Novalesa è un villaggio fatto di pietra, la stessa pietra scura e solida, antica e seria, di cui sono fatte le montagne che lo circondano.
Novalesa è uno di quei borghi di montagna che paiono presepi, labirinti di pietra che nascondono storie semplici trasformate in leggende. Sembra partorito dalle vette lì attorno, una loro emanazione diretta, sbucata attraverso il verde dei pascoli e dei boschi – figlia anche di questi ultimi, plasmata da mani umane ma ispirata dall’anima potente e selvaggia della natura alpina.
Il borgo si sviluppa in salita, arrampicato sul fianco della montagna – un po’ a seguirla, un po’ a sfidarla.
C’è la Via Maestra che si dipana al centro, arteria e spina dorsale di questo microrganismo di pietra, attorno alla quale si declinano cortili, angoli ameni, scorci panoramici sul verde e la roccia.
Le case si stringono tutte lì intorno, fanno comunità, sembra che non abbiano segreti. Ti accolgono come una novità, con l’accoglienza schietta della montagna, il giusto equilibrio fra gentilezza e diffidenza.
E poi ti spingono ad esplorare il tesoro tutto attorno – quello fatto di erba e di roccia, la pelle ed il corpo delle montagne, i loro boschi silenziosi, declinati in chiaroscuro fra tutte le sfumature dell’ombra e del verde.
Le loro lacrime, fatte di gioia irruenta e rinfrescante: a Novalesa ci sono diverse cascate, alcune delle quali piuttosto alte e sempre visibili, indipendentemente dalla frequenza delle precipitazioni piovose. Le più famose si chiamano Coda di Cavallo e Fungo Magico, e sono sfruttate d’inverno per l’arrampicata sul ghiaccio e d’estate per il torrentismo. O semplicemente per goderne la frescura e la bellezza.
Ma Novalesa è soprattutto la sua abbazia.
Fondata nel 726 da un gruppo di monaci benedettini che decise di fermarsi qui, in questa conca che i monti sembrano prendere in mano e sollevare verso il cielo; durante il Medioevo divenne potente e famosa – ma per la ricchezza della sua biblioteca più che dei suoi forzieri.
Per raggiungere l’abbazia si percorre un sentiero fra i boschi – finché non la si vede comparire all’orizzonte, semplice e bellissima, fra il verde ed il cielo.
Fondata nel 726 da un gruppo di monaci benedettini che decise di fermarsi qui, in questa conca che i monti sembrano prendere in mano e sollevare verso il cielo; durante il Medioevo divenne potente e famosa – ma per la ricchezza della sua biblioteca più che dei suoi forzieri.
Per raggiungere l’abbazia si percorre un sentiero fra i boschi – finché non la si vede comparire all’orizzonte, semplice e bellissima, fra il verde ed il cielo.
È raccolta tra delle mura di cinta ed è costituita da un edificio monastico e da una chiesa abbaziale – un umile esemplare barocco ad una sola navata fatta di pietre al vivo. Il complesso abbaziale è a strati, che si intersecano e si accavallano fra loro, come un patchwork che testimonia le diverse epoche della vita dell’abbazia: ogni edificio si fa souvenir e testimone di un momento particolare, di un capitolo della lunga e ricca storia della sua esistenza.
0 comments: