marzo 03, 2018
Le Ferrovie del Sud-Est non sono una buona opzione se volete esplorare la Puglia, sappiatelo.
Trenitalia ha i suoi difetti, le sue inefficienze, i suoi ritardi - però perlomeno quando è in ritardo te lo annuncia, ti dice di quanto. E' irritante, ma perlomeno sai come organizzare il tuo tempo - o se metterti definitivamente l'anima in pace.
Ma Trenitalia si ferma a Bari, se ci si vuole spostare un po' più in profondità nel tacco d'Italia, ci si deve inoltrare sui binari gestiti dalle Sud-Est.
E questa gestione somiglia ad un'anarchia.
E' casuale, un po' rassegnata.
Gli orari ci sono ma sono un pro-forma - i treni arrivano quando arrivano. I biglietti si comprano dove si comprano, ma spesso non si sa dove sia.
E' metà ottobre e il turismo di massa è già evaporato da tempo, con noi in attesa di questo convoglio che sembra Godot ci sono principalmente locali - pendolari, forse, che sospirano con aria rassegnata, si lamentano, ma a voce bassa. Già lo sanno che va così.
Per viaggiare su questi binari sai che non puoi essere tu a dettare il ritmo, devi dimenticare l'ansia da controllo.
Alla fine il treno arriva, e, forse, in fondo, è questo che conta.
Si muove a scatti, lento ed indolente, per le campagne della Valle d'Itria - terre riarse dal sole da cui emergono ulivi bassi e contorti, il legno del tronco sbiancato come se fosse anch'esso stato baciato dal calore troppo a lungo.
Non me la sto godendo questa vacanza.
Problemi, che mi impediscono di staccare completamente. Ansia da controllo - io non ho ancora imparato come si fa a dimenticarla.
Ma poi arriviamo ad Alberobello.
E' quasi mezzogiorno - decisamente un po' più tardi di quanto avessi preventivato.
Forse non è un periodo fortunato per le cose che programmo.
Magari c'era scritto in qualche oroscopo, solo che non l'ho letto.
Magari è un segno dell'universo - che mi vuole dire che dovrei preoccuparmi meno dei piani e cercare di godermi di più le cose che succedono.
In effetti, se la cosa che ti succede è Alberobello, è anche piuttosto facile.
Dalla stazione arranchi un po', in salita, trascinandoti dietro la valigia, attraverso la parte nuova della cittadina - ma lo fai con senso di aspettativa, perché sei curiosa di quella Alberobello che hai visto centinaia di volte in fotografie, su qualche cartolina, sui cartelloni pubblicitari.
Alberobello appartiene alla categoria di luoghi che, anche se hai già visto prima di vederli, sogni lo stesso di poterci andare - perché sai già che vedere tutto, in ogni angolo, compresi quelli che le foto condivise sui social non hanno mai immortalato, sarà diverso.
E poi, finalmente, ci arrivi.
Dall'alto, c'è questa terrazzina panoramica, stipata di un gruppo di turisti americani, che indossano bermuda e sandali, e si riparano dal sole caldo di questo ottobre del sud con cappelli di tela.
Mi faccio largo fra loro e guardo anch'io ciò che loro stanno guardando, con la stessa ammirazione incantata.
C'è un mare di coni di pietre là sotto, che galleggia sul bianco.
Sembra una foresta fatta di sassi, qualcosa di incantato.
Sembra un micro-cosmo a parte - e so che ci devo provare. A scivolarci dentro, a lasciarmi andare. A scordare le mie regole, i miei pensieri.
La mia ansia da controllo, che tanto tutto non si può controllare. I sensi di colpa che ne derivano, perché ogni tanto mi posso perdonare e spegnere quel maledetto interruttore. Immergermi in questo mondo, che sembra tanto lontano da quell'altro - e dimenticarlo per un po'.
Alberobello è bianca, perché così sono i corpi dei Trulli - e questo bianco non è mai uguale. Si trasforma durante le ore del giorno, a seconda dell'intensità della luce, a seconda dei movimenti del sole.
E' totale, abbacinante, a mezzogiorno, con il grigio dei tetti conici di pietra a fare da intermezzo contro il netto contrasto blu intenso del cielo.
E' soffusa, più scura, con qualche sfumatura di indaco al mattino presto, quando il paese è ancora assonnato e la vita pian piano riprende stiracchiandosi.
Diventa più tenue, dorata verso il tardo pomeriggio - e si sfuma di porpora, di rosa quando arriva il tramonto.
Fra i Trulli ci sono sentieri pedonali in pietra lastricata che li attraversano - in salita, ma è una salita leggera, che fai a passo lento, per guardarli meglio. Per vedere tutti quegli angoli e quei dettagli che nessuna fotografia ti saprà mai dire.
I Trulli sono come i gatti neri: ad una prima occhiata, da lontano, ti sembrano tutti uguali. Poi se li guardi attentamente vedi che in realtà si somigliano solo, ma sono tutti diversi.
E' come un gioco di enigmistica in cui devi scovare le differenze.
Ci sono rose e bouganvillee che si arrampicano sul loro fianco.
Ci sono artigiani che vendono fischietti di terracotta, taralli, olio. Negozianti che vendono souvenir e confezioni giganti di orecchiette colorate.
Ci sono simboli esoterici e religiosi dipinti di bianco sui tetti conici.
Scaramanzia o devozione.
A volta la linea è sottile.
Soprattutto ci sono gatti, appunto.
Tanti gatti, ovunque.
Gatti arrampicati in posa ieratica sulle pietre che sporgono dai tetti. Gatti che fanno a gara a farsi accarezzare dai turisti. Gatti che invece sono serenamente indifferenti al mondo che gli scorre attorno e guardano altrove, verso un punto che vedono soltanto loro.
Fotografo gatti e Trulli - o li guardo, semplicemente.
Forse sta funzionando questa specie di incantesimo di lasciarmi scivolare, di immergermi in mezzo a loro.
E' il primo giorno, da un po', che non mi porto nuvole nere appresso, chiuse dentro allo stomaco a doppia mandata.
Dove vanno le nuvole nere quando non ci sono più?
Non spariscono, questo no. Finiscono quasi sempre per ritornare.
Però per adesso non ci sono.
Non le cerco, constato solo la loro assenza.
Io adesso mi sento bianca, come Alberobello.
Serena.
Sì, lo so - le battute sul mio nome me le porto appresso fin dalla primissima infanzia.
Il mio nome ed il mio umore molto spesso non coincidono.
Però ci provo.
Ogni tanto ci riesco.
In un Trullo ci dormiamo, anche.
Un Trullo, dentro, è come un monolocale - solo che è rotondo, come una tana Hobbit.
E, come una tana Hobbit, è arredato in maniera semplice ed accogliente.
Il nostro Trullo è speciale perché ha anche una scaletta che porta ad una specie di mini terrazza: un Trullo con vista Trulli, insomma.
A guardarli da vicino ti rendi davvero conto che piccolo capolavoro di incastri ed equilibrio sono i tetti dei Trulli.
Il ragazzo che ce l'ha affittato ci ha spiegato che sono stati costruiti a secco per ordine dei Conti di Conversano, padroni del feudo attorno al XV secolo - perché in questo modo era più facile demolirli quando veniva preannunciato il passaggio di qualche ispettore borbonico che esigeva il pagamento di tasse per gli insediamenti sul territorio del Regno di Napoli.
E così questo piccolo capolavoro veniva creato con il solo scopo di poter essere distrutto.
Curioso.
Incastri ed equilibri. Contrappunti ed armonia geometrica. Pietre tagliate e levigate con uno scopo.
Non sarà stato un lavoro facile. E nemmeno banale.
Eppure veniva fatto con la consapevolezza che sarebbe stato distrutto.
Ma è stato fatto bene, se, dopo 500 anni, è ancora qui.
Forse è perché, nonostante si sapesse che sarebbe stato distrutto, allo stesso modo si sapeva anche come riuscire a ricostruirlo.
Forse non puoi controllare tutto, ma puoi controllare come reagirai.
Sta scendendo il tramonto, su Alberobello.
Io sono sempre bianca - adesso anche con un po' di luce dorata.
Le Ferrovie del Sud-Est non sono una buona opzione se volete esplorare la Puglia , sappiatelo. Trenitalia ha i suoi difetti, le sue ine...
Alberobello e le cose che non puoi controllare
Le Ferrovie del Sud-Est non sono una buona opzione se volete esplorare la Puglia, sappiatelo.
Trenitalia ha i suoi difetti, le sue inefficienze, i suoi ritardi - però perlomeno quando è in ritardo te lo annuncia, ti dice di quanto. E' irritante, ma perlomeno sai come organizzare il tuo tempo - o se metterti definitivamente l'anima in pace.
Ma Trenitalia si ferma a Bari, se ci si vuole spostare un po' più in profondità nel tacco d'Italia, ci si deve inoltrare sui binari gestiti dalle Sud-Est.
E questa gestione somiglia ad un'anarchia.
E' casuale, un po' rassegnata.
Gli orari ci sono ma sono un pro-forma - i treni arrivano quando arrivano. I biglietti si comprano dove si comprano, ma spesso non si sa dove sia.
E' metà ottobre e il turismo di massa è già evaporato da tempo, con noi in attesa di questo convoglio che sembra Godot ci sono principalmente locali - pendolari, forse, che sospirano con aria rassegnata, si lamentano, ma a voce bassa. Già lo sanno che va così.
Per viaggiare su questi binari sai che non puoi essere tu a dettare il ritmo, devi dimenticare l'ansia da controllo.
Alla fine il treno arriva, e, forse, in fondo, è questo che conta.
Si muove a scatti, lento ed indolente, per le campagne della Valle d'Itria - terre riarse dal sole da cui emergono ulivi bassi e contorti, il legno del tronco sbiancato come se fosse anch'esso stato baciato dal calore troppo a lungo.
Non me la sto godendo questa vacanza.
Problemi, che mi impediscono di staccare completamente. Ansia da controllo - io non ho ancora imparato come si fa a dimenticarla.
Ma poi arriviamo ad Alberobello.
E' quasi mezzogiorno - decisamente un po' più tardi di quanto avessi preventivato.
Forse non è un periodo fortunato per le cose che programmo.
Magari c'era scritto in qualche oroscopo, solo che non l'ho letto.
Magari è un segno dell'universo - che mi vuole dire che dovrei preoccuparmi meno dei piani e cercare di godermi di più le cose che succedono.
In effetti, se la cosa che ti succede è Alberobello, è anche piuttosto facile.
Dalla stazione arranchi un po', in salita, trascinandoti dietro la valigia, attraverso la parte nuova della cittadina - ma lo fai con senso di aspettativa, perché sei curiosa di quella Alberobello che hai visto centinaia di volte in fotografie, su qualche cartolina, sui cartelloni pubblicitari.
Alberobello appartiene alla categoria di luoghi che, anche se hai già visto prima di vederli, sogni lo stesso di poterci andare - perché sai già che vedere tutto, in ogni angolo, compresi quelli che le foto condivise sui social non hanno mai immortalato, sarà diverso.
E poi, finalmente, ci arrivi.
Dall'alto, c'è questa terrazzina panoramica, stipata di un gruppo di turisti americani, che indossano bermuda e sandali, e si riparano dal sole caldo di questo ottobre del sud con cappelli di tela.
Mi faccio largo fra loro e guardo anch'io ciò che loro stanno guardando, con la stessa ammirazione incantata.
C'è un mare di coni di pietre là sotto, che galleggia sul bianco.
Sembra una foresta fatta di sassi, qualcosa di incantato.
Sembra un micro-cosmo a parte - e so che ci devo provare. A scivolarci dentro, a lasciarmi andare. A scordare le mie regole, i miei pensieri.
La mia ansia da controllo, che tanto tutto non si può controllare. I sensi di colpa che ne derivano, perché ogni tanto mi posso perdonare e spegnere quel maledetto interruttore. Immergermi in questo mondo, che sembra tanto lontano da quell'altro - e dimenticarlo per un po'.
Alberobello è bianca, perché così sono i corpi dei Trulli - e questo bianco non è mai uguale. Si trasforma durante le ore del giorno, a seconda dell'intensità della luce, a seconda dei movimenti del sole.
E' totale, abbacinante, a mezzogiorno, con il grigio dei tetti conici di pietra a fare da intermezzo contro il netto contrasto blu intenso del cielo.
E' soffusa, più scura, con qualche sfumatura di indaco al mattino presto, quando il paese è ancora assonnato e la vita pian piano riprende stiracchiandosi.
Diventa più tenue, dorata verso il tardo pomeriggio - e si sfuma di porpora, di rosa quando arriva il tramonto.
Fra i Trulli ci sono sentieri pedonali in pietra lastricata che li attraversano - in salita, ma è una salita leggera, che fai a passo lento, per guardarli meglio. Per vedere tutti quegli angoli e quei dettagli che nessuna fotografia ti saprà mai dire.
I Trulli sono come i gatti neri: ad una prima occhiata, da lontano, ti sembrano tutti uguali. Poi se li guardi attentamente vedi che in realtà si somigliano solo, ma sono tutti diversi.
E' come un gioco di enigmistica in cui devi scovare le differenze.
Ci sono rose e bouganvillee che si arrampicano sul loro fianco.
Ci sono artigiani che vendono fischietti di terracotta, taralli, olio. Negozianti che vendono souvenir e confezioni giganti di orecchiette colorate.
Ci sono simboli esoterici e religiosi dipinti di bianco sui tetti conici.
Scaramanzia o devozione.
A volta la linea è sottile.
Soprattutto ci sono gatti, appunto.
Tanti gatti, ovunque.
Gatti arrampicati in posa ieratica sulle pietre che sporgono dai tetti. Gatti che fanno a gara a farsi accarezzare dai turisti. Gatti che invece sono serenamente indifferenti al mondo che gli scorre attorno e guardano altrove, verso un punto che vedono soltanto loro.
Fotografo gatti e Trulli - o li guardo, semplicemente.
Forse sta funzionando questa specie di incantesimo di lasciarmi scivolare, di immergermi in mezzo a loro.
E' il primo giorno, da un po', che non mi porto nuvole nere appresso, chiuse dentro allo stomaco a doppia mandata.
Dove vanno le nuvole nere quando non ci sono più?
Non spariscono, questo no. Finiscono quasi sempre per ritornare.
Però per adesso non ci sono.
Non le cerco, constato solo la loro assenza.
Io adesso mi sento bianca, come Alberobello.
Serena.
Sì, lo so - le battute sul mio nome me le porto appresso fin dalla primissima infanzia.
Il mio nome ed il mio umore molto spesso non coincidono.
Però ci provo.
Ogni tanto ci riesco.
In un Trullo ci dormiamo, anche.
Un Trullo, dentro, è come un monolocale - solo che è rotondo, come una tana Hobbit.
E, come una tana Hobbit, è arredato in maniera semplice ed accogliente.
Il nostro Trullo è speciale perché ha anche una scaletta che porta ad una specie di mini terrazza: un Trullo con vista Trulli, insomma.
A guardarli da vicino ti rendi davvero conto che piccolo capolavoro di incastri ed equilibrio sono i tetti dei Trulli.
Il ragazzo che ce l'ha affittato ci ha spiegato che sono stati costruiti a secco per ordine dei Conti di Conversano, padroni del feudo attorno al XV secolo - perché in questo modo era più facile demolirli quando veniva preannunciato il passaggio di qualche ispettore borbonico che esigeva il pagamento di tasse per gli insediamenti sul territorio del Regno di Napoli.
E così questo piccolo capolavoro veniva creato con il solo scopo di poter essere distrutto.
Curioso.
Incastri ed equilibri. Contrappunti ed armonia geometrica. Pietre tagliate e levigate con uno scopo.
Non sarà stato un lavoro facile. E nemmeno banale.
Eppure veniva fatto con la consapevolezza che sarebbe stato distrutto.
Ma è stato fatto bene, se, dopo 500 anni, è ancora qui.
Forse è perché, nonostante si sapesse che sarebbe stato distrutto, allo stesso modo si sapeva anche come riuscire a ricostruirlo.
Forse non puoi controllare tutto, ma puoi controllare come reagirai.
Sta scendendo il tramonto, su Alberobello.
Io sono sempre bianca - adesso anche con un po' di luce dorata.
Location:
70011 Alberobello BA, Italia
About author: Serena Chiarle
Analitica come stile di vita, e data scientist di professione. Introversa e fiera di esserlo, ho come arma preferita il sarcasmo. Viaggio spesso con il pensiero e ogni tanto anche dal vivo. Leggo per legittima difesa e scrivo con premeditazione di reato - oppure per evitare di commetterne. Bevo vino rosso, caffé senza zucchero, parlo con i gatti e fotografo tramonti. Amo le contraddizioni perché è così che funziona.
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Questa faccenda del costruire edifici pronti da distruggere e ricostruire starebbe bene in una favola, mi sa che hai ragione, è un posto da incantesimo!"
RispondiEliminaGià! Somiglia un po' alla tela di Penelope, anche...
EliminaUh sì, molto "penelopesco"!
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