successa la stessa identica cosa a Madrid col Prado.
E in ogni caso, adesso sono quattro volte che sono stata Parigi e il Louvre continuo ad averlo visto solo dal di fuori (sbirciando anche qualche statua greca dalle finestre - ma, ok, non vale).
Prometto che prima o poi andrò a visitarlo.
Il fatto è che nutro sentimenti un po' ambivalenti nei confronti dei musei: l'arte mi piace, ma sono sempre troppo curiosa e desiderosa di vagare intorno esplorando il posto in cui mi trovo, di scoprirlo e di ficcanasare anche nei suoi angoletti più nascosti, che i musei per me rappresentano di solito solo un'opzione da secondo momento.
In ogni caso stamattina il Louvre è stata una delle mie prime mete, perché ero desiderosa di vedere come appariva la sua piazza bagnata dalla pioggia - e sono stata ricompensata con una vista meravigliosa: non c'era quasi nessuno in giro, eravamo solo io, una decina di altri turisti bagnati, e la Piramide di vetro che svettava sul pavimento luccicante di pioggia con il cielo plumbeo alle spalle
L'obiettivo della mia macchina fotografica si è bagnato, il che mi ha fatto tirare giù qualche santo dal Paradiso, ma ne è assolutamente valsa la pena!
[6] Del resto era il mio non-compleanno...
La mia amica parigina doc Hélène mi ha portata a pranzo in un localino delizioso chiamato "Le loir dans la Théière" [3, rue de Rosiers], nel cuore del Marais. "Loir" significa ghiro, ed è un riferimento ad Alice nel Paese delle Meraviglie.
Credits: Larapporteuse.fr |
Hélène mi ha detto di aver visto una volta Sarah Jessica Parker lì - che sembrava un pochino più agée di quanto siamo abituati a vederla nei film, ma sempre comunque bellissima e molto American-style.
Anche il cibo era notevole.
Io ho preso un'ottima torta salata con zucca e formaggio blu, e poi mi sono coccolata assaggiando la loro celebre e lussureggiante tarte au citron, una torta limone e meringa che sembrava troppo incredibile per essere vera.
Una delle caratteristiche di questo locale è che non si è autorizzati a portare il proprio PC - non solo per rimanere in tema con lo stile alternativo del luogo, ma perché vogliono incoraggiare le persone a socializzare e a chiacchierare fra loro, cosa che risulta ancora più piacevole in un posto del genere, di fronte ad una delle loro deliziose fette di torta.
E ovviamente è anche quello che io ed Hélène abbiamo fatto, parlando delle similitudini fra Italiani e Francesi (e soprattutto del fatto che entrambi siano poco propensi ad imparare l'inglese), dei nostri hobbies a base di carta & penna dal gusto un po' rétro, dei nostri viaggi e di tante altre piacevoli cose.
[7] Ne avevo due, adesso ne ho tre.
Montmartre e il Quartiere Latino erano le mie zone preferite di Parigi.
Finché Hélène non mi ha fatto scoprire il Marais.
Il Marais era inizialmente una zona abitata dall'aristocrazia, poi è passato alla comunità ebraica e oggi è caratterizzato da una forte presenza di Cinesi - nonché pullula di locali trendy soprattutto per gay.
Penso sia proprio questa sua mescolanza di influenze culturali e di diversità che lo rende così affascinante.
Ci sono moltissimi edifici veramente notevoli, ed altrettanti piccoli paradisi verdi nascosti nei loro cortili.
[8] Il gatto nero re del cimitero
Direi proprio che le fascinose tombe del Pére Lachaise sono state il soggetto al quale ho dedicato il maggior numero di fotografie durante il mio soggiorno parigino di questi giorni.
Forse ma avrò un po' troppo il gusto dell'horror (ma, del resto, sono un gatto nero), ma i cimiteri sono un altro importante elemento della lista di cui sopra riguardante le mie ossessioni fotografiche.
Spesso contengono una discreto patrimonio di bellezza dal punto di vista architettonico e scultureo - e la loro atmosfera cupa e malinconica per definizione non fa altro che aggiungere un tocco di carattere a tale bellezza.
La tomba più celebre di questo cimitero è probabilmente quella di Oscar Wilde, tutta tappezzata di impronte di rossetto.
L'hanno avvolta nel plexiglass per proteggerla, ma gli aficionados di Oscar non si sono fatti intimidire: i più temerari si sono inerpicati, non è ben chiaro in che modo, per stampare le proprie labbra nella parte superiore del monumento funebre; mentre tutti gli altri si sono limitati a stampigliare rossetti vermigli sulle pareti trasparenti della protezione.
Marcel Proust e George Harrison invece hanno delle tombe estremamente sobrie ed essenziali, e mi sono accorta che fossero le loro solo per via della coda di gente che sostava davanti.
Ma le tombe che hanno una storia interessante da raccontare sono moltissime qui dentro; e ce sono altrettante che hanno su vergato un nome magari anonimo ma che sono ugualmente affascinanti da vedere (e da fotografare)...
[9] Giocando a ping pong nel bel mezzo di un Boulevard
E' ciò che capita nel Bd Richard Lenoir.
Si tratta di una delle strade principali che formano la stella della Place de la Bastille e la sua "corsia" centrale è interamente occupata da un lungo e stretto giardino fatto di ciuffi di verde e punteggiato da ciliegi in fiore.
I bambini si divertono sulle giostre, gli adulti a ping pong, oppure si rilassano con un giornale e quattro chiacchiere su una panchina... il tutto nel bel mezzo del traffico parigino all'ora di punta.
Quasi come una sorta di oasi nella giungla metropolitana.
[10] Anche il sushi è un po' francese
La mia amica Raquel (spagnola adesso trapiantata in Svezia per amore, che per anni ha fatto l'hostess sulle linee Alta Velocità tra Barcellona e Milano), conoscendo la mia passione per il giappo, mi ha consigliato di provare Planet Sushi (2-4, bd Lenoir).
Ed è stato sicuramente un consiglio apprezzato, trattandosi di un posto molto rosa e in cui si mangia molto bene.
E quindi condivido con voi un suo ulteriore suggerimento legato a questo kaiten: non fateci caso se per caso vi suona strano, e lanciatevi a provare i maki alla Nutella.
Fantastici!
E no, don't worry, non sono avvolti in alghe nori.
Sono avvolti in fogli di crêpes, ovviamente ;)
Volete leggere delle mie altre giornate parigine??
--> Qualche lagna sul secondo giorno, ma comprensiva della bellezza del Museo d'Orsay!--> Non ci si può lagnare se si è in vacanza a Parigi!! Il secondo giorno è stato anche pieno di tante belle cose, come Montmartre e il Quartiere Latino
--> ...e Montmartre merita un post tutto per sé: ecco le mie impressioni sulle orme dei poeti maledetti e di Amélie Poulain
--> ...il terzo giorno il relax è stato d'obbligo dopo tanto camminare, e io ho scelto parchi e il meraviglioso gatto-caffè!
0 comments: