Polignano  per me era un bisogno di mare. Un bisogno di mare indefinito, senza troppi dettagli - solo colore blu, in qualsiasi sua sfum...

"Meraviglioso..." (come dicono a Polignano) "Meraviglioso..." (come dicono a Polignano)

"Meraviglioso..." (come dicono a Polignano)

"Meraviglioso..." (come dicono a Polignano)



Polignano per me era un bisogno di mare.
Un bisogno di mare indefinito, senza troppi dettagli - solo colore blu, in qualsiasi sua sfumatura; solo aria leggera, un po' salata, qualcosa che ti scompiglia i capelli e ti fa evaporare i pensieri; solo qualche raggio di sole che scalda la pelle, che abbacina lo sguardo mentre cade morendo sull'acqua, esplodendo e facendola diventare dorata.
Volevo il mare, e questo lo sapevo.
Questo era facile.
Erano i dettagli più definiti, i particolari, i come ed i dove che ancora non sapevo.
Sono andata alla stazione di Bari, a consultare il tabellone delle partenze una domenica pomeriggio, a fare scorrere il dito sul vetro, davanti alle righe gialline che elencavano nomi di località - tutte più o meno col mare.
Polignano - ecco, Polignano forse ha quel che cerco.
Anche se non so ancora bene cosa sia.




Non era in programma - teoricamente.
Ma i miei programmi cerco sempre di farli bene: tanto bene da lasciare qua e là un buco - per prevedere un fuoriprogramma.
I fuoriprogramma sono fatti di quello che hai voglia in quel momento.
Di quello che ti chiama a livello un po' subliminale, come una voce di pancia, che ti sussurra qualcosa che non riesci a capire nitidamente, ma che in qualche modo sai che devi seguire.
Nei fuoriprogramma devi sguinzagliare l'istinto, lasciarlo vagare, fargli annusare l'aria - e poi andargli dietro.
A scoprire i dettagli di quello di cui avevi bisogno.


I dettagli di Polignano sono nascosti dietro le sue porte seicentesche spesse, tozze di pietre bianche sfumate un po' di giallo dorato, come se fosse stato il sole, negli anni, a metterci lo zampino.
Queste pietre, pallide ma abbronzate, come formaggio cotto, come pagliuzze d'oro nei sassi grezzi, sono l'abito di cui Polignano si riveste nel suo salotto antico, nel suo centro storico.
Sono vicoli che si percorrono a piedi, sottili come se fossero capillari, mediterranei nella loro essenzialità ricca di piccole sorprese, di particolari aggraziati: botteghe artigianali, imposte colorate, decorazioni murali con materiali di recupero, fiori.
Dettagli dei dettagli.
Scorci che sembrano creati ad arte, come cartoline, come quadri.


Altri quadri si creano casualmente, mentre ci si aggira fra le viuzze, che, di domenica pomeriggio, sono vive ma non affollate.
Una bici appoggiata ad un muro.
I panni stesi sulla balconata di ferro di una casetta minuscola.
Un uomo seduto sui gradini dell'ingresso con l'aria pensierosa.
Un gatto che inarca la schiena pigro e festoso in un cortile, come un cenno di intesa, un saluto amichevole. Se vuoi, umano, sono accarezzabile.
Altri dettagli.


I dettagli di Polignano sono una puccia con le cime di rapa e il caciocavallo che mangio su un tavolino di plastica nascosto sotto un arco, in un localino semplice, con tovaglioli di carta e posate usa e getta.
La puccia si colora di olio, giallo, sfumato di verde per le verdure. Ha un sapore deciso, ricco, calcato.
"Signorina, è triste?" mi apostrofa il negoziante.
Gli altri tavolini sono ormai vuoti, lui sta in bilico sulla soglia, con le mani intrecciate dietro la schiena dondolandosi sui talloni. Credo abbia voglia di fare conversazione.
Io non troppa.
"No, non direi" taglio corto.
"Ah. Beh, sa, chiedevo. Non c'è nulla di male ad essere tristi, ogni tanto. Io lo sono spesso, anche senza motivo".
"Capisco. Io però non sono triste, stavo solo pensando" ribadisco, cortese.
"Eh, ma è proprio a pensare troppo che si finisce per essere tristi".
Dettagli, a loro modo, anche questi.


Poi ci sono dettagli che non sono casuali, che svelano l'essenza, che ti portano inaspettatamente dritto al cuore - come un sipario che si apre e svela per un'istante, contemporaneamente, sia il palcoscenico principale che ciò che si cela dietro alle quinte.
L'essenza di Polignano è l'abisso.
Lo strapiombo sul mare.
La scogliera dritta, bianca, implacabile - e, sotto, il blu.
Increspato, misterioso, profondo.
Un attimo prima sei fra i vicoli, al sicuro fra le loro pietre bianco dorate, a raccogliere angoli graziosi come se fossero conchiglie sulla spiaggia, a raccontarteli come se fossero aneddoti simpatici - e poi, all'improvviso, i vicoli si aprono, si fanno terrazza, si fanno precipizio.
La familiarità finisce, comincia il mare.


Il mare non è una zona di comfort.
Il mare non si controlla.
Si pensa di conoscerlo, ma ha delle profondità insondabili.
Il mare ben si accompagna allo strapiombo - perché quando ci si butta è sempre un salto, è sempre un atto di coraggio, una sfida.
Non è solo l'abisso al fondo della scogliera - quello è appena l'inizio. C'è ancora un altro abisso, più giù. Più sconosciuto, più insondabile.
Una volta che lo si sfiora è come una chimera, non ti abbandona. Vuoi conoscerlo, ti tormenta.
Il mare, come l'abisso, come il mistero: spaventa ma attrae.
Per questo c'è sempre vento sulla terrazza.
Sconvolge, ma ti sembra di volare.


Forse lo pensava anche Domenico Modugno - forse il suo successo più celebre l'ha scritto proprio ispirandosi a questo: alla sensazione che hai stando qui, sulla scogliera a picco, sospeso fra la terraferma e il mare - fra il contingente ed un abisso di possibilità, fra ciò che sei e ciò che vorresti essere.
E ciò che potresti essere.
Dipingerti anche tu di blu come il mare e il cielo.
Diventare ciò che sogni. Diventare parte del tuo sogno.


Più giù, in basso, la scogliera fa un'ansa - e in mezzo si accoccola una spiaggia.
I due bracci del promontorio la proteggono, o forse la nascondono.
O forse nulla di tutto ciò.
Semplicemente non la si vede subito.
Il mare sembra inarrivabile, dall'alto. Sembra che, per potercisi immergere, sia necessario fare per forza un grande, rischioso salto.
E invece no - basta scendere verso la spiaggia.
Da qui il mare sembra meno sferzante, meno insondabile e spietato. Eppure è sempre lo stesso. Mantiene, sempre intatto, il suo fascino. Semplicemente è diventato vicino - non è più un sogno impossibile e lontano.
E' diventato possibile.
E' o non è meraviglioso?

Meraviglioso...
Ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso?
Meraviglioso...
Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto
Ti hanno inventato il mare...
(Domenico Modugno)

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