A Malta ci sono stata lo scorso febbraio - non il mese ideale per intingersi nelle acque smeraldine e trasparenti della Laguna Blu, ma il periodo perfetto per poterla visitare in lungo e in largo senza troppe masse turistiche alle calcagna.
Malta è piccina, ha un raggio di appena 20 km - che praticamente era la distanza che percorrevo quotidianamente due volte al giorno quando ancora vivevo nel mio ridente paesello della bassa Val di Susa e studiavo/lavoravo a Torino. Un'inezia, dunque. Ma con un concentrato di storia, preistoria, cultura, architettura e natura da far impallidire nazioni ben più grandi e roboanti.
Malta è qualcosa di diverso da qualsiasi altra cosa vista prima - e mi piace quando posso scrivere questa frase di qualche posto, perché del resto è proprio questo il motivo per cui si viaggia: scoprire qualcosa di completamente diverso da ciò a cui si è abituati.
Però, anche, riuscire a trovare qualcosa di simile, dei punti di contatto in cui potersi rispecchiare, qualche parola in comune fra linguaggi diversi per riuscire a capirsi - e Malta, guardandola meglio, forse è come sarebbe stata la Sicilia, ma una Sicilia con influenze mediorientali ancora più accentuate, se fosse stata dominata dal Regno Unito.
O forse no. Forse Sicilia, mondo islamico e impero britannico si sono sì incontrati su questa minuscola isola al fondo del Mediterraneo - ma hanno dato vita a qualcosa di unico, in cui le loro varie influenze sono sì distinguibili, ma che è qualcosa di più che la semplice somma delle singole parti.
Un po' come un figlio non è solo la ricombinazione cromosomica del DNA dei due genitori, ma ha personalità e tratti caratteriali unici e imprescindibili - così, allo stesso modo, anche Malta è semplicemente Malta.
La Valletta è la nostra base per esplorare l'isola ed il mio primo impatto con questo piccolo ed interessante staterello.
E' anche la sua capitale, come le reminescenze scolastiche e Wikipedia ci ricordano. Una capitale lillipuziana, che si esplora in poche ore, fatta di splendori un po' trascurati - oppure di trascuratezze splendide: alla fine tutto è solo questione del punto di vista da cui lo si vuole guardare.
Valletta è fatta di diversi livelli di pietra color sabbia, che si accatastano davanti al mare: a vederla dalla riva opposta somiglia quasi ad un alveare coricato, dominato dalla cupola imponente del suo Duomo di San Giovanni. Sembra quasi un sogno, a guardarla da lontano col mare di mezzo, una specie di labirinto leggendario.
Valletta è fatta di scalinate dai gradini larghi e bassi, si sale e si scende e si esplora il labirinto. E' fatta di edifici di pietre giallognole e calde come la sabbia, altissimi, dall'aria trascurata ma saggia. Un anziano gentiluomo che non ha più voglia di prendersi cura delle apparenze ma che ha tante storie da raccontare.
E' fatta di gallarija, balconi verandati fatti di legno colorato e cesellato come un pizzo: movimentano le facciate dei palazzi come occhi curiosi, ne fanno un misto di colori che ti fa camminare con il naso all'insù. Sono come delle capsule da cui poter osservare indisturbati il mondo - o perlomeno la stretta viuzza fatta di scalini che si sovrasta. Ma anche un ritaglio di cielo azzurro più in alto.
Ci sono palazzi barocchi elegantissimi, ricchi di marmi, broccati e stucchi - voluti dagli Inglesi ma realizzati secondo lo stile siciliano.
Ci sono bastioni squadrati e volitivi, abbozzati a suo tempo dai Cavalieri dell'Ordine di San Giovanni che fondarono questa città come loro sede, e la vollero piccola ma forte, in grado di sapersi difendere. Li potenziarono poi gli inglesi, popolandoli di file di cannoni che oggi si chiamano Batteria del Saluto - e ogni giorno, per due volte, a mezzogiorno ed alle 16, vengono caricati a salve per dare a tutti il loro impetuoso "Ciao, benvenuti".
C'è, in basso, dopo una discesa stavolta fatta non di gradini ma di un pendio più dolce, rivestito di porfido, una porta d'ingresso costruita da Renzo Piano, moderna, sobria ed imponente - che contrasta, ma non stride, con tutto il resto. E' come se fosse una continuazione, come se tutto il resto fosse stato preso e rifatto, ricreato adesso, con marmi e linee decise.
In ogni strato de La Valletta c'è un pezzo della sua storia, un'era geologica sedimentata. Ci sono i suoi cromosomi metà italiani e metà mediorientali, che si riflettono anche nella lingua, un musicale, rapido mix fra la nostra e l'arabo.
E, sopra a tutto questo, ci sono i retaggi del dominio britannico. La rete di trasporti pubblici capillare ed efficiente, qualche cabina telefonica rossa in mezzo alla strada, locali di catene inglesi mescolati ai negozietti del posto.
Sono lasciti ereditari, regali di addio. Ma rimangono solo in superficie, solo al di sopra dell'anima mediterranea, italo-araba di Malta: non entrano davvero sotto pelle, non si sono amalgamati nella sua essenza - sono fatti di due consistenze troppo diverse.
Per qualche giorno ho pensato che anche la mia, di consistenza, fosse molto diversa da quella di Malta.
Poi, però, un pomeriggio sul tardi mi sono messa ad osservare i gatti.
Malta pullula di gatti, e anche la sua capitale non fa eccezione.
Le strade della sua capitale sono piene di felini, soprattutto dal manto fulvo, che dormicchiano, passeggiano con quell'andatura indolente ma decisa che solo i gatti riescono ad avere, oppure semplicemente che rimangono seduti a contemplare qualcosa. Chissà cosa contemplano i gatti. Se guardano noi umani, il mare o se invece riescono a vedere cose che noi non riusciamo a vedere.
Comunque questi gatti che girano per strada, teoricamente, nella maggior parte dei casi sarebbero abbandonati - nel senso che non appartengono a nessun umano, non hanno una casa in cui andare a dormire.
Eppure sono ben curati e nutriti: i Maltesi si prendono cura spontaneamente di loro, lasciando qua e là cucce e cibo. E questi mici sono anche socievoli, non hanno paura del contatto umano - segno che non hanno mai avuto bisogno di averne, che sono rispettati e trattati bene.
I gatti di Malta non sono abbandonati: sono liberi, che è diverso.
E allora ho preso l'abitudine di cominciare e finire tutte le mie giornate maltesi in quello che è il luogo preferito di tutti i felini di La Valletta: gli Upper Barakka Gardens.
Questi giardini sono il punto più alto della città: dalle loro arcate di pietra dorata si vede tutto - il porto, i bastioni con i cannoni, le scalinate attorniate dagli occhi curiosi dei balconi di legno, l'altro labirinto gemello di case in salita della città di Vittoriosa, dall'altra parte del porto.
Si vede il mare.
Si vede il sole che sorge e tramonta sull'acqua, sulla città, sui diversi strati, sulle sue salite e sulla sua bellezza trascurata e vivissima.
Quando vedi le cose dall'alto te ne distacchi, ma è l'unico modo per riuscire a capirle - per vederle per intero, e vedere anche quello che, nella diversità, un po' ti somiglia.
I gatti lo sanno.
E i gatti non sbagliano mai...
Quanto mi piacerebbe andare a Malta! Lo dico da tanto tempo e non ci sono ancora andata. Mi interessa molto questo mix di culture diverse, che a volte riesce a fare dei disastri, mentre altre volte vengono fuori dei risultati sorprendenti.
RispondiEliminaNon sapevo della presenza dei gatti, ma d'altra parte si sa che loro riescono sempre a trovare i posti migliori: al fresco in estate e al caldo inverno ;)
Malta è davvero molto affascinante, e ti consiglio di andarci un pochino fuori stagione per poterla girare ed assaporare meglio.
EliminaGatti ne ho visti tanti ed ovunque - e anche questo è decisamente un punto a suo favore ;)
I gatti liberi di Malta, che bella immagine! Non sapevo fosse così densamente popolata da mici, un motivo in più per visitarla (prima o poi riuscirò a visitarla anche io, me lo dico tutti gli anni).
RispondiEliminaSì, e sono tutti affettuosissimi!!
EliminaMalta è una città che ho visitato una decina di anni fa. Diversa da tutto quello che avevo visto prima, per varie ragioni, è per me indimenticabile e il tuo articolo mi ha improvvisamente trovata là. Bello.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaMalta è davvero un luogo affascinante