Se vi dico " Torino " e vi dico " mangiare " che cosa vi viene in mente? A parte i gianduiotti, ovviamente. E i grissi...

5 posti alternativi per mangiare a Torino 5 posti alternativi per mangiare a Torino

5 posti alternativi per mangiare a Torino

5 posti alternativi per mangiare a Torino

Se vi dico "Torino" e vi dico "mangiare" che cosa vi viene in mente?
A parte i gianduiotti, ovviamente.
E i grissini. Che magari possono andare bene per accompagnare i gianduiotti.
Ma non si può vivere di soli grissini & gianduiotti - anche se non sarebbe affatto una cattiva idea.
Non so, magari vi viene in mente la bagna cauda?
La bagna cauda ha un pregio: è in grado di testimoniare al mondo quanto siamo coraggiosi noi della stirpe sabauda - molto più di quanto possa fare Pietro Micca.
E' un piatto talmente coraggioso che di solito si cerca di mangiarlo di sabato in modo tale da potersi poi chiudere in casa tutta la domenica per smaltire l'alitosi prima di essere nuovamente costretti ad interagire con il mondo. Questo perché ha dentro tanto di quell'aglio che di sicuro tutti i detrattori di Twilight saprebbero che uso farne.
Ma oggi non sono qui per parlare di bagna cauda, né di altre tipicità della gastronomia piemontese. Sono qui per farvi conoscere una Torino mangereccia piuttosto alternativa e diversa, adatta a stuzzicare anche i palati un po' annoiati dalla tradizione - o comunque sempre curiosi di sperimentare qualcosa di nuovo.



Quindi, se siete in vena di...

1) ... una pausa fuori dal tempo
[Olsen (via Sant'Agostino 4b)]
Di Olsen vi ho già parlato, ma non mi stancherò mai di farlo.
E' stato una scoperta casuale e fortunata fatta ai tempi dell'università e da allora ne sono cliente fedele.
Da Olsen ci si arriva svoltando in una viuzza traversa di via Garibaldi, una delle vie dello shopping torinesi - e la sensazione è davvero quella di lasciarsi un attimo alle spalle la fretta e la gente, per rifugiarsi in un angolino fuori dal tempo, intimo ed accogliente.
L'atmosfera è a metà strada fra una tea room in stile Vecchia Inghilterra ed un bistrot provenzale shabby-chic: le pareti sono tinteggiate in colori caldi, sedie e tavolini sono in ferro battuto, sulle mensole ci sono merletti e scatole di latta, alle pareti sono appese riproduzioni di quadri dell'impressionismo francese. Insomma, l'atmosfera ideale per una bella fetta di torta.
E le torte di Olsen sono qualcosa di proverbiale.
Sia dolci che salate, cambiano sempre e sono prodotte artigianalmente da loro, con prodotti freschi e biologici.
Far Breton, Canelé vaniglia & fiori d'arancio, clafoutis pesche & amaretti, Sachertorte al cioccolato bianco, crostata di rabarbaro... e la lista è potenzialmente infinita.
Personalmente non ne ho una preferita: ogni volta ho sempre l'imbarazzo della scelta, per cui mi piace cambiare - ma non sono mai rimasta delusa!

Olsen


2) ... un tocco di gotico
[La Casa del Demone (via San Domenico 3/b)]
Il mio primo approccio con questo locale è stato caratterizzato da una sorta di telefono senza fili: me ne ha parlato mio cugino, che lo aveva chiamato "Tana del Demone", e quando l'ho proposto alla mia migliore amica lei ha capito "La tana del lemure" - la qual cosa ci suscita ancora un sacco di risate che sminuiscono un po' il suo fascino noir, facendocelo sembrare più vicino alla Famiglia Addams che non ad un affascinante vampiro di Polidori.
Ma, lasciando da parte questo nostro improprio approccio satirico, questo locale ha davvero uno charme gotico degno della penna di Bram Stoker.
Si può scegliere se cenare nella Sala Conte oppure nella Sala Nosferatu (e il nome di quest'ultima mi ha fatto capire che la prima non era dedicata all'allora allenatore della Juve), e in entrambe domina l'oscurità, il colore nero smorzato solo da qualche luce rossastra.
Alle pareti sono appesi ritratti del Conte (sempre Vlad Tepes, non Antonio) e fotografie in bianco & nero che si trasformano in zombie urlanti. Ci sono cripte con scheletri impalati ed i tavoli sono a forma di bara.
Il menù è a base di... carne, ovviamente: il Demone è di fatto un ottimo ristorante argentino, ma i nomi dei piatti e dei cocktail serviti sono coerenti con la sua atmosfera spooky.
Si può scegliere fra pozioni malvagie, misture mefitiche e preparati infernali - tutti dannatamente buoni!

La tana del lemur... ops! La Casa del Demone


3) ... sfatare un pregiudizio
[La Deutsche Vita (via Stampatori 10)]
...come ad esempio quello che la cucina tedesca sia pesante e monotona.
E' proprio questa la sfida di Claudia e Sabine, tedesche di nascita e torinesi d'adozione, che hanno aperto questo bel posticino accogliente in pieno centro, con l'obiettivo di far conoscere ai palati italici le bontà della terra teutonica.
E, per quanto mi riguarda, ci sono riuscite pienamente!
Le pietanze sono esposte in una vetrinetta, e la loro vista stimola ancora di più l'appetito: verrebbe voglia di provarle tutte, e per fortuna ci sono i piatti degustazione (in cui si possono scegliere fino a 5 assaggi diversi) che vengono incontro a questo sfizio.
Il tutto unito alla gentilezza squisita delle proprietarie, che sanno spiegare e raccontare ogni pietanza, facendo aumentare la curiosità ancora di più.
E il locale funziona anche da gastronomia, per riprovare a casa quello che più vi è rimasto a cuore di questo angoletto sabaudo di Germania.

La Deutsche Vita


4) ... sentirvi contradditori
[M** Bun (corso Siccardi 8/A)]
I due asterischi nel titolo non sono per celare una parolaccia: l'intenzione originale era quella di battezzarlo "Mac Bun" - idea geniale che non solo nasconde la parafrasi della catena di fast food di cui questo locale vorrebbe diventare l'antitesi, ma che è anche una locuzione in dialetto piemontese che significa "Solo cose buone".
Il "Mac" più famoso però gli ha fatto causa per violazione del copyright, e da questo derivano gli asterischi, che somigliano un po' ad una piccola cicatrice di guerra. E, del resto, come diceva Oscar Wilde "O bene o male l'importante è che si parli di me": se una causa per plagio ha fatto conoscere Albano negli Usa, è facile immaginare che questa vertenza legale abbia fatto più bene che male a questo originale fast food slow.
Un fast food slow non è solo un ossimoro, ma è un locale che propone gli stessi cibi che si possono trovare nei fast food (quelli che gli han fatto causa), ma realizzandoli esclusivamente con prodotti dei presidi slow food locali, freschi e senza conservanti.
Persino la Coca Cola è sostituita con la torinesissima Mole Cola.
La qualità del cibo si sente, e, per chi sa il dialetto piemontese, c'è anche il valore aggiunto di trovare i nomi delle portate parecchio divertenti. Un esempio? C'è un panino che si chiama "Gaute mac da suta", che significa "Levati solo di mezzo": è super imbottito di cipolla, capite perché!

M** Bun


5) ... fare i salutisti con gusto
[Soup & Go (via San Dalmazzo 8/a)]
Mi piacciono i locali che non sono solo dei posti in cui mangiare, ma che diventano delle vere e proprie piccole oasi in cui ritemprare il corpo e lo spirito.
Soup & Go è nel cuore del centro storico, nelle viette che si diramano da via Garibaldi come capillari che partono dalla vena principale, ed entrando nel suo cortile ci si dimentica di essere in città: c'è l'atmosfera rilassata e famigliare di una trattoria di campagna, che è anche un luogo per ritrovarsi, prima ancora che per riempire lo stomaco.
In realtà il cibo viene proposto con la modalità pratica e veloce del self-service, ma l'obiettivo non è tanto quello di adeguarsi ai ritmi frenetici che fanno del mangiare solo una mera necessità priva di piacere, quanto quello di trasformare il pasto in qualcosa di allegro e diverso, come se fosse un pic-nic al chiuso.
I piatti che compongono il menù del locale sono votati al credo di un'alimentazione sana e bilanciata ma saporita, e, ovviamente, come suggerisce il suo nome, a farla da regine sono le zuppe.
Zuppe fatte con gli ingredienti più disparati e provenienti da tutto il mondo, servite in maniera molto alternativa dentro un barattolo da conserva: si va dall'acquacotta della Maremma all'aloo matar indiana, passando per una bisque di crostacei francese, una clam chowder del New England, e molto altro - un vero e proprio giro del globo attraverso le zuppe.
Io ho provato la moqueca, una zuppa brasiliana con latte di cocco, merluzzo e peperoni: particolare e sfiziosa!

Soup & Go

4 commenti:

  1. Io voto assolutamente la 3! E' un posto dove si mangia benissimo davvero.
    Mi ispira molto Soup&go, lo devo provare.

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    1. vero!! Mi ispirava già da tempo e quando finalmente sono riuscita a provarlo mi ha convinta appieno.
      Soup&Go è fantastico, e offrono zuppe diverse tutti i giorni!

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  2. Proverei anch'io la 3. Come ex frequentatore della cucina teutonica ho una certa nostalgia.
    Alberto 7

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    1. Vedo che la Deutsche Vita riscuote molto successo! Provvederemo allora...

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