ottobre 02, 2014
Il Galles è la terra del Dragone Rosso, è la terra di Merlino e Re Artù, è la terra di miti e leggende, di druidi maghi e di re eroi. E...
Betws-y-Coed e la Foresta di Gwydyr: la vera anima del Galles
Betws-y-Coed e la Foresta di Gwydyr: la vera anima del Galles
Betws-y-Coed e la Foresta di Gwydyr: la vera anima del Galles
Il Galles è la terra del Dragone Rosso, è la terra di Merlino e Re Artù, è la terra di miti e leggende, di druidi maghi e di re eroi.
E' una terra carica di storie leggendarie, dove non si sa bene se il soprannaturale serviva come metafora di quello che accadeva realmente, o se è quello che è accaduto realmente ad essersi poi trasformato in soprannaturale.
Queste storie si sono tramandate oralmente, di padre in figlio, scivolando attraverso una generazione dopo l'altra, senza mai fermarsi nemmeno di fronte all'avvento del Cristianesimo, ma semplicemente cambiando cappello ai protagonisti: non più druidi ma santi, senza più draghi da combattere ma con il Maligno come avversario.
Perché non sono solo storie, sono connesse all'identità di questo Paese.
Sono connesse al verde delle sue valli, alla morbidezza delle sue colline, all'ombra dei suoi boschi. Allo scorrere dell'acqua ed allo sbocciare delle campanule.
Quando si è circondati da tanta bellezza non è difficile credere che la magia esista...
Betws-y-Coed è uno di quei posti dove finisci per esserne pressoché convinta.
Betws-y-Coed, anche se ha un nome che a prima vista pare quasi impronunciabile (ma è più facile del previsto: Betus-i-Coìd), è una delle località di villeggiatura più celebri dello Snowdonia Park, un verdissimo cuore pulsante nel Nord del Galles fatto di montagne e di natura selvaggia ma dolce.
Questo paesino è considerato una delle porte di accesso principali al parco, ed accoglie i turisti con casette di pietra scura e alcune confortevoli caffetterie dove prendere il tè o pranzare con un sontuoso Welsh Rarebit (un crostone di pane con sopra un trionfo di formaggio fuso).
Ma la magia di Betws-y-Coed sta a due passi dal suo piccolo centro abitato, dove immediatamente ci si trova immersi nell'incantevole Foresta di Gwydyr.
Il cielo è plumbeo, gli alberi che ci circondano hanno l'aria di essere molto antichi e molto saggi, di aver visto molte cose, e, magari, di aver respirato quella magia di cui da queste parti ancora si parla.
O forse sono essi stessi parte della magia, dell'incantesimo della natura, che consiste nel creare posti come questo, dove ci si riesce a sentire in pace e al tempo stesso assetati di vita, desiderosi di proseguire, di andare avanti, di non fermarsi.
Questi alberi hanno dita lunghe e nodose proprio come i druidi, la loro corteccia è spessa e squamosa come la pelle di un drago, e come un folletto indossano un abito verde, fatto di muschio soffice, morbido come i capelli di una fata.
Le loro radici si attorcigliano come le spire di un serpente, contorte come un indovinello, sbucano fuori dal terreno come un guerriero ribelle - e chissà quali tesori nascondono fra le loro invalicabili dita protettrici.
Questi alberi sono inequivocabilmente vivi - ma non vivi come lo sono tutti gli altri alberi.
Sembra che da un momento all'altro debbano prendere la parola, muoversi verso di te, sfiorarti una spalla con un ramo e raccontarti il segreto che custodiscono.
Oppure che ti vogliano lanciare un incantesimo per farti perdere, per non lasciarti più uscire dalla foresta.
E forse, in effetti, è così, perché io da questa foresta non vorrei più uscirci.
L'erba è verdissima e il terreno su cui cresce è soffice e torboso.
E' punteggiata di campanule blu e di ginestre gialle.
Le rocce si mimetizzano ricoprendosi di muschio, e non si capisce se sono pietre spinte via dal torrente o gobbe del terreno. O qualche folletto che tenta di passare inosservato...
Il torrente scorre gorgogliando e le sue acque nere e spumose sono accarezzate dai rami degli alberi che si chinano verso di esso, in un idillio fra ninfe di fiume e vecchi druidi.
C'è qualcosa di primordiale, di atavico tutto intorno, ma non di ostile.
La Foresta è silenziosa e riservata, persa nei suoi pensieri, ma regala sorrisi gentili a chi la viene a trovare.
L'uomo è il benvenuto nel suo mistero, se lo rispetta, se impara a sentirsi in armonia con esso.
E qui, in effetti, sembra più facile cominciare a concepire il concetto di magia come lo intendevano i Celti, che ne avevano fatto il fulcro della loro Antica Religione: la magia non è fatta di trucchi da prestigiatore o conigli nel cilindro; la magia in realtà è il flusso incessante di energia che scorre nella natura, che la rende così bella, così viva...
E' una terra carica di storie leggendarie, dove non si sa bene se il soprannaturale serviva come metafora di quello che accadeva realmente, o se è quello che è accaduto realmente ad essersi poi trasformato in soprannaturale.
Queste storie si sono tramandate oralmente, di padre in figlio, scivolando attraverso una generazione dopo l'altra, senza mai fermarsi nemmeno di fronte all'avvento del Cristianesimo, ma semplicemente cambiando cappello ai protagonisti: non più druidi ma santi, senza più draghi da combattere ma con il Maligno come avversario.
Perché non sono solo storie, sono connesse all'identità di questo Paese.
Sono connesse al verde delle sue valli, alla morbidezza delle sue colline, all'ombra dei suoi boschi. Allo scorrere dell'acqua ed allo sbocciare delle campanule.
Quando si è circondati da tanta bellezza non è difficile credere che la magia esista...
Betws-y-Coed è uno di quei posti dove finisci per esserne pressoché convinta.
Betws-y-Coed, anche se ha un nome che a prima vista pare quasi impronunciabile (ma è più facile del previsto: Betus-i-Coìd), è una delle località di villeggiatura più celebri dello Snowdonia Park, un verdissimo cuore pulsante nel Nord del Galles fatto di montagne e di natura selvaggia ma dolce.
Questo paesino è considerato una delle porte di accesso principali al parco, ed accoglie i turisti con casette di pietra scura e alcune confortevoli caffetterie dove prendere il tè o pranzare con un sontuoso Welsh Rarebit (un crostone di pane con sopra un trionfo di formaggio fuso).
Ma la magia di Betws-y-Coed sta a due passi dal suo piccolo centro abitato, dove immediatamente ci si trova immersi nell'incantevole Foresta di Gwydyr.
Il cielo è plumbeo, gli alberi che ci circondano hanno l'aria di essere molto antichi e molto saggi, di aver visto molte cose, e, magari, di aver respirato quella magia di cui da queste parti ancora si parla.
O forse sono essi stessi parte della magia, dell'incantesimo della natura, che consiste nel creare posti come questo, dove ci si riesce a sentire in pace e al tempo stesso assetati di vita, desiderosi di proseguire, di andare avanti, di non fermarsi.
Questi alberi hanno dita lunghe e nodose proprio come i druidi, la loro corteccia è spessa e squamosa come la pelle di un drago, e come un folletto indossano un abito verde, fatto di muschio soffice, morbido come i capelli di una fata.
Le loro radici si attorcigliano come le spire di un serpente, contorte come un indovinello, sbucano fuori dal terreno come un guerriero ribelle - e chissà quali tesori nascondono fra le loro invalicabili dita protettrici.
Questi alberi sono inequivocabilmente vivi - ma non vivi come lo sono tutti gli altri alberi.
Sembra che da un momento all'altro debbano prendere la parola, muoversi verso di te, sfiorarti una spalla con un ramo e raccontarti il segreto che custodiscono.
Oppure che ti vogliano lanciare un incantesimo per farti perdere, per non lasciarti più uscire dalla foresta.
E forse, in effetti, è così, perché io da questa foresta non vorrei più uscirci.
L'erba è verdissima e il terreno su cui cresce è soffice e torboso.
E' punteggiata di campanule blu e di ginestre gialle.
Le rocce si mimetizzano ricoprendosi di muschio, e non si capisce se sono pietre spinte via dal torrente o gobbe del terreno. O qualche folletto che tenta di passare inosservato...
Il torrente scorre gorgogliando e le sue acque nere e spumose sono accarezzate dai rami degli alberi che si chinano verso di esso, in un idillio fra ninfe di fiume e vecchi druidi.
C'è qualcosa di primordiale, di atavico tutto intorno, ma non di ostile.
La Foresta è silenziosa e riservata, persa nei suoi pensieri, ma regala sorrisi gentili a chi la viene a trovare.
L'uomo è il benvenuto nel suo mistero, se lo rispetta, se impara a sentirsi in armonia con esso.
E qui, in effetti, sembra più facile cominciare a concepire il concetto di magia come lo intendevano i Celti, che ne avevano fatto il fulcro della loro Antica Religione: la magia non è fatta di trucchi da prestigiatore o conigli nel cilindro; la magia in realtà è il flusso incessante di energia che scorre nella natura, che la rende così bella, così viva...
About author: Serena Chiarle
Analitica come stile di vita, e data scientist di professione. Introversa e fiera di esserlo, ho come arma preferita il sarcasmo. Viaggio spesso con il pensiero e ogni tanto anche dal vivo. Leggo per legittima difesa e scrivo con premeditazione di reato - oppure per evitare di commetterne. Bevo vino rosso, caffé senza zucchero, parlo con i gatti e fotografo tramonti. Amo le contraddizioni perché è così che funziona.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
La magia di questa foresta oltre che dalle tue parole si trasmette con le tue foto! Compliments ;-)
RispondiEliminaSto sognando a occhi aperti, complimenti per le foto e per aver scelto questa meta di viaggio! Buona serata :-) !
RispondiEliminaGrazie!!
Elimina