Io appartengo a questo club di nostalgici, che si raduna virtualmente bevendo té di fronte ad un caminetto acceso.
Sono così vintage che, se non fosse poco pratico per la vita di tutti i giorni, me ne andrei in giro vestita in crinoline e con i guanti di pizzo, facendo i miei viaggi in carrozza e redigendo il mio blog con piuma d'oca e calamaio.
Sono così vintage che casa mia pullula di diari, plichi di fotografie e scatole colme di biglietti e ricordi - ovviamente sistemate all'interno di mobili in stile shabby chic.
E, quindi, sono così vintage che non potevo non aderire all'iniziativa di Monica di Alla ricerca di Shambala che consiste nel raccontare #unviaggiovintage.
Quale viaggio scegliere - beh, è stata una scelta facile.
Anche perché, oltretutto, questo è il post numero 100 del blog, e non potevo non dedicarlo a Lei.
E poi, se vogliamo, è anche San Valentino, e a me piace sempre ricordare che l'amore ha tante forme. Si può amare una persona, un'idea, qualcosa che si fa. E si può anche amare un luogo.
Un luogo dove ti senti a casa anche se non è casa tua. O, forse, un luogo che ti fa sentire più che a casa. Un luogo che ti fa scoprire aspetti di te che a casa restano silenziosi, in disparte a fare tappezzeria, un po' incompresi come Einstein quando prendeva 2 di matematica.
Un luogo che riesce a parlare ad una parte di te diversa, non necessariamente migliore, ma a suo modo speciale. Che la fa sentire viva come la tessera di un puzzle che si incastra in mezzo alle altre.
Per me questo luogo è Londra.
E' un luogo in cui torno quando posso, ogni anno. E' un luogo di cui ormai ho perso il conto delle volte in cui l'ho visitato - e ciò nonostante riesce a sorprendermi ogni volta, ogni volta mi fa partire con la voglia di tornarci il prima possibile.
Questo è il racconto di come ci siamo conosciute io & Lei, nel lontano 1998...
Sono passati tanti anni, ne avevo quasi la metà di quanti ne ho adesso.
Ne avevo 18 - e, a ripensarci, a parte qualche chilo e rughetta in meno, e parecchia insicurezza in più, forse ero più o meno uguale ad adesso.
O forse no, ero diversissima.
Detestavo farmi fotografare, passavo le mie giornate a scrivere e le vacanze a Rimini.
Quindi quasi uguale.
E molto diversa.
Londra per me era un posto molto lontano che mi sembrava però di conoscere. Era nei miei libri d'inglese a scuola e nei racconti della mia migliore amica delle medie. Sapevo a memoria i suoi monumenti più famosi, e per me, nella mia fantasia, Londra era rossa: rossa come le cabine del telefono e le buche delle lettere, come le giubbe delle Guardie della Regina e come il cerchio del simbolo della metropolitana.
Nella vecchia guida De Agostini di mio papà ci sono ancora le carte d'imbarco dei nostri voli Lufthansa e l'indirizzo dell'albergo scarabocchiato: era un hotel vecchio stile dalle parti di Kensington, con la moquette imbottita ed i letti a baldacchino.
Mia mamma lo aveva trovato vecchio e sporco; io meraviglioso.
Mi ricordo che si faceva colazione in un seminterrato con le travi a vista e le panche in legno massiccio come un vecchio pub. C'era una ragazza italiana che faceva la cameriera.
I miei ricordi sono particolari molto nitidi che emergono da uno sfondo sfumato - particolari in rosso che spiccano sullo sfondo grigio della città.
E' sempre dei particolari che ci si innamora.
Mi ricordo Hyde Park, con il suo verde maestoso che emergeva da un velo cotonato di nebbia argentea.
Mi ricordo gli stucchi ed i broccati dei corridoi di Buckingham Palace. I corvi con le ali mozze della Torre. Il giro in cab nella storia della città al Madame Tussaud's. Gli scoiattoli. Il memoriale funebre di Diana & Dodi da Harrods. Il self-service lungo l'Embankment dove andavamo a pranzare.
Il primo approccio gastronomico con Londra, lo ammetto, non è stato esaltante.
I miei genitori hanno optato per tutto il viaggio per la rassicurante certezza dei ristoranti italiani - e le svariate versioni di lasagne rivedute e corrette a seconda dell'influenza della cucina nazionale del cuoco (che ovviamente non era italiano, ma nemmeno inglese) non rientrano esattamente fra i miei primi ricordi londinesi più gradevoli.
Avrei scoperto solo successivamente i ricchi sandwich di Marks&Spencer, la cucina indiana e le pies di carne nei pub. E anche gli scones con la marmellata, la chocolate fudge cake e i Millie's cookies.
Mi esaltava, invece, la metropolitana.
Mi piaceva studiarne gli incroci e le coincidenze, escogitare di volta in volta il percorso più rapido per raggiungere le mete da visitare.
La mappa della Tube è poi diventata una delle mie icone preferite di Londra. E' come se fosse una sua radiografia, fatta non di ossa ma di vene colorate che scorrono sotto la sua pelle, di legamenti spigolosi che la tengono insieme: ogni fermata è un punto nevralgico, un nervo, un organo. Un nome che è una storia, un'immagine.
Le sue scale mobili ripide e veloci. I suoi cunicoli ricoperti di piastrelle di ceramica bianca. Le pareti tappezzate di locandine di musical. L'odore di polvere e di sottosuolo.
Please mind the gap between the train and the platform.
Mind the gap.
E' quello che mi sforzo di fare ogni volta che ritorno, quando la distanza che sento fra l'Italia e Lei mi sembra incolmabile.
Visto che le regole lo prevedono: eccomi! E' l'unica foto mia che ho di questo viaggio |
Che altro?
I taxi neri, le cancellate nere e bombate. Le scritte Look left e Look right sui marciapiedi.
Il Big Ben che si specchia nel Tamigi al tramonto. Il suono dei suoi rintocchi.
E' cominciata così, con la mia sensazione di sentirmi proiettata dentro i miei libri: una sensazione che lascia spazio ad un veloce corrugarsi della fronte, e poi ad un sorriso "Io ti conosco, ti ho già vista da qualche parte... Sui miei libri di scuola, sì, ma non è solo quello...".
E' cominciata così.
E non è ancora finita...
ciao Serena, colpita e affondata, non potevo immaginare fossi "vintage ma così vintage" da sentirti chiamata in causa :-D mi piacciono molto i racconti dove i luoghi sono vissuti attraverso i dettagli, perchè i dettagli ti danno qualcosa in più, e su questo la tua Londra è davvero una fonte di particolari tutti da gustare. Quel "mind the gap" ha chiamato anche me, tardi, tardissimo, solo quest'anno dopo mille altri giri e questo Capodanno l'ho passato per una settimana proprio a Londra. Di sicuro la sensazione è di una infinita matrioska, da un lato la consapevolezza che bisogna tornare perchè 1 volta sola non vedi niente, dall'altro la curiosità di scoprire le altre sorprese dentro, come una città che ne contiene altre mille.
RispondiEliminaGrazie mille per aver partecipato e condiviso la tua seconda casa con noi :-) Monica
Grazie Monica!!
EliminaIo amo i dettagli, perché i dettagli sono sempre diversi per ciascuno di noi, dipendono dallo sguardo che scegliamo di dare alle cose - e quindi è attraverso i dettagli che riusciamo a costruire una storia diversa per ciascuno di noi, una storia unica, la nostra storia.
Ti invidio un po' per aver visitato Londra a Capodanno: io l'ho sempre solo vista in primavera ed estate, ma durante il periodo invernale/natalizio deve avere un fascino unico.
Grazie a te per la bella iniziativa, a presto!!
è proprio vero che l'erba del vicino è sempre più verde :-D io ho subito pensato che mi piacerebbe tornare in primavera/estate per godermi con mia figlia gli spazi verdi meravigliosi che ci sono! a presto
Eliminaah sì, per quello è una bella occasione! E poi ci sono anche tante attività / posti da vedere che ai bambini piacciono un sacco, quindi per lei potrebbe essere molto interessante :-)
EliminaChe bello!
RispondiEliminaCapisco quando dici che in una città diversa ti senti a casa, a me capita con Barcellona, quando posso ci scappo.
Londra l'ho conosciuta poco ma raccontata da te mi ha fatto venire voglia di tornarci.
Ciao
Norma
ah, ma Barcellona piace tanto anche a me!! Ci sono stata una volta sola ma l'ho adorata: i suoi colori, la sua energia, i suoi angoli intimi e nascosti... stupenda!!
Elimina"Londra: la città dove tutto nasce e niente muore"...non ricordo chi l'abbia detto ma è proprio così. Io ho avuto la fortuna di vederla per la prima volta nel 1969 (avevo 5 anni) e da allora non l'ho più lasciata. Come te (e a volte insieme a te) ci torno almeno una volta all'anno e non me ne stanco mai. Quella che ho vissuto da bambina era la Londra dei Beatles (si sarebbe sciolti un anno dopo), una Londra hippie dove in Hyde Park giravano ragazze con le gonne maxi e ragazzi con cappelli e cappottoni lunghi. Mi ricordo ancora di un ragazzo che girava con due scimmiette e una macchina fotografica che fermò me e i miei genitori a Kensington chiedendoci se eravamo interessati ad una foto con le scimmiette! Mi scattò una foto (in bianco e nero) che poi ci inviò per posta senza volere un penny!!!! Altri tempi...decisamente vintage.... Ora ci si sarebbe scattati un selfie e l'avremmo subito postato su Facebook. Poi ho subito il fascino del punk fine anni '70 e negli anni '80 mi stupivano tutte le ragazze inglesi che andavano in giro con la gonna senza calze (e le gambe blu dal freddo) e il taglio di capelli "alla Lady Diana" e così via. Ma la cosa pazzesca è che tutto questo lo trovi ancora! I punk e gli hippie a Camden Town, le ragazze che imitano il look della Principessa Kate (o addirittura le signore della mia età ANCORA quello di Lady Diana) magari nei sobborghi di Richmond o Islinton. Londra per i nostalgici come noi, per i curiosi, per i cosmopoliti, per gli annoiati (là non ci si annoia mai), per le famiglie, per i gay, per i single... per TUTTI. Insomma Londra è una città per tutte le stagioni. Ginger Cat
RispondiEliminagrazie mia cara per aver condiviso qui i tuoi ricordi londinesi!
EliminaE' proprio vero che è una città dove tutto nasce e niente muore: tutto si sedimenta a strati come le ere geologiche e concorre a rimodellare il profilo di questa stupefacente città, che si modifica ma che rimane sempre fedele a se stessa.
Non vedo l'ora di un'altra esplorazione in tua compagnia :)