Le domeniche di settembre sono fatte per cercare cose belle. Sono fatte per il sole caldo - non più caldo come prima, come pochi giorni ...

Barolo e le domeniche di settembre Barolo e le domeniche di settembre

Barolo e le domeniche di settembre

Barolo e le domeniche di settembre


Le domeniche di settembre sono fatte per cercare cose belle.
Sono fatte per il sole caldo - non più caldo come prima, come pochi giorni fa: "Menomale", dici, si gira meglio. Però quasi non te lo ricordi più com'era il "troppo" caldo, come ti soffocava, come ti appiccicava - e non vuoi ammetterlo, però un po' ti dispiace. E non vuoi ancora aggiungere uno strato di vestiti.
Ancora vuoi un po' di illusione, finché puoi.
Le domeniche di settembre sono fatte per crogiolarsi in questo sole, in questa illusione che sia ancora estate.
Le domeniche di settembre sono fatte per girare - non troppo lontano, non troppo vicino. Per scoprire qualcosa di nuovo ma non troppo: forse solo una declinazione diversa di quello che già conosciamo, di qualcosa che, in un modo o nell'altro, sentiamo un po' nostro - oppure, semplicemente, un punto di vista diverso.
Le domeniche di settembre sono per andare nelle Langhe - a scivolare dolcemente fra le colline verdi, baciate dal viola dei frutti delle viti e dall'oro pallido del sole timido ma prorompente di inizio autunno.




Le domeniche di settembre sono fatte per i paesini arroccati in cima alle piccole alture tondeggianti di questo angolo di Piemonte, tutti con un campanile e, a volte, con un castello.


Le domeniche di settembre sono fatte per i piatti della tradizione, per i peperoni, e la bagna cauda, e le acciughe, e l'insalata russa con il tonno, per i funghi porcini e i ravioli del plin con burro e salvia, per i tajarin con il ragù di salsiccia, per il brasato e i formaggi con la cugnà. Tutti quei sapori forti e semplici che hai assaggiato fin da quando ancora non serbi memoria di averlo fatto, che hai assaggiato talmente tante volte che non te lo ricordi nemmeno più - ma che continueresti a mangiare ancora ed ancora: perché sanno di casa, perché sanno di una parte di te che è quella che ti ritrovi in eredità senza nemmeno rendertene conto, un'eredità che ti tiene ancorata qui, e che a volte è un piombo che non ti lascia volare via, a volte è una radice che ti dice a cosa appartieni.


Le domeniche di settembre sono fatte per il vino rosso, sangue di questa terra, sangue forte, che non mente. Scuro e nobile, di una nobiltà rustica, contadina, silenziosa e dallo sguardo intenso.
Ti guardi attorno, e capisci perché qui il vino è così buono: fra queste colline, questo verde, questo silenzio che parla, questo cielo che ti abbraccia, questa bellezza dotata di anima, non potrebbe essere altrimenti.


Il Barolo è il re dei vini piemontesi, oro rosso sublime il cui regno si trova in uno di questi paesini spuntati sulle colline, sfumati dall'ocra al mattone, con le stradine di pavé che salgono tortuose tutto attorno, e ovunque vai un angolo lo trovi dove la vista si buca e ti lascia vedere il verde, le vigne, che sembrano non finire più, che sembra non esistere niente altro.


Barolo è pura Langa.
E' pura Langa mentre ci arrivi scendendo dalle curve a gomito delle colline circostanti e la vedi da lontano, simile a tutti gli altri, ma con qualcosa in più.
Il mio primo pensiero, camminando fra le stradine di Barolo, è che non sembrava nemmeno di essere in Italia per quanto è curata, pulita e ben tenuta. Di posti belli in Italia ce ne sono un'infinità, ma che siano anche mantenuti con cura ed amore, purtroppo, ce ne sono pochissimi.


Barolo ha edifici color pastello, stradine in salita, gerani alle finestre, enoteche dall'aria saggia e vissuta, turisti da tutto il mondo che passeggiano per i suoi vicoli con un calice in mano e l'aria incantata ed un castello in cima, che abbraccia tutto il panorama e che ospita il Museo del Vino.


Le domeniche di settembre sono fatte per questo.
Per la lentezza, per vagare senza meta. Per aprire gli occhi e vedere quello che c'è. Per rinchiudere i pensieri a casa fino a lunedì. Per dimenticarsi perché si è arrabbiati o perché si ha paura. Per ricordarsi chi si è e da dove si viene. Per guardare in faccia la propria terra e dirglielo, una volta tanto, quanto è bella.
Per amare l'estate adesso che se ne sta andando via.
Per guardare lontano dai bastioni del Castello di Barolo e vedere solo colline verdi...


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