Scoprire un territorio significa andare alla scoperta dei suoi tesori nascosti, avere la curiositĆ di andare oltre, di scoprire qualcosa di nuovo - con la convinzione che "meno celebre" non ĆØ assolutamente equazione immediata di "meno bello".
Anzi, spesso ĆØ proprio negli angoli nascosti che si riesce ad entrare in contatto con maggiore immediatezza con l'anima piĆ¹ autentica di un territorio - quella piĆ¹ sincera, senza trucco, senza la patina che il marketing turistico le spalma addosso per riuscire a venderla meglio. Quella che ci accoglie in abiti comodi e non con il vestito della festa, ma che in questo modo si sente maggiormente a proprio agio nell'offrirci un caffĆØ al tavolo della sua cucina e a raccontarci di sĆ©.
E il blog tour fatto a marzo con Slow Tourism nella zona rurale attorno alle pendici dell'Etna ĆØ stato decisamente all'insegna della scoperta di una Sicilia diversa, lontana dai percorsi turistici piĆ¹ battuti, ma che ha saputo mostrarci tutte le luci e le ombre della sua bellezza piĆ¹ autentica.
Eccovi #10buonimotivi per invogliare anche voi a scoprirla...
[1] Parco del Monte Ceraulo
L'escursione in questo parco ĆØ stata il nostro primo contatto con il territorio - e il modo migliore per conoscere la sua morfologia, la sua "faccia", spostandoci a piedi fra i suoi sentieri come con gli occhi si esplorano i lineamenti di qualcuno appena conosciuto.
Il bosco etneo ĆØ un habitat unico e particolare, diretta emanazione della presenza del vulcano, suo figlio e discendente: il terreno ĆØ di pietra lavica, nera e sbriciolosa, che si nasconde sotto la coltre di foglie secche cadute.
DĆ una strana sensazione calpestarla: ĆØ friabile, sdrucciolevole, pare di camminare su polistirolo solido.
La vegetazione tutt'intorno ĆØ un riassunto di sicilianitĆ , come se fosse una compilation di best of della flora dell'isola, di quella che ĆØ anche un po' ormai suo simbolo: ulivi, fichi d'india, agrumeti...
Ci sono luoghi che possono essere solo in quel preciso angolo di mondo, da nessun'altra parte - sono come una carta d'identitĆ del territorio, ma, al contrario di quanto accade con le fototessere dei documenti di noi esseri umani, viene fuori al suo meglio, esaltandone i punti migliori...
[2] Chiesa della Madonna Bambina (Mascalucia)
Questa minuscola chiesetta rurale, chiusa al pubblico per la maggior parte del tempo, ĆØ immersa nella campagna, quasi nascosta: come tutti i gioielli piccoli ma preziosi, bisogna saperla cercare - oppure la si puĆ² trovare per caso.
La sua ĆØ una storia antica, di devozione e di tradizioni locali - vive ancora oggi, fra le donne che, seguendo le orme delle loro nonne e bisnonne, portano qui a benedire le figlie neonate, oppure che richiedono una benedizione per loro stesse quando sono incinte.
L'interno ĆØ sobrio e raccolto: su una parete spicca un antico affresco con la Madonna che salva i suoi figli da fiamme - che hanno sia la valenza simbolica delle fiamme dell'Inferno, che quella tristemente reale della rabbia distruttiva dell'Etna.
[3] Santuario di Mompilieri
La sua bianca mole, imponente e barocca, domina dall'alto la piana etnea, con gli occhi di pietra rivolti verso il cielo.
Bisogna salire per arrivarci, bisogna spingersi verso l'azzurro, lasciarsi alle spalle i paesini che in basso si sfumano nel verde bruciato della campagna vulcanica.
Questo Santuario porta un nome che ĆØ un ricordo, un nastro nero a lutto - ma anche un miracolo, una speranza: il paese di Mompilieri venne completamente distrutto dalla terribile eruzione del 1669, e con esso la sua vecchia chiesa.
Il Santuario venne ricostruito dove un tempo sorgeva quest'ultimo, e, nell'800, venne fatta una scoperta che ha del miracoloso: all'interno di una grotta creatasi con la colata lavica solidificata, venne ritrovata, completamente intatta, la statua della Madonna venerata nell'antica chiesa - candida, intonsa, in contrasto con la lava nera.
La grotta ĆØ visitabile: ĆØ stata costruita una scala che scende 12 metri sotto terra, nella grotta umida, buia, gocciolante, dove ĆØ possibile vedere la nicchia in cui ĆØ stata ritrovata la statua - ed i pilastri semi distrutti della vecchia chiesa.
[4] Casa delle Farfalle
Nel Parco del Monte Serra la dottoressa Caruso ci guida alla visita di questa struttura, unica nel Sud Italia, e con solo altre tre simili su tutto il territorio nazionale.
Al momento della nostra visita le farfalle non sono presenti: per poter mantenere il ciclo di vita delle farfalle tropicali durante i mesi invernali sarebbero necessarie ingenti risorse di luce e riscaldamento - pertanto le farfalle vengono tenute solamente da fine marzo ad ottobre, e poi vengono acquistate le crisalidi direttamente dagli allevamenti locali in Asia e Sudamerica.
Visitiamo dunque la struttura vuota, che riproduce, sia a livello di microclima che di vegetazione, l'habitat naturale delle farfalle.
La visita ĆØ comunque istruttiva, perchĆ©, durante il percorso, prima di entrare nella voliera, si passa per un padiglione educativo, rivolto principalmente alle scolaresche ma interessante anche per gli adulti, in cui si impara a conoscere le diverse specie di farfalle ed il loro ciclo di vita.
Ci sono infine dei pannelli educativi, all'uscita della voliera delle farfalle siciliane, che insegnano come mantenere l'ecosistema affinchƩ le farfalle prosperino, con un occhio di riguardo alla salvaguardia dell'ambiente.
[5] Caseggiato Mannino (San Pietro Clarenza)
Questo antico caseggiato nobiliare dall'aria abbandonata e contemplativa ĆØ uno dei posti che piĆ¹ mi ha affascinata.
Sono quei posti in cui "senti" che si devono essere intrecciate miriadi di storie, di vite, di ricordi.
Ha l'aria malinconica di chi ha avuto un passato intenso, e la sua pietra rossa sa di arsura, di sole, di introspezione.
Oggi viene utilizzato dalla pro loco e dalle varie associazioni culturali locali del Comune di San Pietro Clarenza, e, girovagando fra i suoi cortili, abbiamo incontrato le artiste della Scuola di Pittura Artemisia Gentileschi, che esponevano qui i loro quadri.
[6] Cimitero Monumentale di Mascalucia
La tafofilia non ĆØ una malattia esotica, perĆ² a quanto pare ĆØ ereditaria e io ne sono affetta.
Trovo i cimiteri monumentali particolarmente affascinanti - non tanto per un certo gusto del macabro, quanto perchĆ© li considero dei veri e propri musei a cielo aperto: musei che espongono opere di artisti magari pressochĆ© ignoti, ma che, poichĆ© rappresentano il dolore ed il mistero piĆ¹ grande che l'uomo deve affrontare, hanno un'intensitĆ drammatica che raramente si percepisce altrove.
L'arte che si trova nei cimiteri appartiene al genere di bellezza che ti dĆ un pugno allo stomaco - ma che contemporaneamente ti lascia commossa ed incantata.
Ammetto di andare sempre alla ricerca di un cimitero monumentale ovunque vada, e quello di Mascalucia, per quanto piccolo, nasconde cose interessanti.
Come ad esempio una delle chiese cristiane piĆ¹ antiche d'Europa, risalente al VI secolo e costruita interamente in pietra lavica - ma purtroppo vittima di un restauro poco coscienzioso, che l'ha ricoperta di uno spesso strato di intonaco bianco, che ora sta provocando infiltrazioni e crepe da umiditĆ , dal momento che impedisce alla pietra di respirare.
[7] Azienda Agricola TrinitĆ (Mascalucia)
Villa TrinitĆ ĆØ un'azienda agricola, oggi convertita in agriturismo di charme, di proprietĆ della famiglia Bonajuto da circa 8 generazioni - e questo legame con la storia della tenuta, che si intreccia indissolubilmente con quella della famiglia, si nota nella cura e nella conservazione di tutti gli aspetti che sono testimonianza di questa storia, come l'antico palmento in cui fin dall'800 si produceva il vino etneo, oppure le saje - canali di irrigazione fuori terra che rappresentano un forte richiamo alla cultura araba che alimenta le radici della storia siciliana.
Saje |
Il parco che circonda la Villa ĆØ stato trasformato in un lussureggiante giardino botanico, ricco di tipologie di piante, in cui ĆØ un piacere girare, perdersi, esplorarne gli angoli segreti, le zone ombrose, le nicchie nascoste fra il labirinto di piante. Lasciare che ogni angolo racconti la sua storia - o provare ad immaginarla...
Oggi l'azienda agricola coltiva principalmente agrumi - limoni profumatissimi e succose arance tarocco, che Salvatore Bonajuto ci fa annusare ed assaporare.
Il limone che mi regala me lo porto a casa, per farmi accompagnare ancora qualche giorno dal profumo della Sicilia...
[8] Capomulini e Costa dei Ciclopi
Ma una visita in Sicilia non puĆ² essere completa senza vedere uno scorcio del suo mare - anche solo una striscia lontana, all'orizzonte, un istante in cui potersi riempire gli occhi di blu.
Il nostro accompagnatore Orazio ci regala questa veloce fuga verso l'azzurro, portandoci a Capomulini, frazione di Acireale che appartiene alla Costa dei Ciclopi.
E per qualche minuto passeggiamo lungo il molo, fra i blocchi neri di pietra lavica e le barche di legno variopinte ferme in secca: il blu brilla di felicitĆ , baciato dal sole, il cielo ed il mare si abbracciano e si confondono - e all'orizzonte ci sono i faraglioni che la leggenda vuole essere stati scagliati in acqua da Polifemo, nel tentativo rabbioso di colpire quell'Ulisse/Nessuno che lo aveva derubato e reso cieco.
E cosƬ, ancora una volta, mi lascio stupire, mi piace lasciarmi catturare - dalla magia del mare, senza chiedermi perchƩ...
[9] Eremo di Sant'Anna (Aci San Filippo)
Il candore di questo edificio sacro, sobrio ma imponente, si erge su una collina da dove, con lo sguardo, ĆØ possibile abbracciare tutta la Costa dei Ciclopi: alle spalle c'ĆØ l'Etna, gigante imbronciato e sonnacchioso, e di fronte il mare, sfumato verso l'infinito.
Le bellezze architettoniche di questa chiesa, oggi convento di suore carmelitane, sono costituite dalla pavimentazione in ceramica di Caltagirone e dal giardino mediterraneo del chiostro - ma forse la sua bellezza maggiore sta proprio qui, nella sua posizione, nell'orizzonte che abbraccia e che contiene tutta l'anima della Sicilia catanese, nel suo silenzio contemplativo.
PerchƩ, quando hai di fronte tutto questo, le parole sono di troppo...
[10] Trecastagni
Tres Castaneae, ovvero territorio in cui sorgevano tre grossi castagni? Oppure Tres Casti Agni, ovvero i tre casti agnelli, in riferimento ai santi martiri Alfio, Cirino e Filadelfo, patroni del paese? O ancora Tria Castra, dalla presenza di tre accampamenti militari?
L'etimologia del nome di questo paesino inerpicato in alto sulle pendici etnee ĆØ incerta, ma nulla toglie al fascino antico, alla decadenza rustica che pare uscita dalla penna di Verga, che si respira aggirandosi per i suoi vicoletti in salita, dove ci si ritrova sempre a raggiungere qualche chiesetta, bianca e barocca, che veglia sulle case sottostanti.
Trecastagni ĆØ un simbolo in miniatura - della Sicilia piĆ¹ autentica e genuina, fatta di devozione, di scuri chiusi, di piazzette che fungono da luogo di aggregazione, di colori e profumi mediterranei.
anche io sono affetta da quella cosa lƬ dei cimiteri ;P
RispondiElimina:D
RispondiEliminaAh ah, vedo con piacere che siamo in tante!! ;)