La prima volta che ho
visitato Vienna, anni fa, la colonnina di mercurio del termometro superava
abbondantemente i 40° C.
Giuro.
Era il mio compleanno ed
avevo tutte le intenzioni di festeggiarlo con una fetta autentica originale doc
di torta Sacher, ma le temperature mi avevano tolto ogni desiderio di
cioccolato. Il che equivale un po' a dire che Winnie the Pooh non abbia più voglia
di mangiare miele, o che Bugs Bunny schifi le carote.
Quindi tutto detto.
Quello che mi ricordo di
Vienna pertanto sono solo gli alberi (dove ci rifugiavamo disperatamente nella
vana speranza di trovare un po' di refrigerio), i gelati (che costituivano la
nostra esclusiva fonte di nutrimento) e l'odore di cacca di cavallo (che l'afa
aveva amplificato, dandomi l'impressione che, dalla zona dello Stefansdom, dove
i calessini portano romanticamente in giro i turisti, si fosse appiccicosamente
diffuso in tutta la città).
Ma come - ho continuato a
ripetermi per anni - Vienna, caspiterina!!
Sissi, il valzer, il bel
Danubio blu, il bacio di Klimt, l'atmosfera ottocentesca, l'architettura
austera ed elegante, le stradine acciottolate...
Billy Joel ci ha persino
dedicato una canzone, suvvia!!
Non è possibile che la
mia associazione primaria rimanga la cacca di cavallo.
Dovrò pur darle una
seconda chance.
No, non intendevo *questi* cavalli... |
Ed ecco che finalmente
l'occasione è giunta.
Una spedizione di 13
amiche pazze, che pareva quasi una gita scolastica fuori tempo massimo, alla
scoperta di una Vienna anche un po' alternativa, guidate dall'
"indigena" locale White Cat, un po' come Re Artù con i suoi Cavalieri
della Tavola Rotonda.
[Volevo dire come gli
Apostoli, ma non voglio suonare blasfema e soprattutto non voglio investirla di
responsabilità eccessive, anche se fortunamente lei i 33 anni li ha già
superati indenne]
E stavolta sì - Vienna
non era più arrossata e sfatta dal calore, ed è riuscita a mostrarmi la sua
figura elegante, la sua anima elegante e nobile.
Evviva le seconde chance!!! |
Ma di Schonnbrunn, del Duomo di Santo Stefano, dei palazzi imperiali, del Prater e di tutte le altre location più "classiche" parleremo un'altra volta.
Il riscatto di Vienna ai miei occhi è passato non solo attraverso la conferma dei suoi volti più classici, di quell'immagine mentale fatta di crinoline, barocco e musica classica che forse un po' tutti hanno, ma anche e soprattutto alcune sfaccettature un po' diverse ed alternative che mi hanno fatto scoprire lati diversi del suo carattere.
E sono proprio queste che voglio condividere con voi.
Eccovi quindi 8 cose diverse dal solito da fare in quel di Vienna:
[1] Assaggiare una
Viennese (o, per gli amici, Schnitzel)
Giustamente, la Viennese
a Vienna non si chiama Viennese.
A Vienna qualunque cosa è
viennese, quindi non potete andare in un ristorante e dire "Voglio una
Viennese", se no vi risponderanno che avete sbagliato genere di locale,
oppure la cameriera penserà che ci stiate provando.
Ciò mi ricorda una mia
professoressa all'università che non aveva timore di esprimere pubblicamente le
sue pulsioni ormonali più fameliche, e diceva sempre che, quando andava al bar
ad ordinare un marocchino, sperava sempre che le portassero un aitante
maghrebino.
Ma via, non perdiamoci in
digressioni che non centrano un tubo come al solito.
Quello che volevo dire è
che a Vienna la cosiddetta viennese si chiama Schnitzel.
La foto non rende giustizia alla sua maestosità... |
Per chi non lo sapesse
sarebbe una bistecca impanata molto grande e sottile: una milanese passata
sotto uno schiacciasassi, ecco.
E ora che mi ci fate
pensare, a Milano in realtà la milanese si chiama sempre milanese. Quindi cancellate
tutto il discorso di cui sopra. Vabbè.
Comunque, quando dico
"molto grande", intendo proprio "molto MOLTO grande".
White Cat ci ha portate a
nutrirci di Schnitzel in un posticino adorabile, che si chiama Schloss
Concordia e sembra una baita di montagna, ma in piena città. E sembra anche
uscito da un'altra epoca, con i grandi specchi patinati, i lampadari a
candelabro, le luci soffuse e questa patina un po' d'antan. Un'ambientazione da
film, per qualche storia un po' sturm und drang.
Beh, comunque, dicevamo
della Schnitzel.
Qua non te la portano in
un piatto, te la portano in un vassoio - un vassoio che si potrebbe usare per
servire tartine ad un ricevimento di nozze, o che potrebbe essere utilizzato
come pista da pattinaggio per un intero villaggio di Puffi, giusto per rendere
l'idea delle dimensioni.
Di fatto la bistecca ne
occupava "solo" metà, il resto era popolato dall'abbondante contorno
(giustamente proporzionato) - ma si tratta comunque di porzioni pantagrueliche.
Nonostante il mio stomaco
riesca spesso e volentieri a trasformarsi in un pozzo petrolifero (colpa di un
trauma infantile causato dall'andare a scuola dalle suore, che ti punivano se
avanzavi il cibo perché "i bambini dell'Africa muoiono di fame"), non
sono riuscita a finirla.
Probabilmente sono pochi
i coraggiosi che ci riescono, perché il ristorante offre di impacchettare gli
avanzi in una doggy bag.
Quindi potenzialmente ci
si può sfamare di Schnitzel per una settimana!
[Schloss Concordia,
Simmeringer Hauptstraße 283, 1110 Wien]
[2] Cenare allo Schutzhaus am
Predigtstuhl ammirando la città dall'alto al tramonto
E parliamo sempre di
cibo, che in fin dei conti fa parte delle gioie del viaggiare.
Così come la dieta fa
parte delle necessità del ritorno - ma, come si dice, è meglio soffrire per
aver amato che non aver amato mai.
E io ho amato questa
piccola ed accogliente gasthaus sulla collina attorno a Vienna, situata in una
zona verde, tranquilla e residenziale.
Per raggiungerla con i
mezzi pubblici si finisce per fare una bella camminata, che non solo serve a
favorire la digestione dei lauti piatti con cui ci si rimpinza, ma permette
anche di godere, ad un certo punto, di un bel panorama di Vienna dall'alto.
L'ambiente è molto
rustico e famigliare, ed il mio gulasch di funghi con knodel gigante era
delicato e delizioso.
[Schutzhaus am
Predigtstuhl, Oberwiedenstrasse 34, 1170 Wien]
[3] Meravigliarsi fra le case popolari dell'Hundertwasserhaus
Se vi dico "case
popolari" che cosa vi viene in mente?
Solitamente gli
architetti che le progettano non hanno modo di concedere troppo spazio alla
fantasia, e, anche per contenere i costi, optano solitamente per strutture
molto basilari e sobrie. Di sicuro non edifici che si possano suggerire come
meta turistica.
Ma qui a Vienna, nel
quartiere di Landstrasse, c'è una coloratissima e particolarissima eccezione.
Il complesso
Hundertwasserhaus in realtà non è sottacqua, come potrebbe venire in mente a chi sa il tedesco in maniera molto approssimativa come me,
ma deve il suo nome all'omonimo ed originale architetto che, negli anni '70, ha
deciso di arricchire l'edilizia popolare di un tocco diverso.
Però, in effetti, vagare
per gli edifici multicolori, cangianti dall'azzurro cobalto, al blu oltremare,
con qualche stralcio di giallo oro, dà davvero l'impressione di trovarsi in una
città sottomarina, una specie di Atlantide sommersa nel cuore della Vecchia
Europa.
La superficie ingobbita
da saliscendi collinosi della strada pedonale ricorda il moto delle onde,
oppure i fondali marini.
Visto verso l'ora del
tramonto acquista un'aura ancora più affascinante, perché la dolcezza dei raggi
dorati che il sole ha a quell'ora conferisce agli edifici una luce più intensa,
e fa brillare i motivi a specchio che ne decorano le facciate come se si
trattasse veramente della superficie del mare baciata dal sole.
E poi - ehi, sorpresa!
C'è un piccolo pezzo di
Londra anche qui.
E dunque non poteva non
restarmi nel cuore...
[Hundertwasserhaus,
Kegelgasse 36-38, 1030 Wien]
[4] Fingere di essere in spiaggia al Museumquartier
Il Quartiere dei Musei
concentra alcuni dei musei cittadini più importanti e prestigiosi.
Il Museo di Architettura,
la Galleria Leopold (secondo me il più interessante, popolato da opere di
Schiele, Klimt e Kokoschka), il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea (che
include lavori di Warhol, Picasso e Lichtenstein) e il museo ZOOM per bambini
sono tutti qui comodamente riuniti, a pochi passi l'uno dall'altro.
Ma è anche un luogo di
aggregazione e relax - prima, dopo o in alternativa alla visita ai musei.
Il piazzale che li
riunisce, circondandoli, è arioso e pulito, e, in una bella giornata di sole, è
piacevolissimo sostarci per un po' - coricandosi sui giganteschi lettini di
plastica blu, o sorseggiando sulle sdraio un cocktail preso alla MQ Kantine.
Ci si sente quasi in spiaggia.
Manca solo il mare
all'orizzonte, forse...
Ma con tutta la bellezza
e l'eleganza dei migliori esempi dell'architettura viennese tutto intorno,
quasi non se ne sente la mancanza.
[MuseumQuartier,
Museumsplatz 1, 1070 Wien]
[5] Goticheggiare un po' allo Zentralfriedhof
Ho sempre considerato i
cimiteri monumentali alla stregua di veri e propri musei all'aria aperta.
Quello di Vienna non ha
il fascino decadente del Pere Lachaise o di Highgate, ma ha una sua
personalissima eleganza cupa e drammatica, come un valzer danzato indossando
solo abiti da lutto di velluto nero.
Tra dame velate,
fanciulle con ali così fragili che non si sa bene se siano angeli o fate, e
giovani donne piegate dal dolore delle lacrime, le tombe più celebri sono
dedicate al mondo della musica.
Beethoven, Schubert,
Strauss e Brahms qui riposano vicini, e, ad immaginare un dialogo fra loro,
chissà che cosa si direbbero. O forse userebbero solo le note musicali.
[Zentralfriedhof, Simmeringer
Hauptstraße 234, 1110 Wien]
[6] Rifarsi gli occhi e le papille da Demel
Dopo esserci rimpinzati
di Schnitzel e gulasch non possiamo certo tralasciare il dessert, giusto?
E se dico
"dessert" a Vienna immagino che la prima cosa che vi venga in mente
sia un'overdose di cioccolato sotto forma di Sachertorte, giusto??
Quindi suppongo che
vogliate, visto che ci siete, assaggiare proprio proprio quella originale doc,
e dunque dirigervi verso l'omonimo Hotel Sacher - dico bene?
Beh, però dovete sapere
che le cose non sono così semplici.
All'inizio del '900 c'era
stata una battaglia legale piuttosto lunga relativa alla contesa di chi potesse
permettersi di fregiare le proprie torte al cioccolato del titolo di
"Sachertorte autentica".
Ci fu infatti un periodo
in cui l'Hotel Sacher rimane chiuso per problemi finanziari ed Eduard Sacher,
figlio del fondatore nonché inventore di quell'apoteosi di cioccolato, trovò
impiego presso la pasticceria Demel, dove apportò anche alcune modifiche alla
ricetta originaria del padre.
E pare che quella che conosciamo
noi oggi sia proprio la ricetta perfezionata da Eduard, e non quella del signor
Franz.
Per cui chi avrà ragione?
Il tribunale la diede
vinta all'Hotel Sacher, ma Demel in compenso continua a vendere la sua versione
del dolce, etichettandolo come "torta di Eduard".
Comunque, una saggia
massima che faccio mia molto spesso dice che il cioccolato ti dà sempre ragione
(e non ti fa domande stupide) - quindi, lasciando stare le diatribe di
copyright, direi proprio che un giretto da Demel merita la pena farlo.
La pasticceria fu fondata
prima dell'800 e quindi è un pezzo di storia.
L'interno del negozio è
una gioia per gli occhi, e naturalmente non mi riferisco solamente agli stucchi
barocchi.
Le confezioni curate e
deliziosamente vintage rendono l'acquisto di qualche souvenir gastronomico
accattivante non solo per il palato.
Le cucine sono separate
dal negozio da vetrate trasparenti, ed osservare i mastri pasticceri all'opera
è un'esperienza sicuramente interessante.
In quanto rappresentante
del mondo felino, sentire parlare di "lingue di gatto" mi manda
sempre un po' in preallarme - va bene che sono un gatto taciturno, ma la lingua
mi serve.
Se proprio dovessi
venirne privata, però, almeno mi consolerebbe sapere che sarebbe
metaforicamente servita per creare un biscotto così squisito - che in più,
rispetto alla nostra versione italica, è rivestito in copertura da un sottile
strato di cioccolato fondente.
[Demel, Kohlmarkt 14, 1010 Wien]
[7] Far felice Enzo Miccio alla Kunsthaus Wien
Un altro museo d'arte, da
non confondere con quelli sopracitati nel Museumquartier.
Questo si trova accanto
all'Hundertwasserhaus, e non solo ne condivide lo stile architettonico creativo
e colorato, ma ospita esclusivamente le opere del suo creatore, l'architetto ed
artista Friedensreich Hundertwasser.
Fino al 5 ottobre il
Museo ospita anche la mostra temporanea "SHOEting stars" dedicata
alle scarpe nell'arte e nel design.
Se vi è mai capitato di
vedere, sulle riviste che sbirciate quando andate dal parrucchiere, oppure
direttamente alle sfilate di moda, scarpe a forma di Piramide di Cheope, o di
spazzolone del gabinetto, e vi siete chiesti che uso possano avere, oltre a
comparire nei video di Lady Gaga, ebbene, questa mostra è una risposta.
E se, come me, siete la
nemesi di Enzo Miccio, perché il tacco più alto che avete mai indossato è la
comoda suola rialzata della vostra scarpa da running, ed avete sempre nutrito
una segreta ammirazione per le vostre colleghe che riescono a deambulare con
un'andatura financo aggraziata in vertiginosi stiletti da 15, allora potete
provare la divertente "Stiletto Challenge", proposta come attività
interattiva - ovviamente a rischio e pericolo delle vostre caviglie.
Potete scegliere il tacco
omicida che più vi aggrada (o meglio, quello che trovate a disposizione nel vostro
numero), e poi percorrere i percorsi segnati sul pavimento.
Ah, facile - direte voi.
Ah, facile - dico
anch'io, e con assoluta non-chalance mi sfilo le sneakers e frugo fra le
meravigliose calzature che manderebbero in brodo di giuggiole qualsiasi donna
normale (e quindi non me), in cerca del mio numero.
L'unico 38 rimasto è
rappresentato da un paio di decollete color fragola con un po' di plateau (eh,
guardare "Ma come ti vesti?" qualche termine tecnico te lo inculca) e
- ommioddio - saranno almeno 18 centimetri!!
Come è umanamente
possibile riuscire a deambulare su questi cosi?? Sono mica un trampoliere!
Dovrebbero permettere di usarle solo previo rilascio di brevetto!!
Provo ad ergermi in piedi
e il mio baricentro si sente altamente confuso.
Ondeggio ed annaspo.
Santa Cleopatra. Altro
che "tacco omicida", questo è un tacco suicida!
Ecco, l'equilibrio adesso
l'ho trovato.
Il problema sta nell'innescare la deambulazione, adesso.
Mi sono scordata di
specificare che anche il pavimento del Museo è come quello di tutto il
quartiere di Hundertwasserhaus. Gibboso.
Attenzione pericolo
cunette, non attraversare con trampoli se privi di brevetto.
Sì, Enzo Miccio, non fare
quella faccia.
E qualcuno mi offra
gentilmente il braccio, grazie.
Va beh, mi dispiace ma la
Stiletto Challenge per me finisce vergognosamente qua.
So che Enzo & Carla
non sarebbero per nulla fieri di me, ma le caviglie mi servono - almeno ancora
fino alla fine della vacanza.
[Kunsthaus Wien, Untere Weißgerberstraße
13, 1030 Wien]
[8] Freytag & Berndt
Shop
Ecco, se una "donna
normale" va in brodo di giuggiole di fronte ad un negozio di scarpe, io
invece ho la stessa reazione nelle librerie.
Vedi, in fin dei conti la
solidarietà femminile si manifesta anche nel confermare gli stereotipi: cambia
solo l'argomento, ma in ogni caso sono sempre i negozi a farci perdere il lume
della ragione.
La libreria in questione,
poi, me lo fa perdere doppiamente perché è totalmente ed interamente dedicata
ai viaggi.
Mappe, cartine, guide
turistiche, itinerari, libri fotografici...
Il Paese dei Balocchi del
viaggiatore libromane, insomma.
E quindi mio e di Anto di
We12travel, con la quale ho vagato felice e beata per questi meravigliosi
scaffali stipati di idee per prossime destinazioni - o perlomeno per prossimi
sogni ad occhi aperti.
La libreria è davvero molto
ricca e ben fornita, e molte delle guide sono anche disponibili in inglese.
[Freytag & Berndt,
Wallnerstraße 3, 1010 Wien]
Hihihi... questo post con la foto dei "cavalli" me l'ero persa! A Vienna ci andrei subito per l'architettura e l'arte, e poi mi hai fatto venire fame con tutte queste prelibatezze!
RispondiEliminaSì, Vienna è proprio bella e non posso che consigliartela... ma occhio alle temperature ;)
EliminaPenso che il Museo di Arte Moderna ti piacerebbe.
La cucina era molto ricca ed abbondante... ma anche parecchio buona, sì!!